Ieri - come scrive Corriere di Taranto - La multinazionale ArcelorMittal Italia ha inviato alle organizzazioni sindacali Fim, Fiom e Uilm l’avviso di “Proroga della Cassa Integrazione Ordinaria causale “Emergenza COVID 19”.
La motivazione risiede ancora una volta nel “perdurare della riduzione dell’attività lavorativa riconducibile alla situazione di emergenza epidemiologica da virus COVID 19 in atto a livello nazionale, dichiarandosi “costretta, suo malgrado, ad incrementate di ulteriori nove settimane il ricorso alla CIGO con la causale “EMERGENZA COVID 19″ a far data dal 14/09/2020“.
La sospensione interesserà il personale specificato per categoria e relative unità, così suddivise: 5.623 operai, 1.522 impiegati, 871 equivalenti e 131 quadri.
“si propone l’incontro per procedere alla consultazione là data del 08/09/2020 alle ore 12:00” conclude la multinazionale".
MA A QUESTO PUNTO CHE FA L'INPS, IL MINISTERO DEL LAVORO, L'ISPETTORATO DEL LAVORO DI FRONTE AD UNA TRUFFA COSI' EVIDENTE? Invece di non autorizzare la cassintegrazione covid accompagnano l'illegalità di AM?
Lo Slai cobas per il sindacato di classe, quando era stato convocato dall'Inps di Taranto, a seguito del nostro esposto contro l'uso truffaldino della cassa covid, aveva spiegato e rispiegato ai due funzionari perchè era illegittima la richiesta. Dopo non sappiamo cosa è successo, ma è evidente che ArcelorMittal finora non ha avuto alcuno stop dalle Istituzioni preposte al controllo. QUINDI E' UNA TRUFFA LEGALIZZATA! Che salvaguardia i profitti di Mittal, e attacca invece i salari dei lavoratori, che col 58% di indennità cig covid non possono vivere!
Lo Slai cobas la prossima settimana chiederà conto all'Inps di quanto sta accadendo e denunceremo alla Procura i funzionari conniventi con l'azienda, con nome e cognome.
Ma chiaramente occorrerebbe ben altro. Estendere gli scioperi a tutta la fabbrica.
Ripubblichiamo le parti più significative dell'esposto Slai cobas.
"...l’utilizzo di ammortizzatori sociale previsti per Covid sia illegittimo e costituisca una truffa da parte dell’azienda ai danni dello Stato e una violazione delle norme a tutela dei diritti dei lavoratori.
1) La cassintegrazione era stata già programmata come ordinaria e attuata da ArcelorMittal dal 1 luglio 2019, indipendentemente, quindi, dall'emergenza pandemia, per crisi del mercato dell’acciaio. Pertanto gli operai interessati erano già in cassintegrazione ordinaria prima del lockdown.
2) ArcelorMittal ha continuato – da luglio 2019 a metà marzo 2020 - a prorogare la cassintegrazione ordinaria; con l'uscita del decreto “Cura Italia”, in data 25.3.20 ha comunicato che la cig, senza soluzione di continuità, passava da cassintegrazione ordinaria a cassintegrazione per Covid-19, proseguita poi fino a tutto il 2.8.20, e interessando tutti gli 8152 lavoratori in forza nello stabilimento di Taranto (allegato).
3) Mentre AM poneva in cig Covid, chiedeva ed otteneva in data 4 aprile 2020 la deroga per continuare a produrre, e poi a commercializzare, nel pieno periodo di lockdown. Unica fabbrica in Europa che, non facendo produzione essenziale, ha continuato a far lavorare ben 5000 lavoratori (3000 diretti e 2000 appalto)
Pertanto, da un lato ha continuato a produrre, ponendo a rischio i lavoratori (alcuni sono risultati positivi al COVID), dall'altro ha utilizzato la cig per Covid.
L'insistenza con cui ArcelorMittal ha chiesto nei Tavoli in Prefettura di Taranto di continuare la produzione - ponendo il solito “ricatto”: o produco e commercializzo o vado via - mostra, a parere della scrivente, che l'emergenza pandemia non ha costituito una situazione di crisi nuova e rilevante, né una caduta degli ordini normali, tali che giustificasse la richiesta di Cig Covid.
La crisi di sovrapproduzione dell'acciaio a livello mondiale, la crisi di mercato vi sono da molti anni; ArcelorMittal, invece, da cambio da cig ordinaria a cig covid ha inteso, arbitrariamente, addebitare unicamente all'emergenza pandemica, tali difficoltà.
Lo stesso rallentamento produttivo era già previsto, fin dall'accordo del 6 settembre 2018 – entrata di ArcelorMittal – e successivi accordi e Tavoli precedenti il lockdown e relativo alle ragioni di crisi di mercato e di organizzazione della produzione già indicati.
LA REALTA' E' CHE MENTRE ARCELORMITTAL, UNICA FABBRICA IN ITALIA E IN EUROPA, CONTINUAVA A PRODURRE E A FAR LAVORARE 5MILA (tra diretti e appalto), QUINDI MENTRE ERA AL RIPARO DAL LOCKDOWN CHE HA INVECE INTERESSATO TANTE REALTA' LAVORATIVE COSTRETTE A CHIUDERE, METTEVA IN CIG COVID UNA PLATEA A REGIME DI 8152 OPERAI DIRETTI.
4) Per gli operai posti in cassintegrazione Covid, questo cambio di motivazione (da ordinaria a Covid) ha comportato un pesante taglio dell’indennità di cig, arrivando a percepire solo il 58%, con pesanti e in alcuni casi anche drammatiche conseguenze sulle condizioni di vita proprie e dei familiari.
L'uso della cig Covid risulta pertanto, a parere della scrivente, fatto al solo scopo di risparmiare, di evitare le procedure normative previste per la cig ordinaria, come di evitare eventuali verifiche da parte dell’Inps previste nelle richieste di cassa ordinaria. Ma, soprattutto, ha avuto lo scopo di allungare il periodo complessivo di cassintegrazione, beneficiando della cassa Covid per tutto il periodo possibile, e subito dopo riagganciare una nuova cassa integrazione ordinaria già programmata...
In questo modo il periodo complessivo di cassintegrazione si allunga per i lavoratori e viene perpetrata una truffa ai danni dello Stato.
ArcelorMittal anche senza l'emergenza coronavirus avrebbe comunque posto in cig lo stesso numero degli operai, ma ha sfruttato a suo vantaggio le norme a tutela di lavoratori di aziende realmente bloccate per il lockdown, utilizzando arbitrariamente fondi pubblici e sottraendo, quindi, dalle casse dello Stato fondi per la cig Covid, che comunque erano limitati, e interessavano altri lavoratori sospesi dal lavoro.
Per
tutti i motivi su esposti la scrivente chiede alla Procura,
alla Direzione dell'INPS, Alla Direzione
ISPETTORATO DEL LAVORO,
per quanto di competenza:
- di accertare l'esistenza di fattispecie penalmente rilevanti;
- di non autorizzare la cig Covd-19, per tutti i periodi richiesti da ArcelorMittal Italia.
- di disporre che ArcelorMittal restituisca agli operai posti in cig Covid la differenza tra l’indennità e la retribuzione normale.
Coordinatrice Calderazzi Margherita
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