Ex Ilva, tensioni negli stabilimenti. Manganaro (Fiom): “Investimenti a zero e il Governo non dice cosa farà”
Il messaggio da Genova è forte e chiaro: "Se toccano Cornigliamo reagiremo"
Genova. Risale la tensione negli stabilimenti Ilva vista l’incertezza sulle decisioni che prenderà il Governo. La scadenza del
30 novembre, data entro la quale
ArcelorMittal potrebbe restituire impianti e lavoratori ai commissari si
avvicina e non mancano le tensioni.
Alcuni giorni fa è trapelata la notizia che Mittal volesse fermare le
linee di zincatura a Taranto come a
Genova. Nello stabilimento di Cornigliano sindacati ed rsu si sarebbero
immediatamente mobilitati minacciando scioperi in caso di stop, visto
che solo una decina di giorni fa a Genova è stata firmata la proroga
della cassa integrazione per Covid senza che ci fossero accenni sulla
zincatura, e l’allarme è -al momento – rientrato.
Ieri tuttavia a Genova c’è stato un i
ncontro tra rsu e direzione dello stabilimento sulla sicurezza:
“Ci sono linee che funzionano a fatica – spiega il segretario genovese
della Fiom Bruno Manganaro – e problemi di sicurezza perché non ci sono
investimenti. Credo che incontreremo l’azienda nei prossimi giorni in
Confindustria. Si tratta al momento di micro-conflitti ma è evidente che
Mittal sta tirando la corda in attesa delle decisioni del Governo. Oggi
fra l’altro ci sarà un incontro fra i legali perché Mittal al momento
non sta pagando l’affitto degli impianti”.
L’attesa per le decisioni che prenderà il Governo
quindi si riversa direttamente sulla produzione: “Se questa primavera il
Covid aveva bloccato i mercati, soprattutto quello dell’auto, oggi la
situazione internazionale è diversa – spiega Manganaro – tanto che
in Francia e in Spagna la produzione negli stabilimenti Mittal è ripartita.
Ma non in Italia: il rischio è quindi che Mittal decisa di spostare
all’estero le commesse e questo significa mettere a rischio i posti di
lavoro”.
Questo pomeriggio il ministro Patuanelli ha convocato a Roma i
soli sindacati di Taranto per un
incontro dopo il presidio di un centinaio di persone che si è tenuto
ieri davanti allo stabilimento: “I nazionali andranno alla fine ma solo
come osservatori – spiega Manganaro – e ritengo questa una convocazione
piuttosto anomala perché se è vero che la situazione a Taranto è più
grave la trattativa deve riguardare tutti gli stabilimenti. Per noi il
messaggio resta chiaro: se toccano Genova noi siamo pronti a reagire”.
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