domenica 6 settembre 2020

Sulla lettera dell'operaio in cig Ilva AS mandata a Conte...

Pubblichiamo stralci della lettera di un operaio in cassintegrazione in Ilva AS - uscita su vari giornali.
In generale non ci piacciono le lettere ai presidenti del Consiglio, al presidente della Repubblica, ecc. fatte da lavoratori, e per giunta individuali. Esse esprimono una concezione alternativa alla necessaria lotta collettiva, l'unica che ridia dignità di classe (a proposito della "dignità" di cui il lavoratore parla nella lettera); queste lettere ricevono a volte pubblicità sui mass media, danno qualche momentanea soddisfazione e illusioni a chi le scrive, ma nulla sul piano di soluzioni effettive - d'altra parte lì dove per caso ci fossero risposte, sarebbero comunque individuali e questo è altrettanto sbagliato.
Tanti operai, ancora migliaia, sono fuori dalla fabbrica, in una cassintegrazione senza futuro, e molti vivono una condizione difficile e disperante come quella dell'operaio che scrive. Che facciamo? Invadiamo tutti di lettere il pres. Conte, o è meglio, e ripetiamo più dignitoso, unirsi e decidere insieme azioni di lotta contro padroni, e contro il governo che finora ha concesso ad ArcelorMittal ciò che pretende, compresa l'accettazione di fatto che i cassintegrati di Ilva AS non rientreranno più in ArcelorMittal? 
Allora, perchè pubblichiamo questa lettera? Per una sola ragione, perchè dice una verità: Il lavoro porta dignità. Questo è un messaggio utile verso i propri compagni in cassintegrazione. Chi, tra gli operai in cig, pensa di poter sfruttare una lunga cassintegrazione, che tutto sommato è meglio così (con qualche lavoretto e reddito in più in accompagnamento) che tornare a lavorare, ha già perso la dignità come operaio.

DALLA LETTERA DELL'OPERAIO EX ILVA AS
 "...Non voglio denaro, ma ridatemi la dignità...In questi ultimi anni sto attraversando una situazione del tutto particolare. Ex operaio della più grande acciaieria europea attualmente in Ilva in As, padre di un bambino di 3 anni e convivente con una donna fantastica che ha rinunciato a tutto per accudirmi. Mi ritrovo ad affrontare un tumore raro dal quale ho volontariamente preso la strada della sperimentazione... tra spostamenti, visite e prenotazioni ho già dilapidato 23.760 euro frutto di risparmi personali e di aiuti da parte di amici e sponsor.  Ma non le scrivo per chiederle soldi, bensì il mio Lavoro che mi riporti la dignità. Articolo 1 della Costituzione Italiana".

Nessun commento:

Posta un commento