giovedì 9 novembre 2017

Il sit in davanti alla portineria nella cronaca di Corriere di Taranto - domani commento

Centinaia di cittadini hanno organizzato, nel pomeriggio, un sit in presso la portineria D dell’Ilva al fine di mobilitare i lavoratori in merito alle emergenze ambientali e sanitarie

Proposta una raccolta fondi per impugnare il DPCM che recepisce la nuova autorizzazione integrata ambientale dell’Ilva di Taranto. Massimo Ruggieri (Tuttamialacittà) si è proposto come tramite fra gli organizzatori del ricorso al TAR ed i cittadini riuniti in assemblea
Sit in di protesta, nel pomeriggio di oggi, di diverse centinaia di cittadini dinanzi all’Ilva. Come ampiamente anticipato nei giorni scorsi, dopo il rinvio della manifestazione in programma lunedì scorso a causa dell’allerta meteo, si è tenuto oggi il sit-in dei cittadini presso la portineria D dell’Ilva di Taranto. Diverse centinaia di cittadini, ai quali si sono aggiunti alcuni lavoratori che smontavano dal primo turno e che si sono soffermati, incuriositi, ad ascoltare i discorsi pronuniati ai megafoni dai manifestanti
Di seguito, il discorso di Cataldo Ranieri, presidente del comitato “Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti”. Lo stesso ha invitato i lavoratori ad aascoltare le istanze della cittadinanza, al fine di unire cittadini e lavoratori, a difesa dei diritti comuni, rompendo il giogo del ricatto occupazionale. A differenza delle vertenze sindacali del passato, alle quali seguivano occupazioni e blocchi stradali in città, Ranieri si auspica che i cittadini ed i lavoratori, dopo aver preso coscienza e consapevolezza dei loro diritti e delle esigenze comuni, marcino compatti in direzione dell’Ilva.

Come si evince dal video, si sono susseguite frequenti accuse nei confronti dei lavoratori che hanno preferito non fermarsi ad ascoltare le istanze dei manifestanti riuniti in assemblea pubblica. Gli stessi hanno inveito contro i lavoratori i quali, smontanti da un turno di lavoro in fabbrica, hanno preferito affrettarsi a raggiungere le proprie auto, e, di conseguenza, le rispettive abitazioni. Va però precisato, per la cronaca, che diverse telecamere di emittenti televisive locali hanno indugiato, impudicamente, sui volti dei lavoratori che uscivano dalla portineria senza fermarsi ad ascoltare i manifestanti. Lavoratori che, evidentemente, vuoi per timidezza, vuoi per paura, hanno preferito prendere le distanze da quel clamore mediatico e da tematiche ben più gravose e difficili da dipanare rispetto alle loro possibilità.
Dall’altro canto, va specificato che alcuni lavoratori si sono soffermati a rilasciare interviste o, semplicemente, ad ascoltare gli interventi dei manifestanti.
In questo secondo video viene riportata la seconda parte delle dichiarazioni di Massimo Ruggieri, esponente dell’associazione “Tuttaamialacittà“, di un operaio Ilva e di un cittadino del quartiere Tamburi, Mimmo Guarini. Massimo Ruggieri si è reso promotore dell’impugnativa al TAR del DPCM che recepisce la nuova Aia per l’Ilva di Taranto, facendo da tramite fra gli organizzatori di una raccolta fondi per presentare il ricorso ed i cittadini presenti in assemblea


