Partecipazione molto buona, si contavano circa 200 irriducibili, al presidio di venerdì 11 marzo alla Presidenza della Regione Puglia indetto dall'USB Taranto a sostegno dei lavoratori Ilva in AS, di quelli della Sanitaservice e dei lavoratori delle mense degli ospedali. Presenti al tavolo per USB il segretario provinciale e sette rappresentanti dei lavoratori, mentre per la Regione il presidente della task force per le crisi aziendali, l'assessore al lavoro e due consiglieri. Qui scriveremo esclusivamente della questione Ilva.
Argomento di discussione era il cosiddetto “modello Genova” per la platea di lavoratori rimasti alle dipendenze di Ilva, discussione dalla quale si è venuti a conoscenza dell'assoluta negazione dell’applicabilità di tale modello a Taranto da parte del Ministero dello sviluppo economico e dei sindacati confederali. A fronte di ciò la rappresentanza della Regione ha espresso la volontà di agire autonomamente mettendo sul piatto € 10.000.000 per impiegare i lavoratori in cassintegrazione in lavori di pubblica utilità, denaro che andrebbe prelevato da una parte dei fondi regionali del PNRR previa autorizzazione dell’ANPAL. Questo denaro, stando alle dichiarazioni, verrebbe versato come indennità del 20% della cassintegrazione stessa ai lavoratori che, iscritti ad una piattaforma apposita, siano disposti ad accettare la proposta lavorativa, tutto questo in via sperimentale per un anno e riservato ai residenti della provincia di Taranto. Si parla di indennità e non di stipendio vero e proprio perché, fosse così, verrebbe meno il trattamento integrativo previsto dall'accordo del 6/9/'18 così come la cassintegrazione stessa, per riversare tutto in un'unica soluzione che di certo non gioverebbe economicamente.
Per tutta risposta l’USB ha accolto positivamente la proposta ma con riserva, l’organizzazione sindacale infatti ha messo la proprie condizioni al confronto a mo’ di contropartita, essa ritiene d'altronde che la cifra messa a disposizione sia piuttosto bassa, tenendo anche conto che (non avendolo specificato prima) dovrebbe accogliere anche i lavoratori in CIG di altre realtà lavorative della zona industriale del tarantino. Difatti, la richiesta della controparte è di un'indennità del 30% della cassintegrazione da estendersi anche ai lavoratori residenti nelle provincie di Bari e di Brindisi, dato che lo stabilimento accoglie(va) moltissimi pendolari. Altre richieste sono che gli LPU non vengano assolutamente impiegati per i privati dato che alcune imprese guadagnerebbero (come se già non lo facessero a dire il vero) lavoratori da impiegare a costo 0 (per loro) venendo meno al principio di lealtà della concorrenza, e che l'accettazione di questi lavori non sia vincolante per il futuro impiego dei dipendenti del siderurgico. Tutto questo da concludersi nei prossimi tre mesi.
Novità sono attese tra una decina di giorni, al momento continuiamo a (r)esistere.
Vedremo come il tutto si evolverà.
Da Operaio Ilva AS Slai cobas
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