“Senza nasconderci la complessità della trattativa, consideriamo
quello odierno un passo in avanti fondamentale perché finalmente si
entra nel merito delle questioni approfondendole punto per punto con la
dovuta precisione e la dovuta articolazione del confronto. Confronto sia
sul Piano industriale, l’azienda si è resa disponibile a fornire il
materiale illustrato quanto prima possibile con ulteriori dettagli, che
sul Piano ambientale, che sarà illustrato e discusso il 14 novembre”. Così la viceministro allo Sviluppo Economico Teresa Bellanova
a conclusione del Tavolo Ilva oggi sulla presentazione del Piano
Industriale da parte di AM InvestCo e articolatosi con gli interventi
delle parti sociali.“Per quanto riguarda gli ulteriori appuntamenti – ha proseguito la Bellanova – abbiamo già convocato un incontro tra tutte le istituzioni, ai diversi livelli, e l’azienda per il 16 novembre perché le Istituzioni possano avere una sede specifica e dedicata di confronto e di approfondimento sulle questioni sia sul Piano industriale che sul Piano ambientale. Come già annunciato il 31 ottobre, una volta compiuto questo passaggio, costruiremo, sempre con tutti i livelli, singoli confronti per i singoli siti. Questo è il programma che era stato annunciato e che oggi riconfermiamo perché riteniamo sia il modo più serio e rigoroso per affrontare una vertenza che per noi è e rimane una vertenza nazionale con ricadute nei singoli territori che devono avere la giusta soddisfazione”.
Per la FIM CISL, il segretario generale Marco Bentivogli parla di “molte incognite, intensificazione del negoziato” e di “non attendere indagine UE”.
L’incontro programmato lo scorso 31 ottobre ha visto l’illustrazione del Piano industriale di AMinvestCo per il Gruppo Ilva dopo il riavvio della trattativa e il “congelamento” dell’ex art.47.
In apertura Gil Perrot, di Arcelor Mittal, in merito alla questione antitrust ha dichiarato che l’azienda sta collaborando per fornire tutti gli elementi necessari alla Commissione, convinti che quanto segnalato dall’antitrust sarà chiarito entro il 23 marzo 2018, termine ultimo per la conclusione delle valutazioni della Commissione europea sull’acquisizione. Questo, ha affermato, non compromette in alcun modo l’attuazione del piano ambientale e industriale, tanto che si deciso di partire da subito con la copertura dei parchi minerali a Taranto.
Durante l’incontro, sono stati illustrati per grandi linee i dettagli del Piano industriale di 2,4 mld e il cronoprogramma di re-start per il primi 12 mesi e successivamente fino al 2023 data in cui dovrà essere completato il piano ambientale.
La struttura complessiva del Piano industriale è improntata su quattro pilastri d’intervento: industriale, ambientale, commerciale e risorse umane.
L’obiettivo per l’azienda è quello di rendere, una volta completato il Piano, il Gruppo Ilva di nuovo competitivo, attraverso l’introduzione delle migliori pratiche produttive e ambientali maturate dall’esperienza del gruppo Arcelor, che solo in Europa, ha 19 altiforni e 30 linee di zincatura. Il Piano industriale si divide in due fasi: la prima dal 2018-2023 con una produzione di acciaio (che verrà integrata con bramme provenienti dal Brasile) di 6mlt fino al 2023 come previsto dal piano ambientale, e una seconda fase che traguarda una produzione per Taranto di 8 mlt a regime dopo il 2023.
Per il sito di Genova sono previsti investimenti per 60 mln sulle line per la produzione di acciai avanzati e banda stagnata. Per quanto riguarda il sito logistico di Marghera l’azienda ha confermato la strategicità del sito per la logistica di tutto il Gruppo.
L’obiettivo dichiarato dall’azienda è quello di portare Taranto, Novi Ligure e Genova al massimo della produzione entro il 2023precisando che non bastano solo gli investimenti ma che il recupero della competitività e della redditività persi in questi anni passa obbligatoriamente per una cultura che punta alla sostenibilità e al miglioramento.
Così Marco Bentivogli: “Oggi siamo ancora alle grandi linee del Piano industriale di 2,4 mld in investimenti ambientali e industriali. Mancano ancora molte informazioni su cui si necessitano dei chiarimenti, come ad esempio i tubifici di Taranto e gli interventi su acciai e leghe speciali di Genova, per capire quella che sarà l’occupazione e lo sviluppo dei prodotti nei diversi siti, per questo bisogna approfondire in modo analitico sito per sito, e reparto per reparto. Il limite temporale della durata del Piano fino al 2024 è da considerare un punto di forza, ma bisogna monitorare mese dopo mese che cosa accade e cosa si può fare per migliorarlo soprattutto per le ricadute occupazionali conseguenti che AM deve preservare. Sulla parte commerciale, bene entrare in una rete più ampia come quella di Arcelor Mittal , ma al tempo stesso è necessario mantenere il controllo della rete commerciale in Italia”.
