Teresa Bellanova
Che oggi tutte le parti sociali presenti al tavolo di trattativa con Arcelor Mittal su Piano Ambientale e Piano Industriale dell’Ilva stigmatizzino come atto gravissimo e irresponsabile il ricorso al Tar della Regione Puglia e del Comune di Taranto sul DPCM del 29 settembre scorso, chiarisce più e meglio di molti commenti il baratro reale apertosi dinanzi alla trattativa in corso, la cui qualità e credibilità viene ribadita in modo inequivoco, e dinanzi al destino di Taranto come degli altri siti occupazionali e produttivi in cui è presente il gruppo Ilva“. Così il viceministro dello Sviluppo Economico Teresa Bellanova dopo la decisione del presidente della Regione Puglia e del Sindaco del Comune di Taranto di impugnare l’ultimo DPCM su Ilva e l’annuncio del ministro Calenda di sospensione della trattativa.n questi anni – prosegue Bellanova – abbiamo sempre ribadito, con atti inequivocabili e sfidando i decenni alle nostre spalle caratterizzati da enorme distrazione se non altrettanta connivenza, come questione ambientale, tutela della salute, tutela occupazionale avessero uguale priorità e uguale centralità. Da qui per noi passava e passa la possibilità, a meno di voler replicare il rischio di un’altra Bagnoli, di bonifica e tutela ambientale, il rilancio della più grande acciaieria d’Europa, la difesa di un segmento produttivo d’eccellenza nel nostro paese e, di conseguenza, la difesa del nostro  made in Italy. Proprio ieri, nel corso della discussione su Piano Industriale e Piano Ambientale, abbiamo avuto modo di verificare positivamente l’ampio margine di confronto su tutti i punti sensibili della trattativa, la priorità della questione ambientale anche per AM I, la considerevolissima mole di risorse per l’ambientalizzazione, l’anticipazione dei lavori di bonifica ambientale inclusa la copertura dei parchi minerari“.
Oggi tutto questo rischia di essere vanificato e annullato. Con un gravissimo paradosso, più volte rimarcato proprio da quelle parti sociali che conoscono l’azienda più e meglio di noi tutti e soprattutto la delicatissima situazione del sito tarantino: che il buon funzionamento dell’acciaieria è l’unica garanzia dell’attuazione del Piano ambientale – sottolinea il viceministro -. Non molto tempo fa avevo scritto che entrare in Ilva con il piede giusto significava essere capaci di pensare su tempi lunghi il futuro di questo segmento nel nostro Paese ed il futuro dell’acciaieria e riconoscere che la difesa del lavoro coincide con la difesa di professionalità che hanno fatto dell’Ilva una delle più grandi fabbriche del mondo, saperi e competenze preziosissime non solo per la salvaguardia dello status quo, posta in gioco importante ma evidentemente non strategica, ma per il suo rilancio in chiave mondiale. Lo avevo detto fidando nell’intelligenza e nella responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nel percorso che, come abbiamo dimostrato ancora una volta nei fatti, individuava nel tavolo istituzionale un luogo non meno rilevante e non meno impegnativo e dirimente di quello di trattativa tra parti sociali e AM I. Mi auguro di non essermi sbagliata e che ci si voglia ricredere, consentendo alla trattativa di proseguire nel migliore di modi” conclude la Bellanova