Gli ultimi giorni tornano a far
esplodere in maniera clamorosa la vicenda Ilva, mettendo in
discussione lavoro e salario degli operai dello stabilimento, mentre
siamo già ben oltre per quanto riguarda le imprese dell'indotto.
Dalle notizie stampa, che andrebbero
commentate una ad una, un dato a noi sembra certo: i padroni
dell'acciaio vogliono scendere in campo al fianco di Riva per
prendersi nella mani lo stabilimento, procedere a ristrutturazione e
tagli per ridurre i costi e salvaguardare i profitti, presenti,
passati e futuri. E questo lo vogliono fare, ricattando lo stesso
governo e mettendo in mora di fatto le Aie e le bonifiche.
Quindi i padroni dell'acciaio sono e
restano i nemici principali in questa fabbrica e tornano a fare il
gioco sporco di cercare di raccogliere sindacati e operai al loro
fianco alimentando i ricatti.
Gli operai non devono assolutamente
cadere in questa nuova spirale, peraltro accesa dal venire al dunque
dei processi, quello sull'amianto che si conclude domani e la “madre
di tutti i processi” quello del 19 giugno.
Noi torniamo a dire forte e chiaro ai
lavoratori che la lotta per difendere lavoro e salute si fa contro i
padroni e non con i padroni, contro i sindacati al servizio dei
padroni e non coi sindacati al servizio dei padroni.
Noi rifiuteremo qualsiasi iniziativa
promossa da chiunque che vada in direzione opposta a questa linea e
ai reali interessi degli operai.
MA QUESTO NON VUOL DIRE CHE GLI OPERAI
SE NE DEVONO STARE FERMI, affidarsi a Bondi come parti del sindacato
dicono, affidarsi a questo Stato e a questo governo come altri
dicono, affidarsi alla Magistratura come sostiene il mondo
dell'ambientalismo.
Sono vie perdenti e disastrose! Lo Slai
cobas da tempo ne sostiene un'altra, quella della lotta di operai e
masse popolari della città, attraverso il blocco della fabbrica e
della città, per rivendicare nell'emergenza un 'decreto operaio' che
sancisca anche per legge:
- che nessun operaio dell'Ilva e
dell'indotto venga licenziato,
- che il salario sia garantito anche
attraverso il pieno utilizzo dei lavoratori nelle operazioni di
bonifica e ambientalizzazione della fabbrica,
- che la sicurezza e le condizioni di
lavoro vengano garantite anche in una situazione complessa come
quella attuale di produzione e ambientalizzazione, attraverso un
rafforzamento dei poteri di controllo in fabbrica con una postazione
ispettiva permanente, con una modifica e un aumento dei poteri degli
RLS liberamente eletti fuori dalle liste sindacali,
- che venga presa una misura di emergenza
di prepensionamento massiccio dei lavoratori connessa sia alla
condizione siderurgica sia alla tutela della salute in una situazione
già documentata che richiede comunque una minore permanenza degli
operai sugli impianti e degli anni di permanenza degli operai nello
stabilimento: riduzione di orario a parità di paga e 20/25 anni
bastano sono la risposta urgente e necessaria alla situazione.
Sul piano cittadino gli operai devono
essere i primi a rivendicare l'effettiva bonifica del quartiere
Tamburi, del cimitero e di tutte le parti del territorio seriamente
danneggiate. I soldi messi sono pochi e i lavori sono a zero. Ci
vogliono molti più soldi, presi dai Riva e integrati dallo Stato; ci
vogliono tempi più rapidi che richiedono la messa al lavoro di
almeno un migliaio di disoccupati per unire bonifiche e lavoro.
Ripetiamo, questa è una battaglia
comune di operai e cittadini che va collegata alle iniziative già in
corso del rischio sanitario e dell'emergenza salute attivate dal
Comitato liberi e pensanti.
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