venerdì 4 settembre 2020

La crisi dell'appalto ex-ILVA si allarga - ma operai e padroni non sono nella stessa barca...

A rischio 122 posti di lavoro alla Quadrato

Da Corriere di Taranto - - stralci 
La società del presidente di Confindustria Taranto Antonio Marinaro, la Quadrato Divisione Industria Srl (il cui capitale sociale è pari a 100.000 euro ed è attualmente composta dal soci United Vask Managmrent sel titolare del 98% del capitale sociale e lo stesso Antonio Marinaro, l’attuale amministratore, titolare del 2% del capitale sociale), presenta alla sezione fallimentare del tribunale di Taranto una richiesta di concordato con riserva ex art. 161 (per grave crisi di liquidità temporanea),

Antefatto.

negli ultimi tempi la figura del presidente Marinaro è apparsa sempre più in secondo piano rispetto alla vertenza dell’ex Ilva, in particolar modo per quel che concerne il conflitto in essere tra le ditte dell’indotto associate a Confindustria Taranto (ben 76) e la multinazionale ArcelorMittal, in merito al ritardo dei
pagamenti sulle fatture scadute inerenti i servizi erogati dalle aziende, che ad oggi registrano uno scaduto pari a 38 milioni di euro.

Dalla rimodulazione degli appalti nell’agosto dello scorso anno alla serrata del novembre scorso (sulla quale in realtà Confindustria mantenne una posizione più defilata rispetto al Comune e alla Regione nonché delle ditte degli autrasportatori o dei così detti ‘padroncini‘) sino ad arrivare allo scontro frontale con la multinazionale tanto da cercare di coinvolgere l’intera associazione in una class action di massa contro ArcelorMittal (azione che in realtà non venne condivisa da molti associati ed articolo, il nostro, che fece molto rumore tanto da provocare svariati mal di pancia all’interno di Confindustria e della stampa locale), Marinaro ha certamente ricoperto un ruolo da protagonista negli ultimi mesi, spesso trovando sponda nel sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e nel presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, nonché nella Camera di Commercio di Taranto (diretta dall’ing. Sportelli che dai tempi dei Riva e sino all’amministrazione commissariale era presente con la sua Sincon all’interno dell’indotto Ilva) e nella Confapi Industria Taranto guidata da Roberto Palasciano.
Sino ad arrivare alla clamorosa richiesta presentata al governo di riprendere in mano la gestione del siderurgico, sottraendolo al privato:
Ruolo, quello di Marinaro, che però è andato scemando nel tempo, anche e soprattutto dopo la richiesta di concordato per la sua società. Del resto, il segnale inequivocabile che qualcosa stava cambiando all’interno di Confindustria Taranto, si palesò il 22 luglio scorso quando Arturo Ferrucci, responsabile delle risorse umane di Arcelor Mittal Italia, per un confronto e fare il punto sui temi riguardanti l’indotto dell’ex Ilva incontrò Antonio Lenoci (titolare della Stoma Engineering S.p.A., società con la quale ebbe non pochi problemi economici lo scorso anno) e presidente della sezione metalmeccanica di Confindustria Taranto e non, appunto, Marinaro (che lo stesso giorno partecipò ad una riunione in Prefettura in merito alle difficoltà di accesso alle misure creditizie post Covid e il costo del lavoro per le aziende del settore tessile della provincia ionica).
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2020/07/22/arcelormittal-confindustria-taranto-riparte-dialogo-su-indotto/)