“Sullo sfondo dell’incontro odierno – aggiunge Bentivogli – resta la vicenda dell’incognita capestro dell’antitrust ormai entrata nella fase due, quella della verifica di approfondimento della procedura su cui non possiamo aspettare il pronunciamento della Commissione prevista per la fine di marzo del prossimo anno, ma è bene che la trattativa continui ad andare avanti. Per questo ci rivedremo, così come previsto il 14 novembre, al MiSE per chiarire alcuni degli aspetti rimasti in sospeso del Piano industriale e per l’illustrazione del Piano ambientale e calendarizzare successivamente a partire da fine novembre gli incontri tecnici di approfondimento da tenersi in sede locale”.
Per la FIOM CGIL sul Piano industriale “siamo all’anno zero”. AM InvestCO ha illustrato le linee guida del piano industriale che si basano, per il piano di miglioramento, su quattro pilastri: Piano industriale; Piano Ambientale; Piano Commerciale; Risorse Umane.
La Fiom e la Cgil hanno “posto l’attenzione su uno dei tre closing previsti per la vendita di Ilva, inerente la fase due dell’antitrust in relazione alla stessa acquisizione, e che indubbiamente, al di là delle rassicurazioni fornite da AM InvestCO, potrebbe incidere negativamente nel completamento della trattativa”.
La Fiom Cgil ha ribadito che “un tavolo così complesso non può ridursi ancora una volta ad una semplice presentazione di slide, è necessario infatti fornire del tempo per consentire un’attenta analisi delle criticità contenute nel piano industriale, precisando inoltre che AM Investco non ha consegnato al momento le slide in quanto potrebbero esserci problemi con l’antitrust. Chiediamo quindi, oltre alla consegna delle slide presentate in data odierna, un dettagliato cronoprogramma degli investimenti e un approfondimento degli stessi che dovrà necessariamente essere fatto nei territori con il coinvolgimento delle istituzioni locali e regionali”.
La segretaria nazionale della Fiom Cgil, Francesca Re David, ha evidenziato che “il piano industriale presentato, non introducendo innovazioni tecnologiche, è in perfetta continuità all’attuale ciclo produttivo presente all’Ilva di Taranto. Nella presentazione del piano industriale infatti non vi è stata alcuna evidenza di un eventuale impiego di nuove tecnologie nonostante nella nota del 5 giugno, diramata dal Ministero dello Sviluppo economico per ufficializzare la firma del decreto di aggiudicazione di Ilva, si precisava che AM InvestCO si sarebbe impegnata a valutare la possibilità di introdurre l’impiego della tecnologia DRI (impianto di preriduzione)”.
“Riteniamo indispensabile che il Ministero dello Sviluppo Economico, così come fatto per le questioni salariali e occupazionali – aggiunge la sigla -, chieda chiarimenti ad AM InvestCO e soprattutto pretenda l’applicazione degli impegni precedentemente assunti con Arcerol MIttal”.
La FIOM CGIL ha inoltre ribadito “la necessità di subordinare e vincolare i piani industriale e ambientale di AM InvestCO alle risultanze della valutazione del danno sanitario effettuata in conformità alla legge regionale n. 21 del 24 luglio 2012, al fine di analizzare nell’immediato eventuali criticità emerse dalla VdS ed effettuare tempestivamente le necessarie modifiche ai piani industriale e ambientale”.
“Il piano industriale dell’Ilva, il futuro della siderurgia, ha un’importanza strategica per il nostro Paese. Per questo motivo nella trattativa serve la massima chiarezza e trasparenza, conoscere tutte le carte“. Così il segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini al termine dell’incontro. Sul merito del piano industriale, Landini non è voluto entrare. “Servono ulteriori approfondimenti. Rimango però perplesso sulla durata. Il 2024 mi pare troppo lontano. Mi chiedo inoltre che valore può avere un eventuale accordo prima della decisione dell’antitrust europeo”. Landini, infine, ha sottolineato che “non ci sono solo i lavoratori del gruppo Ilva, ma pure tutti quelli dell’indotto che devono essere salvaguardati“.