Questo secondo video evidenzia, in modo lampante, la consueta lotta fra poveri in occasione di momenti di tensione in cui la ragione, nei casi in cui gli stessi problemi non vengono affrontati in modo ragionevole, lascia il posto agli umori della “pancia”, alle soluzioni non supportate da azioni a lungo raggio fondate su scelte pianificate che affrontino le tematiche da qualsiasi punto di vista. Durante il sit in si sono vissuti anche momenti di tensione fra lavoratori, con alcuni di essi che criticavano i loro colleghi della provincia, definendoli “pesani”, “forestieri” ed addebbitando loro la mancanza di sensibilità sulle problematiche della città. Divisioni fra lavoratori che certo non giovano all’unità. Al di là di questo consueto leitmotiv, che in parte è suffragato dalle statistiche, secondo le quali buona parte dei lavoratori Ilva ha residenza nei comuni della provincia di Taranto, ed è in parte consuenza di un retaggio culturale tarantino che vede nel “forestiero della provincia” un potenziale nemico nel mercato del lavoro cittadino, a destare maggiormente in negativo la nostra curiosità sono state le accuse generiche contro i lavoratori, mosse da parte dei cittadini presenti al sit-in odierno. Questi ultimi addebitavano ai lavoratori la mancanza di compattezza della città, la loro indifferenza sulle questioni ambientali, la mancanza di coraggio nel ribellarsi e nell’abbracciare le istanze della comunità. Questi cittadini dimenticano, evidentemente, che i lavoratori dell’Ilva, a prescindere dal comune di residenza presso cui provengono, risultano i più colpiti, in termini di incidenza statistica, dall’insorgenza di tumori e di malattie cardiovascolari, così come risultano essere anche i più fragili rispetto ad un comparto economico, definito per legge “di interesse strategico nazionale”, che ha nello Stato il suo più strenuo difensore.
Alla manifestazione erano presenti anche i “Genitori tarantini“, per i quali è intervenuto Massimo Castellana. Nel corso della manifestazione è intervenuta anche Fulvia Gravame (Peacelink). la quale, pur mostrandosi scettica in riferimento alla concreta possibilità, per le associazioni, di presentare ricorso al TAR impugnando il DPCM che ha recepito la nuova Autorizzazione integrata ambientale dell’Ilva, ha aperto alla possibilità di rivolgersi, a nome dell’associazione che rappresenta, ad un valido avvocato amministrativista. Ha tenuto a precisare che, visto che si tratta di un ricorso in ambito amministrativo, ben più oneroso ad un ricorso in ambito penale, richiederebbe un impegno oneroso che dovrebbe essere ovviato con una raccolta di fondi per la menzionata finalità.
Quanto all’eventualità per i cittadini di procedere ad un ricorso per impugnativa della nuova AIA, va precisato che ciò non rientra nei diritti dei cittadini, secondo quanto previsto dal Codice dell’Ambiente (art. 309). L’ipotesi di creare un ricorso promosso da un’associazione o da più associazioni locali e da singoli cittadini, come nel caso di specie, non è giuridicamente possibile. Differente è il caso dell’associazione Peacelink. L’art. 309, al comma n. 2, del Codice dell’Ambiente specifica infatti, per quanto concerne il diritto di presentare denunce o osservazioni in conseguenza di un danno ambientale o in caso di minaccia imminente di danno ambientale, che esso sia ascrivibile  alle “organizzazioni non governative che promuovono la protezione dell’ambiente, di cui all’articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, sono riconosciute titolari dell’interesse di cui al comma 1″.
Fra queste associazioni non governative di rilevanza nazionale che promuovono la protezione dell’ambiente potrebbe figurare Peaclink. A tal proposito, la legge istitutiva del Ministero dell’Ambiente (Legge n. 349/1986), delinea quali sono le associazioni di protezione ambientale a carattere nazionale.
All’art. n. 13 della citata legge viene indicato quanto segue: “Le associazioni di protezione ambientale a carattere nazionale e quelle presenti in almeno cinque regioni sono individuate con decreto del Ministero dell’ambiente sulla base delle finalità programmatiche e dell’ordinamento interno democratico previsto dallo statuto, nonché della continuità dell’azione e della sua rilevanza esterna, previo parere del Consiglio nazionale per l’ambiente da esprimere entro novanta giorni dalla richiesta“. Peacelink dovrebbe figurare fra tali associazioni, essendo stata accettata fra le associazioni ambientaliste che si sono costituite parte civile  nel processo per presunto disastro ambientale a carico dell’Ilva, in ossequio al comma n. 2 dell’art. 13 della citata legge istitutiva del Minsitero dell’Ambiente (con le modifiche introdotte dalla legge n. 93/2001).
L’art. 18 della legge istitutiva del Minsitero dell’Ambiente prevede, al comma 5, quanto segue: “Le associazioni individuate in base all’art. 13  della presente legge possono intervenire nei giudizi per danno ambientale e ricorrere in sede di giurisdizione amministrativa per l’annullamento di atti illegittimi“.
Per tali associazioni non governative impegnate in materia ambientale il Codice dell’Ambiente prevede, all’art. 310, la possibilità di presentare ricorso per l’annullamento di atti amministrativi, come riportato nel testo dell’art. 310, comma 1: “I soggetti di cui all’articolo 309, comma 1, sono legittimati ad agire, secondo i principi generali, per l’annullamento degli atti e dei provvedimenti adottati in violazione delle disposizioni di cui alla parte sesta del presente decreto nonchè avverso il silenzio inadempimento del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e per il risarcimento del danno subito a causa del ritardo nell’attivazione, da parte del medesimo Ministro, delle misure di precauzione, di prevenzione o di contenimento del danno ambientale“.
Eventuali inadempienze, da parte del Ministero dell’Ambiente, per quanto concerne alle misure di precauzione e di prevenzione del danno ambientale che, nel caso, andrebbero dimostrate in sede di Tribunale amministrativo regionale mentre il Governo ha già dato mandato, ieri, per anticipare la copertura dei parchi minerari.

Ricordiamo, a tal proposito, che la stessa Regione Puglia ed il Comune di Taranto sembrerebbero non voler desistere dall’intenzione di impugnare il DPCM autorizzativo della nuova Aia per le medesime ragioni. Un eventuale ricorso causerebbe, inevitabilmente, lo slittamento dell’iter procedurale di attuazione dell’Aia mentre in altre sedi e dicasteri, anche in virtù delle pressioni esercitate dalla cittadinanzaionica, e la manifestazione odierna ne è un esempio, si vogliono anticipare i tempi, incaricando l’amministrazione straordinaria di Ilva adi procedere con l’avvio dei lavori di copertura dei parchi prima che venga sancito il passaggio degli impianti industriali ai nuovi acquirenti.

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