Ilva, Bondi «licenzia» l'avvocato dei Riva
MIMMO MAZZA
TARANTO - Nelle prossime ore all’avvocato Franco Perli, amministrativista dell’Ilva, potrebbe essere revocato l’incarico. Ci sta pensando seriamente, stando a quanto trapela da fonti aziendali, il commissario governativo Enrico Bondi, chiamato a gestire l’azienda siderurgica il 4 giugno scorso dal governo Letta dopo il mancato adeguamento degli impianti e sessanta giorni dopo che era stata la stessa famiglia Riva a nominarlo amministratore delegato.
L’avvocato Perli sarebbe reo di aver depositato una memoria al Tar di Lecce, come rivelato ieri dalla «Gazzetta», molto critica - per usare un eufemismo - nei confronti degli enti locali ed in particolare di Regione Puglia e Arpa, trascinando così nella bufera anche la gestione commissariale per conto della quale il legale si sta battendo davanti ai giudici amministrativi contro alcuni provvedimenti sulle bonifiche del territorio di Taranto emanati alla fine del 2008 dal Ministero dell’Ambiente e vedi coinvolti i Comune di Taranto e Statte, la Provincia di Taranto, la Regione Puglia e il commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, l’Arpa, l’Ispra, l’Asl, presidenza del Consiglio e ben cinque ministeri.
Perli è destinatario di una richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura di Taranto che lo accusa di aver fatto parte di una associazione a delinquere, guidata dalla famiglia Riva, finalizzata alla commissione di diversi reati tra i quali il disastro ambientale doloso, l’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, l’avvelenamento di sostanze alimentare, la corruzione, il falso e l’abuso d’ufficio. Contestazioni dalle quali l’avvocato si difenderà, assieme agli altri 51 imputati, a partire dal prossimo 19 giugno, dinanzi al giudice per l’udienza preliminare Vilma Gilli.
I contenuti della memoria, al centro di una udienza che si svolgerà dinanzi al Tar di Lecce il 5 giugno, hanno provocato una serie di piccate reazioni, la prima delle quali porta la firma del governatore Nichi Vendola che ha scritto al premier Matteo Renzi, sollecitandolo a intervenire nei confronti del commissario Bondi, chiamato evidentemente ad agire in nome e per conto di chi lo ha nominato e non della proprietà. Ieri mattina è stato il co-portavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, consigliere comunale a Taranto, a scrivere a Renzi, chiedendo le dimissioni di Bondi. «Quello che ha fatto Bondi - ha scritto Bonelli - è doppiamente vergognoso: primo perché presenta ricorsi come faceva la famiglia Riva, secondo perchè affida un incarico legale a chi è sottoposto ad una richiesta di rinvio a giudizio per associazione a delinquere per il disastro ambientale e sanitario di Taranto, cioè l’avvocato Perli».
Nella memoria in questione, d’altronde, sono presenti elementi che da anni contraddistinguono le difese processuali dell’Ilva e della famiglia Riva. Perli, tra l’altro, scrive che «da un lato le amministrazioni e gli enti locali pretendono correttamente che Ilva realizzi gli interventi per adeguare lo stabilimento e dall’altro articolano una campagna dilatoria e vessatoria nei confronti di Ilva, perché solo apparentemente si invoca la tutela dell’ambiente. In realtà, oggettivamente, si estende il business dell’ambiente o, addirittura, si persegue la finalità inibitoria di qualsiasi attività industriale».
Nel mirino del legale finisce così il Comune di Taranto, reo di aver chiesto un risarcimento per danni patrimoniali e non per oltre 3 miliardi di euro nei confronti dell’Ilva, «costretta - sostiene l’avvocato - a ricorrere al Tar anche per dimostrare la infondatezza degli atti amministrativi di cui è stata destinataria in relazione alle pretese risarcitorie che oggi le vengono opposte». Un teorema di difficile dimostrazione quanto sicuramente legittimo, come qualsiasi teorema difensivo. Ma ora Bondi dovrà spiegare se lo condivide, confermando l’incarico all’avvocato Perli e andando allo scontro totale con gli enti locali e perfino contro il governo che lo ha nominato visto che il giudizio al Tar di Lecce è anche e soprattutto contro il ministero dell’Ambiente e la presidenza del Consiglio, o meno.
