Da un gruppo di operai, che si vanno riorganizzando con l'azione della RSA Slai cobas, che da sempre ha chiamato gli operai a non rassegnarsi e a non dare alcuna fiducia all'azione "addormentante" dei sindacati confederali.
Corriere di Taranto
PUBBLICATO IL 24 MARZO 2022, 21:29
Alcuni lavoratori della Cemitaly, l’ex Cementir, tornano ad affrontare la varie tematiche riguardanti la loro vertenza. “Quando parliamo della vertenza che riguarda la cementeria di Taranto, bisogna tener presente che è una vera e propria industria. Industria insediata a Taranto negli anni sessanta, e che si estende per ben 300.000 metri quadri. Tale industria ha prodotto cemento in polvere utilizzando ben 3 altoforni alimentati a carbone, ha parchi di stoccaggio materie prime, camini fumi, vari meccanismi di macinazione e polverizzazione di materiali. Tra i quali: argilla, calcare, loppa proveniente dall’acciaieria, ceneri provenienti dalla centrale di Cerano ecc. Operazioni che hanno fatto scaturire procedimenti della Procura di Lecce in merito alla questione rifiuti speciali. Quanto sarebbe stato utile che la Procura avesse ascoltato anche i lavoratori?” si legge nel loro intervento.
“E’ palese quanto prima CEMENTIR, poi ITALCEMENTI, abbiano preso parte al disfacimento di Taranto e del territorio. Le polveri depositate sul territorio, purtroppo non provengono solo dall’acciaieria. Anche per questo la cementeria viene spesso denominata “la piccola Ilva” e essendo adiacenti, le due si confondono tra di loro. Ora di fatto i lavoratori ITALCEMENTI, non sono piu’ di fronte alla scelta se ammalarsi, ammalare o lavorare, perché a settembre prossimo saranno tutti licenziati da ITALCEMENTI e il sito industriale abbandonato. E Italcementi cosa restituisce al territorio dopo averlo spremuto sino all’ ultima goccia? Un bel monumento abbandonato che forse dovrebbe ricordare, che le multinazionali a Taranto tutto possono. In questo contesto Italcementi viene pure premiata affidandoli la commessa per la fornitura di cemento di una vasta area di pavimentazione del porto. Cemento fatto dallo stabilimento di Taranto in modo ecosostenibile e dai suoi lavoratori Tarantini? Assolutamente no” proseguono i lavoratori.
“Ora veniamo alla vicenda lavorativa. I lavoratori della cementeria vengono messi in cassa integrazione gia’ nel 2014.Dal 2014 al 2021 prima Cementir, poi Italcementi attingono alle più svariate forme di cassa integrazione. Casse integrazione che hanno lo scopo di traghettare l’aziende e i suoi lavoratori, in un particolare periodo di crisi, a fronte della presentazione di un piano industriale redatto dalle aziende. Piano industriale mai reso noto e mai attivato, visto già allora, l’intenzione di abbandonare il sito e licenziare i lavoratori. Quindi i soldi dei contribuenti sono stati utilizzati per pagare i suoi lavoratori fintanto non si riusciva a licenziarli. E di fatto nel settembre 2021, ITALCEMENTI apre una procedura di licenziamento collettivo per cessata attività che riguarda tutti i lavoratori di Taranto. Procedura legittimata e sottoscritta dall’azienda, da Confindustria, dai sindacati di categoria, dalla Regione Puglia: vergognoso” si legge ancora nella lettera dei lavoratori.
“Sempre più spesso sentiamo parlare di transizione ecologica di Taranto, utilizzo dei fondi PNRR in progetti ecosostenibili. Quante di queste voci sono slogan e quanto si sta facendo in concreto? Perché la nostra vertenza non diventa un emblema di questa transizione? E perché i lavoratori Italcementi non vengono inseriti in questa ottica di rinnovo? Se oggi non riusciamo a dare nuova vita alla cementeria ed occupazione ai suoi lavoratori, come possiamo credere di farlo domani con l’acciaieria e i suoi dipendenti? Dopodomani con la raffineria? Si, perché quello che sta accadendo è un pericoloso precedente. Se oggi si permette a Italcementi di abbandonare il sito e licenziare, domani lo stesso accadrà con le altre multinazionali presenti sul territorio. E Taranto diventerà ben presto un cimitero industriale che seppellisce lavoratori e abitanti” concludono il gruppo di lavoratori della Cemitaly di Taranto.
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