UILM, “più luci che ombre, il piano non soddisfa ma emergono tutta una serie di contraddizioni di natura tecnica e non politica“. A dirlo è Rocco Palombella, segretario generale Uilm, uscendo dal Mise e aggiungendo “abbiamo chiesto tanti chiarimenti e si sono impegnati a farlo, non ci hanno consegnato nulla quindi aspettiamo i documenti per approfondire le incongruenze e poi fissare un nuovo incontro“. Di organico ed esuberi “non abbiamo parlato“, ha continuato Palombella aggiungendo che il piano per il sito di Taranto “è la madre di tutti i mali, ma neanche gli altri piani ci convincono”. Per quanto riguarda l’indagine aperta dall’Antitrust europeo, “sul piano formale ArceloMittal non può diventare proprietaria fino alla fine della seconda fase e quindi fino al 23 marzo 2018, questo comunque è un problema, anche se loro ritengono di avere le carte in regola per superarlo
Per la FIM CISL, il segretario generale Marco Bentivogli parla di “molte incognite, intensificazione del negoziato” e di “non attendere indagine UE”.
L’incontro programmato lo scorso 31 ottobre ha visto l’illustrazione del Piano industriale di AMinvestCo per il Gruppo Ilva dopo il riavvio della trattativa e il “congelamento” dell’ex art.47.
In apertura Gil Perrot, di Arcelor Mittal, in merito alla questione antitrust ha dichiarato che l’azienda sta collaborando per fornire tutti gli elementi necessari alla Commissione, convinti che quanto segnalato dall’antitrust sarà chiarito entro il 23 marzo 2018, termine ultimo per la conclusione delle valutazioni della Commissione europea sull’acquisizione. Questo, ha affermato, non compromette in alcun modo l’attuazione del piano ambientale e industriale, tanto che si deciso di partire da subito con la copertura dei parchi minerali a Taranto.
Durante l’incontro, sono stati illustrati per grandi linee i dettagli del Piano industriale di 2,4 mld e il cronoprogramma di re-start per il primi 12 mesi e successivamente fino al 2023 data in cui dovrà essere completato il piano ambientale.
La struttura complessiva del Piano industriale è improntata su quattro pilastri d’intervento: industriale, ambientale, commerciale e risorse umane.
L’obiettivo per l’azienda è quello di rendere, una volta completato il Piano, il Gruppo Ilva di nuovo competitivo, attraverso l’introduzione delle migliori pratiche produttive e ambientali maturate dall’esperienza del gruppo Arcelor, che solo in Europa, ha 19 altiforni e 30 linee di zincatura. Il Piano industriale si divide in due fasi: la prima dal 2018-2023 con una produzione di acciaio (che verrà integrata con bramme provenienti dal Brasile) di 6mlt fino al 2023 come previsto dal piano ambientale, e una seconda fase che traguarda una produzione per Taranto di 8 mlt a regime dopo il 2023.
Per il sito di Genova sono previsti investimenti per 60 mln sulle line per la produzione di acciai avanzati e banda stagnata. Per quanto riguarda il sito logistico di Marghera l’azienda ha confermato la strategicità del sito per la logistica di tutto il Gruppo.
L’obiettivo dichiarato dall’azienda è quello di portare Taranto, Novi Ligure e Genova al massimo della produzione entro il 2023precisando che non bastano solo gli investimenti ma che il recupero della competitività e della redditività persi in questi anni passa obbligatoriamente per una cultura che punta alla sostenibilità e al miglioramento.
Così Marco Bentivogli: “Oggi siamo ancora alle grandi linee del Piano industriale di 2,4 mld in investimenti ambientali e industriali. Mancano ancora molte informazioni su cui si necessitano dei chiarimenti, come ad esempio i tubifici di Taranto e gli interventi su acciai e leghe speciali di Genova, per capire quella che sarà l’occupazione e lo sviluppo dei prodotti nei diversi siti, per questo bisogna approfondire in modo analitico sito per sito, e reparto per reparto. Il limite temporale della durata del Piano fino al 2024 è da considerare un punto di forza, ma bisogna monitorare mese dopo mese che cosa accade e cosa si può fare per migliorarlo soprattutto per le ricadute occupazionali conseguenti che AM deve preservare. Sulla parte commerciale, bene entrare in una rete più ampia come quella di Arcelor Mittal , ma al tempo stesso è necessario mantenere il controllo della rete commerciale in Italia”.
“Sullo sfondo dell’incontro odierno – aggiunge Bentivogli – resta la vicenda dell’incognita capestro dell’antitrust ormai entrata nella fase due, quella della verifica di approfondimento della procedura su cui non possiamo aspettare il pronunciamento della Commissione prevista per la fine di marzo del prossimo anno, ma è bene che la trattativa continui ad andare avanti. Per questo ci rivedremo, così come previsto il 14 novembre, al MiSE per chiarire alcuni degli aspetti rimasti in sospeso del Piano industriale e per l’illustrazione del Piano ambientale e calendarizzare successivamente a partire da fine novembre gli incontri tecnici di approfondimento da tenersi in sede locale”.
