TARANTO - "L'ultima decisione della magistratura
svizzera è l'ennesima doccia fredda nella vicenda Ilva e apre scenari
drammaticamente imprevedibili in merito alla possibilità che lo
stabilimento siderurgico di Taranto possa essere effettivamente reso
compatibile con l'ambiente e la salute dei tarantini oltre che per la
sua stessa sopravvivenza".
Lo sottolinea Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, dopo il
no del Tribunale penale federale di Bellinzona al rientro in Italia dei
fondi sequestrati ai Riva. "La mancanza di una strategia, come dimostra
- aggiunge Franco - l'assenza a tutt'oggi di un piano industriale, e
l'affidarsi ad eventi aleatori quali l'utilizzo del denaro sequestrato
ai Riva nell'ambito dell'inchiesta milanese per truffa ed evasione
fiscale denunciano con assoluta evidenza l'incapacita' del governo a
gestire la crisi di Taranto con provvedimenti che non siano dettati
dall'urgenza di eventi non dipendenti dalla propria volontà".
Quello che "sicuramente - conclude la presidente del Circolo Legambiente
- risulterebbe intollerabile sarebbe mantenere fittiziamente in vita
gli impianti senza attuare immediatamente le prescrizioni dell'Aia e
tutti gli interventi tesi a minimizzarne l'impatto ambientale e sulla
salute. L'assenza di decisioni e di strategie alternative significa
soltanto condannare la città ad una inarrestabile agonia".
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