sabato 24 maggio 2014

Ilva Taranto, morti amianto condannati 28 ex dirigenti Italsider prima - Ilva oggi


TARANTO – Nella fabbrica in cui lavoravano a contatto con l’amianto hanno trovato la morte. Per 28 operai dell’Ilva (31 i casi esaminati) il giudice monocratico di Taranto, Simone Orazio, ha riconosciuto il nesso di causalità tra il decesso e l’esposizione al pericoloso cancerogeno. In un arco temporale che abbraccia quasi quarant'anni, i lavoratori hanno dunque inalato le micidiali fibre dell’asbesto, contraendo il mesotelioma pleurico. Sono 27, invece, gli ex dirigenti dell’Italsider pubblica e dell’Ilva privata condannati per disastro ambientale e omicidio colposo plurimo a pene comprese tra i 9 anni e mezzo e i 4 anni di carcere.

Nel corso del dibattimento, durato due anni, sono state ascoltate decine di testimoni che hanno descritto le condizioni in cui si svolgevano le attività industriali nel siderurgico tarantino. Sono stati interrogati lavoratori, medici e tecnici, acquisiti fascicoli e atti per decine di migliaia di pagine.
La pena più alta, 9 anni e mezzo di reclusione, è stata inflitta a all’ex direttore dell’Italsider Sergio Noce, di San Michele di Pagana (Genova). A seguire 9 anni e due mesi ad Attilio Angelini, 9 anni a Giambattista Spallanzani e Girolamo Morsillo, 8 anni e sei mesi a Giovanni Gambardella, Giovanni Gillerio, Massimo Consolini, Aldo Bolognini e Piero Nardi. Quest’ultimo, commissario straordinario di Lucchini Piombino, è indicato tra i manager in lizza per sostituire Enrico Bondi al timone dell’Ilva. Ha avuto 8 anni di reclusione Giorgio Zappa, ex direttore generale di Finmeccanica, mentre è stato dichiarato il non doversi procedere per l’ex patron dell’Ilva Emilio Riva, morto il 30 aprile scorso. Suo figlio Fabio Riva e l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso sono stati condannati a 6 anni.

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