GENOVA – Come era ampiamente nelle attese, l’assemblea in sciopero dei lavoratori di Acciaierie d’Italia dello stabilimento di Genova si trasforma in corteo. Convocati da rsu e sindacati alle 7 davanti alla fabbrica di Cornigliano, i metalmeccanici hanno deciso all’unanimità di dar sfogo a preoccupazione e rabbia contro la richiesta di cassa integrazione ordinaria da parte dell’azienda andando a bloccare la strada a mare snodo viario fondamentale per collegare il ponente al centro città. Impossibile uscire dal casello di Genova aeroporto e dirigersi verso il centro. I manifestanti lasciano passare solo ambulanze e vetture dirette agli ospedali. Fumogeni, cori contro i vertici aziendali e anche un falò improvvisato con alcuni copertoni bruciati, proprio sotto la fabbrica di Cornigliano. “Vogliamo mandare un messaggio forte e chiaro al governo, che non può tirarsi fuori- spiega Armando Palombo, coordinatore della Rsu per la Fiom- il lavoratori non possono pagare quella che Giorgetti ha definito una dialettica tra i poteri dello Stato”.
“Che l’inse”, recita uno striscione nuovo di zecca, richiamando il grido del Balilla: “Che abbia inizio”. In piazza anche i lavoratori in cassa integrazione rimasti in Ilva in amministrazione straordinaria. La protesta segue l’incontro di ieri con i vertici dell’azienda, durante il quale i sindacati hanno rispedito al mittente la richiesta di cassa integrazione ordinaria, nonostante la mediazione tentata dal management con la proposta di 15 giorni lavorativi al mese per tutti i lavoratori. “La cassa integrazione ordinaria non ha nessuna ragione- sintetizza Bruno Manganaro, ex segretario Fiom Genova- pesa solamente sul reddito e sulle spalle dei lavoratori. Chiediamo al governo di intervenire, a cominciare dal ministro Andrea Orlando, anche in qualità di azionista: che cosa hanno intenzione di fare con questa azienda? Non si può pensare che i lavoratori aspettino in cassa integrazione. Dobbiamo tornare a essere visibili come sappiamo noi, su quella strada, la Guido Rossa, che ha il nome di un nostro compagno, un lavoratore dell’Ilva che ha dato la vita anche per la fabbrica”. Il blocco si annuncia prolungato: i lavoratori chiedono il ritiro della procedura e l’intervento immediato del governo, anche in qualità di azionista di Acciaierie d’Italia. “Se non arriva la convocazione del governo- avverte Manganaro- torneremo sulla Guido Rossa anche domani. Giovedì è un giorno di festa per Genova, ci fermeremo per rispetto della città. Ma se le orecchie rimangono sorde e le bocche cucite, venerdì tutti in corteo davanti alla Prefettura“.
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