Una
serie di associazioni ha annunciato una manifestazione a Roma il 23
marzo. Essa è nel quadro però di una iniziativa convocata dai
movimenti territoriali No Tav, No Tap.
Lo
Slai cobas sc appoggia la manifestazione di Roma come sindacato
nazionale. Ma per quanto riguarda Taranto, il suo impegno principale
è per far partecipare operai ArcelorMittal, operai cassintegrati
Ilva AS, operai dell’indotto Ilva, allo scopo di favorire questa
partecipazione lo Slai cobas dichiarerà uno sciopero bandiera in
tutta la zona industriale di Taranto e, di conseguenza, organizzerà
o la partecipazione a Roma o la partecipazione operaia ad una
iniziativa contemporanea a Taranto.
Noi
ribadiamo, a differenza dei sindacati confederali, Usb compresa, che
l’accordo del 6 settembre è un disastro per gli operai e la città.
Non è vero che viene tutelato lavoro, salute e sicurezza, bensì
sono stati espulsi dalla fabbrica 2600 operai, senza tener conto dei
tanti posti di lavoro persi nell’indotto; non è vero che è
tutelata la sicurezza perché in AM con meno operaio per fare la
stessa produzione e poi aumentarla, significa aggravare i problemi
della sicurezza in fabbrica.
Non
è vero che l’Accordo Ilva e il suo Addendum ambientale tutelano
l’ambiente a Taranto, e al di là della vicenda continuamente
sbandierata dei parchi minerali, che potremo realmente giudicare
quando sarà pronta, nulla cambia e resta poi in piedi la grave
questione dell’immunità parlamentare.
La
cosa più importante che non bisogna permettere a Mittal, che ora è
all’inizio, di fare quello che ha fatto Riva. E tutto questo non si
può fare senza gli operai.
Non
saranno giudici e processi, anche se è buona la sentenza della Corte
di Strasburgo e il processo "Ambiente svenduto" deve andare fino in
fondo, così come si devono aprire le inchieste sollecitate da slai cobas e
ambientalisti con i loro nuovi esposti contro ArcelorMittal.
Senza
gli operai non si può vincere. Tutti sappiamo quanto è grave il
ricatto occupazionale e salariale, tutti sappiamo quanto complici
siano i sindacati confederali dell’accordo del 6 dicembre, ma o si
vince questa battaglia o non si vince la guerra.
Naturalmente
esprimiamo il nostro netto disaccordo per quella parte degli
ambientalisti, rappresentata dall’Flmu/Cub e altri pezzi sindacali
che hanno rinunciato alla battaglia per il rientro dei cassintegrati
in fabbrica e quindi lasciato campo libero a Mittal.
Ribadiamo
quindi: SI alla manifestazione del 23 marzo a Roma, ma la nostra
parte è quella di organizzare la partecipazione e la presa di
posizione degli operai.
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