domenica 22 novembre 2015

ILVA - Risarcimenti negati ai cittadini dei Tamburi che hanno visto scadere il valore delle loro case a causa dell'inquinamento

Dovranno essere risarciti per il deprezzamento delle loro case, al rione Tamburi. Dovranno, anzi dovrebbero. Perchè l’Ilva, che con il suo inquinamento ha fatto abbassare il valore degli immobili, ha dalla sua lo scudo dell’amministrazione straordinaria.
È un verdetto con beffa quello per i 118 proprietari di immobili del rione Tamburi, emesso dal tribunale civile monocratico - giudice dottor Pietro Genoviva - nel procedimento che li ha opposti a Luigi Capogrosso, ex direttore dell’Ilva, e all’eredità giacente di Emilio Riva. Un milione e 150mila euro complessivamente il risarcimento per il deprezzamento causato dall’Ilva.
Nell’azione risarcitoria è stata esclusa la responsabilità di Comune e Provincia. Una decisione che ha un prologo, risalente al gennaio 2014. “Il Tribunale condanna Ilva, Riva Emilio e Capogrosso Luigi al pagamento della somma di 13.880,40 euro”: questa la decisione del giudice del Tribunale di Taranto che ha avallato le tesi sostenute dagli avvocati Filippo ed Annamaria Condemi, in difesa di una famiglia residente al quartiere Tamburi. Si tratta delle cause avviate nel 2010 per chiedere il deprezzamento commerciale, e non strutturale, degli immobili che si trovano al rione periferico, per via dell’inquinamento causato dallo stabilimento Ilva. In totale le cause avviate da Condemi sono quasi 150.
La prima riguarda appunto una “causa pilota” riguardante una abitazione che si trova in via Mannarini. Quella casa, secondo la sentenza emessa dal giudice del tribunale civile, avrebbe subìto un deprezzamento pari al 20% del suo valore. Ecco perchè l’Ilva, Emilio Riva e Luigi Capogrosso (rispettivamente patron ed ex direttore dello stabilimento) sono stati condannati a pagare un risarcimento di quasi 14mila euro al proprietario dell’abitazione di via Mannarini. Una sentenza che ha aperto la strada alle altre cause.
Che, però, dopo la vittoria in punta di diritto vanno ad impattare contro l’amministrazione straordinaria, “in ragione della quale” spiega l’avv. Condemi, “non si può toccare nulla nè c’è spazio per azioni esecutive. Si impedisce ai creditori di avere i propri soldi: lo Stato non si impegna, l’azienda non paga i danni”. Come in una bella canzone, cercavano giustizia, 
TarantoBuonasera

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