Al vertice, il primo dopo il lungo stop seguito al burrascoso confronto del 25 maggio scorso e alla vigilia del doppio sciopero di 24 ore ciascuno proclamati a Taranto per li 4 e il 7 settembre prossimo, parteciperanno, a quanto si apprende, i leader Roberto Benaglia, Francesca Re David e Rocco Palombella e l’Ad della multinazionale dell’acciaio, Lucia Morselli.
Un confronto che si svolgerà in presenza, alle 14, anche se non è stata resa nota la sede del confronto che in ogni caso non sarà una sede istituzionale e non vedrà presente esponenti di governo, e che verterà sull’intera partita, dal piano industriale all’occupazione non ultima la gestione della cassa integrazione da parte di Mittal. Difficile però che domani da questo incontro esca qualcosa di rilevante.
L’incontro precederà quello previsto per le 15,30 in Prefettura a Taranto, coordinato da Palazzo Chigi, in merito alle vicende dell’indotto Ilva.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2020/08/26/ex-ilva-vertice-sullindotto-coordinato-da-palazzo-chigi/)
Palombella Uilm
“La vicenda dell’ex Ilva dura da oltre otto anni, dal sequestro degli
impianti nel luglio del 2012. La situazione è drammatica, vicina al
punto di non ritorno, irreversibile, con un conseguente disastro
ambientale, occupazionale, sociale ed economico. Ora occorre
immediatamente fissare un serio confronto con i sindacati, con le
autonomie locali, con le rappresentanze datoriali, per arrivare a una
ragionevole soluzione che valorizzi e salvaguardi prioritariamente
l’ambiente e ogni posto di lavoro, diretto e indiretto”. Lo dichiarano
in una nota congiunta Rocco Palombella, segretario generale Uilm, ed Alessia Potecchi, Responsabile Dipartimento Banche, fisco e finanza del Pd Milano Metropolitana.
“In questi anni ci sono state tante dichiarazioni
contraddittorie – sottolineano Palombella e Potecchi – ma nessuna idea
nè strategia di lungo respiro, che veda l’ex Ilva e il settore
siderurgico al centro del rilancio del nostro Paese”.
“Bisogna utilizzare le risorse del Recovery Fund – aggiungono – non solo per sussidi ma soprattutto per progetti concreti che puntino sulla transizione energetica, graduale decarbonizzazione, ricerca, sviluppo, l’utilizzo delle migliori tecnologie. Tutto questo con l’obiettivo della tutela ambientale, la difesa occupazionale, il rilancio della più grande acciaieria europea e di un settore siderurgico fondamentale per la ripresa del nostro Paese”.
“L’ultimo incontro sulla situazione dell’ex Ilva è stato tenuto in videoconferenza il 9 giugno scorso – concludono -. Da quasi tre mesi si attende una nuova riunione con il Governo e Ilva Amministrazione Straordinaria, mentre si svolgono incontri segreti, di cui si è avuta conoscenza solo tramite articoli di giornale”.
“Bisogna utilizzare le risorse del Recovery Fund – aggiungono – non solo per sussidi ma soprattutto per progetti concreti che puntino sulla transizione energetica, graduale decarbonizzazione, ricerca, sviluppo, l’utilizzo delle migliori tecnologie. Tutto questo con l’obiettivo della tutela ambientale, la difesa occupazionale, il rilancio della più grande acciaieria europea e di un settore siderurgico fondamentale per la ripresa del nostro Paese”.
“L’ultimo incontro sulla situazione dell’ex Ilva è stato tenuto in videoconferenza il 9 giugno scorso – concludono -. Da quasi tre mesi si attende una nuova riunione con il Governo e Ilva Amministrazione Straordinaria, mentre si svolgono incontri segreti, di cui si è avuta conoscenza solo tramite articoli di giornale”.
Brigati Fiom
“La vertenza ex Ilva, ancora ad oggi, è in bilico e senza un percorso ben definito dal governo, che anzi sembra traccheggiare in assenza di un piano industriale e ambientale che possa rilanciare seriamente lo stabilimento siderurgico di Taranto. Si continua a vivere una fase di incertezza all’interno dello stabilimento siderurgico, infatti, ci sono migliaia di lavoratori collocati in cassa integrazione e le attività manutentive, su impianti che richiederebbero una programmazione di interventi in alcuni casi anche strutturali, sono ferme. La Fiom Cgil a più riprese ha inoltrato alla gestione commissariale di Ilva in as una relazione dettagliata in merito alle criticità presenti in tutto lo stabilimento che ad oggi, in assenza
di interventi e di lavoratori delle manutenzioni centrali e di zona
collocati in cassa integrazione, stanno determinando di fatto un peggioramento degli impianti in marcia”. E’ quanto afferma in una lunga rfilessione sullo stato attuale del siderurgico di Taranto, Francesco Brigati, componente della segreteria Fiom Cgil e coordinatore delle Rsu.
“Inoltre, riteniamo necessario affrontare le tematiche che riguardano direttamente i lavoratori dello stabilimetno siderugico. Infatti, nonostante le numerose segnalazioni della Fiom Cgil, siamo ancora in attesa del riscontro di ilva in as in merito alle perizie avvenute sugli impianti” si legge ancora.