Per la FIOM CGIL sul Piano industriale “siamo all’anno zero”. AM InvestCO ha illustrato le linee guida del piano industriale che si basano, per il piano di miglioramento, su quattro pilastri: Piano industriale; Piano Ambientale; Piano Commerciale; Risorse Umane.
La Fiom e la Cgil hanno “posto l’attenzione su uno dei tre closing previsti per la vendita di Ilva, inerente la fase due dell’antitrust in relazione alla stessa acquisizione, e che indubbiamente, al di là delle rassicurazioni fornite da AM InvestCO, potrebbe incidere negativamente nel completamento della trattativa”.
La Fiom Cgil ha ribadito che “un tavolo così complesso non può ridursi ancora una volta ad una semplice presentazione di slide, è necessario infatti fornire del tempo per consentire un’attenta analisi delle criticità contenute nel piano industriale, precisando inoltre che AM Investco non ha consegnato al momento le slide in quanto potrebbero esserci problemi con l’antitrust. Chiediamo quindi, oltre alla consegna delle slide presentate in data odierna, un dettagliato cronoprogramma degli investimenti e un approfondimento degli stessi che dovrà necessariamente essere fatto nei territori con il coinvolgimento delle istituzioni locali e regionali”.
La segretaria nazionale della Fiom Cgil, Francesca Re David, ha evidenziato che “il piano industriale presentato, non introducendo innovazioni tecnologiche, è in perfetta continuità all’attuale ciclo produttivo presente all’Ilva di Taranto. Nella presentazione del piano industriale infatti non vi è stata alcuna evidenza di un eventuale impiego di nuove tecnologie nonostante nella nota del 5 giugno, diramata dal Ministero dello Sviluppo economico per ufficializzare la firma del decreto di aggiudicazione di Ilva, si precisava che AM InvestCO si sarebbe impegnata a valutare la possibilità di introdurre l’impiego della tecnologia DRI (impianto di preriduzione)”.
“Riteniamo indispensabile che il Ministero dello Sviluppo Economico, così come fatto per le questioni salariali e occupazionali – aggiunge la sigla -, chieda chiarimenti ad AM InvestCO e soprattutto pretenda l’applicazione degli impegni precedentemente assunti con Arcerol MIttal”.
La FIOM CGIL ha inoltre ribadito “la necessità di subordinare e vincolare i piani industriale e ambientale di AM InvestCO alle risultanze della valutazione del danno sanitario effettuata in conformità alla legge regionale n. 21 del 24 luglio 2012, al fine di analizzare nell’immediato eventuali criticità emerse dalla VdS ed effettuare tempestivamente le necessarie modifiche ai piani industriale e ambientale”.
“Il piano industriale dell’Ilva, il futuro della siderurgia, ha un’importanza strategica per il nostro Paese. Per questo motivo nella trattativa serve la massima chiarezza e trasparenza, conoscere tutte le carte“. Così il segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini al termine dell’incontro. Sul merito del piano industriale, Landini non è voluto entrare. “Servono ulteriori approfondimenti. Rimango però perplesso sulla durata. Il 2024 mi pare troppo lontano. Mi chiedo inoltre che valore può avere un eventuale accordo prima della decisione dell’antitrust europeo”. Landini, infine, ha sottolineato che “non ci sono solo i lavoratori del gruppo Ilva, ma pure tutti quelli dell’indotto che devono essere salvaguardati“.
UILM, “più luci che ombre, il piano non soddisfa ma emergono tutta una serie di contraddizioni di natura tecnica e non politica“. A dirlo è Rocco Palombella, segretario generale Uilm, uscendo dal Mise e aggiungendo “abbiamo chiesto tanti chiarimenti e si sono impegnati a farlo, non ci hanno consegnato nulla quindi aspettiamo i documenti per approfondire le incongruenze e poi fissare un nuovo incontro“. Di organico ed esuberi “non abbiamo parlato“, ha continuato Palombella aggiungendo che il piano per il sito di Taranto “è la madre di tutti i mali, ma neanche gli altri piani ci convincono”. Per quanto riguarda l’indagine aperta dall’Antitrust europeo, “sul piano formale ArceloMittal non può diventare proprietaria fino alla fine della seconda fase e quindi fino al 23 marzo 2018, questo comunque è un problema, anche se loro ritengono di avere le carte in regola per superarlo
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