E’ chiaro che le cause di questa crisi siano da ricercare in particolar modo, oltre che nel trend negativo dell’economia in generale, nella perdita dell’appalto nel settore delle pulizie industriali dello scorso agosto all’interno dell’indotto dell’ex Ilva. Che in particolar modo durante la gestione commissariale aveva garantito introiti importanti alla società, come a molte altre ditte locali (cosa che abbiamo sempre messo in risalto).
Del resto, è la stessa società a metterlo nero su bianco nella sua istanza di concordato: “Le cause principali della crisi aziendale sono da attribuirsi principalmente alla condizione di crisi dello stabilimento siderurgico di Taranto: a partire dal dicembre 2015 la società ha acquisito importanti commesse in un primo momento considerate economicamente vantaggiose, ma successivamente rivelatesi eccessivamente onerose, dal punto di vista delle prestazioni richieste alla società odierna ricorrente. Peraltro la nota posizione di supremazia economica e contrattuale della Committente, ha reso impossibile modificare equamente le condizioni contrattuali (il riferimento è anche all’appalto vinto Alliance Green Services Italia S.r.l. società in join venture con ArcelorMittal). Il disequilibrio economico-finanziario causato dal rappotto contrattuale sbilanciato con l’ex ILVA – si ripete in alcun modo imputabile alla ricorrente – unitamente agli onerosi e ingenti investimenti sostenuti dalla medesima società per far fronte alle commesse acquisite dall’impresa siderurgica, hanno causato ingenti perdite economiche, aggravate dal mancato rinnovo di alcuni contratti quadro e dai ritardi negli incassi: questi ultimi avvenimenti in particolare hanno comportato una notevole riduzione del cash-flow aziendale gencrando un incremento dell’indebitamento nei confronti di istituti bancari, fornitori, eratio ed istituti previdenziali”.
In ultima la pademia da Covid-19 “un fattore esterno, imprevedibile, che ha aggravato le difficoltà economiche dell’azienda, imponendo come è noto il fermo di tutte le attività per quasi due mesi: una concausa della crisi che ha reso più lento l’avvio del processo di risanamento”.
Il che ha comportato su 122 unità, ben 113 venissero posti in cassa integrazione staordinaria per crisi aziendale conseguente ad evento improvviso ed imprevisto (pandemia Covid-19).
(leggi tutti gli articoli su Confindustria Taranto https://www.corriereditaranto.it/page/2/?s=confindustria&submit=Go)
Tra l’altro, fattore non di poco conto, la Quadrato Divisione Industria Srl oltre ad avere attualmente in essere un appalto con la Asl di Taranto, si aggiudicò nel marzo scorso, insieme al Consorzio Stabile Sinergica, il bando per la realizzazione dei primi interventi di riqualificazione di Palazzo degli Uffici per un valore pari a  1.155.056,320 euro, ribassando del 20% la base d’asta.
Ora la necessità più impellente è il rilascio del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva, scaduto il 15 giugno 2020). Nell’istanza si legge infatti che “vi sono alcune Stazioni appaltanti che per appalti già aggiudicati (avviati e da avviate) (vedi contratto di appalto pubblico del 25.6.2019 n, 9404 rep stipulato tra la società e il Comune di Taranto e delibera del DG dell’ASL VA n. 1331/2020 di aggiudicazione definitiva di appalto) hanno già richiesto agli Enti competenti il documento di regolarità contributiva”.
Il rilascio del DURC eviterebbe la sospensione degli appalti e dei pagamenti “fondamentali per il soddisfacimento dei creditori pertanto si chiede che il Tribunale ivoglia ordinare con decreto all’INPS, all’INAIL, l’immediato rilascio del DURC al fine di consentire la continuità dei rapporti di appalto aggiudicati e in corso d’opera”.
A fine settembre scadono i 120 giorni richiesti dalla società per presentare piano concordatario o in alternativa per perfezionare l’accordo di ristrutturazione dei debiti (che sembrano essere alquanto ingenti). Per far ciò è chiaro che si renda necessario “accedere alla procedura concorsuale in oggetto per garantire l’integrità del patrimonio e la parità di trattamento dei diversi creditori e sospendere le eventuali iniziative esecutive destabilizzanti dei creditori sociali”. Questo “da un lato, a garantire il miglior soddisfacimento dei creditori, dall’altro, a salvaguardare i posti di lavoro (si ricorda che attualmente i dipendenti in forza risultano pati a an. 122 unità) e quindi la sopravvivenza. dell’azienda, anche nell’interesse (non di minor conto) dell’economia territoriale” si legge nell’istanza della società.

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