“Il prossimo 2 settembre il governo, tramite il sottosegretario Turco, ha convocato Confidustria ed ArcelorMittal per affrontare il tema dell’indotto ex ilva escludendo, ancora una volta, le organizzazioni sindacali che rappresentano migliaia di lavoratori, i primi ad aver subito licenziamenti e perdite consistenti sul salario e sui diritti. Infatti, un tema che avremmo voluto affrontare con governo, Confindustria e la multinazionale è la questione del dumping contrattuale con cui si riducono salari e diritti dei lavoratori a beneficio di imprese multiservizi e di ArcelorMittal e a discapito della qualità del lavoro e della sicurezza in un luogo di lavoro ad alto rischio di infortuni” denuncia Brigati. “Sul tema del dumping contrattuale programmeremo delle iniziative come Fiom Cgil per impedire che ci sia una rincorsa al ribasso sugli appalti da assegnare e che notoriamente si ripercuote sul costo del lavoro e sulla sicurezza dei lavoratori” ribadisce il coordinatore delle Rsu.
“ArcelorMittal non mostra nessun interesse verso il territorio e i lavoratori, d’altronde non puoi aspettarti nulla da una multinazionale, ma nonostante ciò il governo continua a trattare e si pensa ad un intervento pubblico attraverso Invitalia. In poche parole Invtialia entrerà nel capitale sociale di di ArcelorMittal, il quale ancora non è proprietria degli stabilimenti del gruppo ex ilva. Una multinazionale che non paga nemmeno il fitto e che avrebbe una consistente quantita di liquidità rinveniente da invitalia con un piano industriale che prevede esuberi e ridimensionamenti importanti” denuncia Brigati.
“Noi non accetteremo nessun ridimensionamento e il governo deve dare risposte certe per il futuro dello stabilimetno di Taranto sia sul versante ambientale che occupazionale. Quest’ultimo tema, per i sindacati confederali, non riguarda esclusivmaente i lavoratori di ArcelorMittal ma anche il futuro di migliaia di lavoratori al momento in Ilva in as e che sono garantiti dall’accordo del 6 settembre 2018 – conclude Francesco Brigati della Fiom Cgil Taranto -. È giunto il tempo di affrontare le questioni entrando nel merito con studi di fattibilità ed introducnedo la valutazione di impatto sanitario preventitva per porre fine ad inutili contrapposizioni tra ambiente, salute e lavoro”.
“Inoltre, riteniamo necessario affrontare le tematiche che riguardano direttamente i lavoratori dello stabilimetno siderugico. Infatti, nonostante le numerose segnalazioni della Fiom Cgil, siamo ancora in attesa del riscontro di ilva in as in merito alle perizie avvenute sugli impianti” si legge ancora.
“Il prossimo 2 settembre il governo, tramite il sottosegretario Turco, ha convocato Confidustria ed ArcelorMittal per affrontare il tema dell’indotto ex ilva escludendo, ancora una volta, le organizzazioni sindacali che rappresentano migliaia di lavoratori, i primi ad aver subito licenziamenti e perdite consistenti sul salario e sui diritti. Infatti, un tema che avremmo voluto affrontare con governo, Confindustria e la multinazionale è la questione del dumping contrattuale con cui si riducono salari e diritti dei lavoratori a beneficio di imprese multiservizi e di ArcelorMittal e a discapito della qualità del lavoro e della sicurezza in un luogo di lavoro ad alto rischio di infortuni” denuncia Brigati. “Sul tema del dumping contrattuale programmeremo delle iniziative come Fiom Cgil per impedire che ci sia una rincorsa al ribasso sugli appalti da assegnare e che notoriamente si ripercuote sul costo del lavoro e sulla sicurezza dei lavoratori” ribadisce il coordinatore delle Rsu.
“ArcelorMittal non mostra nessun interesse verso il territorio e i lavoratori, d’altronde non puoi aspettarti nulla da una multinazionale, ma nonostante ciò il governo continua a trattare e si pensa ad un intervento pubblico attraverso Invitalia. In poche parole Invtialia entrerà nel capitale sociale di di ArcelorMittal, il quale ancora non è proprietria degli stabilimenti del gruppo ex ilva. Una multinazionale che non paga nemmeno il fitto e che avrebbe una consistente quantita di liquidità rinveniente da invitalia con un piano industriale che prevede esuberi e ridimensionamenti importanti” denuncia Brigati.
“Noi non accetteremo nessun ridimensionamento e il governo deve dare risposte certe per il futuro dello stabilimetno di Taranto sia sul versante ambientale che occupazionale. Quest’ultimo tema, per i sindacati confederali, non riguarda esclusivmaente i lavoratori di ArcelorMittal ma anche il futuro di migliaia di lavoratori al momento in Ilva in as e che sono garantiti dall’accordo del 6 settembre 2018 – conclude Francesco Brigati della Fiom Cgil Taranto -. È giunto il tempo di affrontare le questioni entrando nel merito con studi di fattibilità ed introducnedo la valutazione di impatto sanitario preventitva per porre fine ad inutili contrapposizioni tra ambiente, salute e lavoro”.
Nessun commento:
Posta un commento