Tavolo al MiSE, criticità per Fim, Fiom e Uilm su esuberi, piani salariali e produzione tubifici
Confronto ArcelorMittal – sindacati a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, sul futuro dell’Ilva e sul nuovo piano industriale. Critici i sindacati di categoria sugli esuberi, sulla mancanza di piani salariali ed occupazionali e sulla volontà della nuova proprietà di puntare maggiormente sui coils, riducendo la produzione per i tubifici
Nel confronto Arcelor Mittal-sindacati
sul futuro dell’Ilva «continuiamo gli approfondimenti con elementi in
più, ma restiamo sempre sul generale, la questione Antitrust è ancora in
ballo». A dirlo è Francesca Re David, segretario
generale Fiom-Cgil, a margine dell’incontro al Mise. L’azienda «è
commissariata quindi Arcelor Mittal deve chiedere l’autorizzazione ogni
volta che vuole
entrare negli stabilimenti, manca una visione precisa di quello che sta succedendo negli impianti e quindi siamo ancora ai preliminari». Rispetto al piano industriale «manca tutta la parte dei salari e dell’occupazione, manca quindi una struttura conclusiva da parte dell’azienda su cui confrontarsi», ha proseguito Re David, aggiungendo che per produrre 9,5 milioni di tonnellate di acciaio al 2024, «continuiamo a dire che non ci possono essere esuberi, ma finché non si scioglie questo nodo tutto è sull’acqua». Sul tema produttività, i rappresentati di Arcelor Mittal «ci hanno detto di andare vedere i loro stabilimenti, ma abbiamo già un’idea di come si produce, ci interessa capire cosa si farà qui», ha continuato Re David aggiungendo che rispetto ai tavoli locali, «abbiamo fatto due richieste, per Taranto e Genova, due incontri importanti da fare non solo in sede sindacale». Si tratta però di «ramificazioni del tavolo nazionale», ha specificato. Sul ruolo di Marcegaglia e Cdp «non è uscito assolutamente nulla, Mittal sta rispondendo all’Antitrust Ue e finché questo pezzo non è risolto la trattativa resta preliminare», ha concluso Re David.Nell’incontro tra sindacati e Arcelor Mittal tenutosi oggi al Mise sul futuro dell’Ilva «ci è stata data la possibilità di entrare più nel merito del piano industriale e dei singoli stabilimenti. Ci hanno rappresentato come intendono procedere nel produrre a Taranto, come ammodernare le cockerie e bilanciare la produzione d’acciaio e ghisa liquida». Lo ha detto Rocco Palombella, segretario generale Uilm al termine dell’incontro aggiungendo che è stato presentato «un livello di dettaglio degli interventi e degli investimenti con una certa coerenza, ma c’è una lacuna vera quella di concentrare la produzione sui coils (lamiere ndr), settore in cui Arcelor Mittal è specializzata, mentre per i tubifici «continuano a non dare risposte e prevedono una riduzione». La conclusione di questa prima giornata è «un piano che sembra credibile e ambizioso considerando risorse, non è coerente però col livello di esuberi che loro denunciano». Su questo «non ci rispondono ma ci dicono di visitare i loro stabilimenti, noi gli diciamo venite a Taranto, visto che Jehl ha ammesso di esserci stato solo una volta», ha concluso.
Sui dettagli del piano industriale per l’Iva, forniti da Arcelor Mittal ai sindacati oggi al Mise, «manca ancora il capitolo sugli investimenti sul porto, come è necessario chiarire gli investimenti e dettagli sul sito logistico di Marghera e il capitolo sulla manutenzione ordinaria e straordinaria su tutti i siti, anche per quanto riguarda la logistica tra porto e stabilimento a Taranto». Questo il commento in una nota di Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl che aggiunge «mentre su Genova permane un insufficiente investimento sulla banda stagnata, sul tubificio a Taranto – dove attualmente lavorano 800 persone – a pieno regime la capacità come illustrato oggi, almeno per il primo anno, sarà di 90 mila tonnellate. La capacità attuale del tubificio è di 900 mila tonnellate ed è chiaro che se le previsioni produttive per gli anni a seguire saranno queste abbiamo dei problemi». Per queste ragioni, conclude la nota della Fim, «riteniamo necessario dopo questa giornata prevedere una calendarizzazione d’incontri in sede locale, reparto per reparto, sito per sito per avere tutti gli elementi necessari per fare un confronto specifico e di merito.entrare negli stabilimenti, manca una visione precisa di quello che sta succedendo negli impianti e quindi siamo ancora ai preliminari». Rispetto al piano industriale «manca tutta la parte dei salari e dell’occupazione, manca quindi una struttura conclusiva da parte dell’azienda su cui confrontarsi», ha proseguito Re David, aggiungendo che per produrre 9,5 milioni di tonnellate di acciaio al 2024, «continuiamo a dire che non ci possono essere esuberi, ma finché non si scioglie questo nodo tutto è sull’acqua». Sul tema produttività, i rappresentati di Arcelor Mittal «ci hanno detto di andare vedere i loro stabilimenti, ma abbiamo già un’idea di come si produce, ci interessa capire cosa si farà qui», ha continuato Re David aggiungendo che rispetto ai tavoli locali, «abbiamo fatto due richieste, per Taranto e Genova, due incontri importanti da fare non solo in sede sindacale». Si tratta però di «ramificazioni del tavolo nazionale», ha specificato. Sul ruolo di Marcegaglia e Cdp «non è uscito assolutamente nulla, Mittal sta rispondendo all’Antitrust Ue e finché questo pezzo non è risolto la trattativa resta preliminare», ha concluso Re David.Nell’incontro tra sindacati e Arcelor Mittal tenutosi oggi al Mise sul futuro dell’Ilva «ci è stata data la possibilità di entrare più nel merito del piano industriale e dei singoli stabilimenti. Ci hanno rappresentato come intendono procedere nel produrre a Taranto, come ammodernare le cockerie e bilanciare la produzione d’acciaio e ghisa liquida». Lo ha detto Rocco Palombella, segretario generale Uilm al termine dell’incontro aggiungendo che è stato presentato «un livello di dettaglio degli interventi e degli investimenti con una certa coerenza, ma c’è una lacuna vera quella di concentrare la produzione sui coils (lamiere ndr), settore in cui Arcelor Mittal è specializzata, mentre per i tubifici «continuano a non dare risposte e prevedono una riduzione». La conclusione di questa prima giornata è «un piano che sembra credibile e ambizioso considerando risorse, non è coerente però col livello di esuberi che loro denunciano». Su questo «non ci rispondono ma ci dicono di visitare i loro stabilimenti, noi gli diciamo venite a Taranto, visto che Jehl ha ammesso di esserci stato solo una volta», ha concluso.
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