martedì 8 giugno 2021

Che faceva l'ex Proc. Capristo per "inquinare" il processo Ilva - Dal resoconto dell'Avv. Gianluca Vitale di Torino, legale per lavoratori/parti civili e per lo Slai cobas

AVV. VITALE: CIO' CHE AVVENNE NELL'UDIENZA DEL 17.1 2017 DEL PROCESSO "AMBIENTE SVENDUTO"

Il difensore di Riva Fire, oggi Partacipazioni Industriali, ha comunicato che è stata è stato nominato un curatore speciale. Per quanto si è capito il curatore speciale è stato nominato perché i tre commissari si trovano in una situazione di incompatibilità, essendo già amministratori straordinari di Ilva SpA
Il difensore ha quindi chiesto un rinvio per consentire la formalizzazione, da parte del curatore, della richiesta di patteggiamento. A quanto si ė compreso nella richiesta di rinvio, formulata anche con una nota scritta, è già precisato che a maggio sarà definito lo stato passivo; si puó quindi pensare che, sino a maggio, non sará possibile formalizzare definitivamente.
Tutto questo, per quello che sappiamo, benchė i termini dell'accordo di patteggiamento - che ė in realtà un accordo "politico" che vede una triangolazione tra procure (Milano e Taranto col Proc. Capristo), governo, commissari, riva,... - siano già ampiamente stabiliti, ed hanno già l'assenso della Procura.

A questo punto alcuni difensori delle parti civili hanno preso la parola, opponendosi con forza al rinvio e chiedendo, eventualmente, che si proceda già a separare le posizioni di Ilva e Riva forni elettrici (ed eventualmente Riva Fire-Partecipazioni Industriali) e ripartire con il processo "principale". Dalla prima udienza della "prima" Corte d'Assise sono passati 15 mesi (in mezzo c'ė stato il ritorno al GIP e il riavvio dell'Assise); dell'udienza in cui la Procura, Capristo, ha cambiato l'impostazione delle società, consentendogli un patteggiamento altrimenti impossibile, quasi tre mesi... E ancora non si ė riusciti ad andare avanti...

In particolare l'avvocato Vitale, per alcune parti civili ed anche per Slai Cobas, ha in primo luogo evidenziato che la Corte di Assise non ancora deciso sulle questioni preliminari sollevate a settembre e mai decise. Inoltre ha ricordato che, se ė vero che le parti civili formalmente non hanno diritto di entrare nel merito del patteggiamento, hanno comunque il diritto di dubitare che questo sia legittimo e di esprimere i propri dubbi. E qui di dubbi ne hanno tanti, a cominciare dal fatto che le legge prevede che il patteggiamento delle società possa essere ammesso solo quando le persone imputate potrebbero ipoteticamente patteggiare (ció che si puó fare solo se la pena finale sia sotto i 5 anni).
Accettare questo patteggiamento significa considerare il reato commesso da chi amministrava l'Ilva come un reato di "ridotta gravità" (di reati di ridotta gravità parla la relazione illustrativa delle legge sulla responsabilità "penale" delle società quando parla del patteggiamento); significa accettare che si pensi che quello che è successo a Taranto non è poi così grave. Significa dare agli imputati la possibilità di chiedere, quando saranno finalmente giudicati, quella stessa mitezza e "comprensione" che ė stata riservata alle società.
Ma è soprattutto sulla necessità di assicurare al processo dei tempi certi che i difensori delle parti civili hanno insistito.
Vicende estranee al processo, di carattere strettamente politico, anche se coinvolgano i massimi livelli politici, non possono eterodirigere i tempi della giustizia penale, ha sottolineato l' avv. Vitale.
È per questi motivi e con questi argomenti che le parti civili hanno chiesto con forza di respingere la richiesta di rinvio; in alternativa hanno chiesto di separare il processo alle persone dal processo alle società perché non si possa pensare che quest'ultimo venga usato per impedire di giudicare le persone che hanno condotto alla devastazione ambientale di Taranto.
L'esigenza di un processo con tempi certi ed accettabili non è un capriccio delle parti civili, ma un preciso obbligo di livello costituzionale ed internazionale (come più volte affermato dalla Corte Europea dei Diritti dell'uomo), che dovrebbe sempre guidare i giudici.
Di fronte ad un accordo di dubbia legittimità, e che forse non risponde neppure al principio che "chi inquina paga", non sembrano quindi giustificate queste continue richieste di rinvio - oggi l'assoluto silenzio della Procura, la scorsa udienza con l'assenso del Procuratore Capo, Capristo, in persona.
La Corte di Assise, pur dopo aver ricordato che già la scorsa udienza era stato dato un termine maggiore di quello previsto dal codice proprio per dar modo di definire la richiesta di patteggiamento, ed aver ricordato che dalla data di modifica del capo di imputazione sono passati quasi tre mesi, ha rinviato al 1 marzo.

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