CARLO CALENDA VICE MINISTRO SVILUPPO ECONOMICO
“Se il Tar di Lecce accoglie il ricorso, i commissari chiudono l’Ilva. Il piano ambientale è unico e innovativo, la decarbonizzazione di Emiliano è una favola. Se il governatore vuole far saltare tutta la trattativa lo dica subito: poi però non si potrà più tornare indietro”Ho deciso che congeleremo il negoziato sull’Ilva aspettando la decisione del Tar di Lecce sull’impugnativa del governatore della regione Puglia, Emiliano, e del Comune di Taranto“. Lo ha annunciato oggi il ministro dello sviluppo, Carlo Calenda durante l’assemblea della Cgil sull’acciaio. “Sono inutili i tavoli finché non è chiara la situazione. Se il Tar di Lecce accoglie l’impugnativa, l’amministrazione straordinaria dovrà procedere allo spegnimento dell’Ilva. I commissari – ha proseguito Calenda – saranno obbligati a iniziare il processo di spegnimento degli impianti dell’Ilva. Questo metterà in discussione tutta la riqualificazione e il rilancio del siderurgico di Taranto“, ha proseguito Calenda. “Ci sono in ballo 5,3 miliardi di euro e io non saprei quando è mai stato fatto un investimento simile nel Sud Italia. Ora c’è il rischio che l’investitore possa pensare di ritirare gli investimenti e scappare a gambe levate. Per questo è inutile andare avanti nella trattativa se non si chiarisce il quadro. Emiliano ha detto che i bambini di Taranto gli chiedono di impugnare il dpcm – ha aggiunto Calenda visibilmente irritato – invece io penso che i bambini di Taranto ci chiedono di coprire i parchi, di fare gli investimenti.

Calenda: Qui c’è una campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini“.

siccome Calenda è ministro nel governo targato PD e lavora in proprio insieme a Minniti, come alternativa a Gentiloni e allo stesso Renzi se precipita.. chi sta facendo il ricatto elettporale insieme a quello ocupazionale se non lui?

La decarbonizzazione dell’Ilva è una favola. Non c’è un impianto al mondo delle dimensioni di Taranto che possa andare solo a gas. Non ce l’hanno nemmeno in Arabia Saudita. Io vorrei un’Ilva decarbonizzata ma non si può fare oggi. Dare guazza a questa cosa significa prepararsi a un disastro industriale. Mittal è pronto a studiare la decarbonizzazione ma non bisogna dar voce a cose che non esistono“, ha detto ancora il ministro dello Sviluppo economico. “Il piano ambientale per l’Ilva – ha proseguito Calenda – non ha precedenti e non si fonda sulla deindustrializzazione come Bagnoli ma sulla riconversione e l’ambientalizzazione. Tutto il rilancio dell’Ilva ha al centro il piano ambientale. Voglio essere chiaro: in questo Paese non può continuare il gioco della sedia dove la musica continua sempre e noi paghiamo. Questa volta la musica si ferma“, ha concluso il ministro.
Dagli Enti locali c’è una gestione schizofrenica. Ma si sappia, se Regione e Comune usano tutti i mezzi necessari per far saltare l’Ilva, l’Ilva salta“, ha concluso il ministro. “Allora però Emiliano lo dica in modo chiaro non attraverso i ricorsi ma assumendosene la responsabilità“.
Io sono davvero stupito dalla posizione della Regione. Non capisco come si possa tentare di mettere in discussione una cessione che ha un Piano industriale forte, con un’azienda seria dall’altra parte e un Piano di ambientalizzazione che è il migliore che abbiamo mai visto“. Così invece il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti risponde, a margine di un convegno in Confindustria, sull’Ilva e l’impugnazione da parte della Regione Puglia del decreto sul Piano ambientale. “Poi – aggiunge – chi fa queste cose se ne assume la responsabilità. Io ho davvero la coscienza a posto. Noi – osserva Galletti – abbiamo presentato un Piano ambientale che supporta un Piano industriale dove si spendono oltre due miliardi per l’ambientalizzazione; ci sono novità anche rispetto alla precedente Aia (Autorizzazione integrata ambientale): non c’è la copertura del solo parco minerario principale ma anche quella di alcuni parchi minori. Oltretutto c’è una clausola di salvaguardia fortissima – conclude – cioè fino alla fine dell’ambientalizzazione, finché non sarà completato l’ultimo degli interventi previsti dall’Aia, la produzione avrà un tetto a 6 milioni di tonnellate l’anno, che è esattamente quello che Ilva produce oggi