Che
facciamo del processo ‘Ambiente svenduto’ ?
Che
facciamo della sentenza della Corte di Strasburgo?
Come
sosteniamo i nuovi esposti, denuncia dello Slai cobas sc sull’accordo
del 6 settembre e sull’immunità parlamentare e l’esposto
denuncia degli ambientalisti contro Mittal?
Innanzitutto
partecipando, riempiendo i Tribunali, e non affidandosi ad avvocati e
a cavilli legislativi.
Questo
lo diciamo innanzitutto alle parti civili del processo “Ambiente
svenduto” e alle associazioni a cui piace apparire su giornali e
televisioni, ma nei processi non sono mai presenti, tranne a volte il
rappresentante e l’avvocato.
Non
è così che si vince nei Tribunali. Nè è così che si fa del
Tribunale uno dei luoghi dello scontro generale a tutela di lavoro e
salute.
Per
questo le parti civili del processo Ilva, lo Slai cobas sc e la Rete
nazionale per la sicurezza e salute sul lavoro e sui territori
organizzano il 13 marzo una presenza al Tribunale e un incontro
pubblico nel pomeriggio – luogo da definire – per unire le
forze e portarle ad una campagna nazionale su questi aspetti.
La
sentenza della Corte di Strasburgo è un’ottima sentenza e
rilancia la giustezza della lotta.
Ma è
una sentenza morale che non si può trasformare in un codazzo
strumentale di pressione verso parlamentari e governo 5stelle che
riempirebbe ancora una volta le pagine dei giornali ma non avrebbe
alcun effetto pratico per operai e cittadini.
Così
come va denunciata la demagogia esibizionista di Codacons - Rienzi,
che spara 5mila euro a tutti i cittadini.
Troppi
inutili personaggi “in cerca d’autori” in queste serie vicende
della città. Anche questa è speculazione.
Il
13 marzo ragioniamo seriamente di questo, operai, lavoratori, parti
civili, cittadini, associazioni, medici, ambientalisti, avvocati.
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