TARANTO - Nelle prossime ore all’avvocato Franco Perli, amministrativista dell’Ilva, potrebbe essere revocato l’incarico. Ci sta pensando seriamente, stando a quanto trapela da fonti aziendali, il commissario governativo Enrico Bondi, chiamato a gestire l’azienda siderurgica il 4 giugno scorso dal governo Letta dopo il mancato adeguamento degli impianti e sessanta giorni dopo che era stata la stessa famiglia Riva a nominarlo amministratore delegato.
L’avvocato Perli sarebbe reo di aver depositato una memoria al Tar di Lecce, come rivelato ieri dalla «Gazzetta», molto critica - per usare un eufemismo - nei confronti degli enti locali ed in particolare di Regione Puglia e Arpa, trascinando così nella bufera anche la gestione commissariale per conto della quale il legale si sta battendo davanti ai giudici amministrativi contro alcuni provvedimenti sulle bonifiche del territorio di Taranto emanati alla fine del 2008 dal Ministero dell’Ambiente e vedi coinvolti i Comune di Taranto e Statte, la Provincia di Taranto, la Regione Puglia e il commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, l’Arpa, l’Ispra, l’Asl, presidenza del Consiglio e ben cinque ministeri.
Perli è destinatario di una richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura di Taranto che lo accusa di aver fatto parte di una associazione a delinquere, guidata dalla famiglia Riva, finalizzata alla commissione di diversi reati tra i quali il disastro ambientale doloso, l’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, l’avvelenamento di sostanze alimentare, la corruzione, il falso e l’abuso d’ufficio. Contestazioni dalle quali l’avvocato si difenderà, assieme agli altri 51 imputati, a partire dal prossimo 19 giugno, dinanzi al giudice per l’udienza preliminare Vilma Gilli.
I contenuti della memoria, al centro di una udienza che si svolgerà dinanzi al Tar di Lecce il 5 giugno, hanno provocato una serie di piccate reazioni, la prima delle quali porta la firma del governatore Nichi Vendola che ha scritto al premier Matteo Renzi, sollecitandolo a intervenire nei confronti del commissario Bondi, chiamato evidentemente ad agire in nome e per conto di chi lo ha nominato e non della proprietà. Ieri mattina è stato il co-portavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, consigliere comunale a Taranto, a scrivere a Renzi, chiedendo le dimissioni di Bondi. «Quello che ha fatto Bondi - ha scritto Bonelli - è doppiamente vergognoso: primo perché presenta ricorsi come faceva la famiglia Riva, secondo perchè affida un incarico legale a chi è sottoposto ad una richiesta di rinvio a giudizio per associazione a delinquere per il disastro ambientale e sanitario di Taranto, cioè l’avvocato Perli».
Nella memoria in questione, d’altronde, sono presenti elementi che da anni contraddistinguono le difese processuali dell’Ilva e della famiglia Riva. Perli, tra l’altro, scrive che «da un lato le amministrazioni e gli enti locali pretendono correttamente che Ilva realizzi gli interventi per adeguare lo stabilimento e dall’altro articolano una campagna dilatoria e vessatoria nei confronti di Ilva, perché solo apparentemente si invoca la tutela dell’ambiente. In realtà, oggettivamente, si estende il business dell’ambiente o, addirittura, si persegue la finalità inibitoria di qualsiasi attività industriale».
Nel mirino del legale finisce così il Comune di Taranto, reo di aver chiesto un risarcimento per danni patrimoniali e non per oltre 3 miliardi di euro nei confronti dell’Ilva, «costretta - sostiene l’avvocato - a ricorrere al Tar anche per dimostrare la infondatezza degli atti amministrativi di cui è stata destinataria in relazione alle pretese risarcitorie che oggi le vengono opposte». Un teorema di difficile dimostrazione quanto sicuramente legittimo, come qualsiasi teorema difensivo. Ma ora Bondi dovrà spiegare se lo condivide, confermando l’incarico all’avvocato Perli e andando allo scontro totale con gli enti locali e perfino contro il governo che lo ha nominato visto che il giudizio al Tar di Lecce è anche e soprattutto contro il ministero dell’Ambiente e la presidenza del Consiglio, o meno.
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