Riportiamo questo eloquente articolo che dimostra da un lato gli effetti della guerra militare degli imperialisti, che segue la guerra economica e commerciale dell'acciaio già in atto da tempo - effetti che saranno scaricati sugli operai (come dimostra l'articolo precedente); dall'altro dice come per i padroni dell'acciaio i governi, compreso quello italiano, le soluzioni le stanno cercando, prevedendo nuovi fondi alle aziende e soprattutto di ridurre ancora quelle norme che possano condizionare i padroni, in particolare sulla questione ambientale, e liberarli di lacci e lacciuoli, perchè comunque possano salvaguardare i loro profitti, ora nella guerra interimperialista come è stato prima nella pandemia.
Per gli operai, per le masse popolari che da questo avranno nuovi e pesanti tagli al lavoro e al salario, ricadute pesanti dell'aumento dei prezzi sulle bollette, benzina e su tutti i beni necessari, peggioramento della situazione ambientale NON C'E' NIENTE!
Guerra e siderurgia, un’altra bomba sull’economia italiana
4 Marzo 2022 di Andrea Muratore
Lo tsunami bellico in Ucraina rischia di causare un effetto contagio sul prezzo dell’acciaio e dunque sulla stabilità dell’industria italiana ed europea, ha spiegato in un webinar organizzato dalla sua testata il responsabile dell’Ufficio Studi di Siderweb, Stefano Ferari: “Russia e Ucraina sono tra i Paesi più attivi nella fornitura di materie prime e semilavorati siderurgici all’Ue e all’Italia e i venti di guerra portano incertezza, che si riverbera sui prezzi”.
A questo si aggiunga il fatto che la guerra in Ucraina sta provocando un’accelerazione senza precedenti nei prezzi di petrolio, gas naturale e elettricità. L’aumento dei prezzi a febbraio al 5,8% registrato in settimana da Eurostat dopo il 5,1% a gennaio è stata una doccia fredda.
E il fatto che “senza acciaio non c’è industria”, ricordando la massima di Oscar Sinigaglia, rende la siderurgia un settore chiave.
Siderurgia: quanto costa all’Italia la guerra in Ucraina
Nei primi undici mesi del 2021, secondo quanto elaborato dall’Ufficio Studi siderweb su dati Eurostat, l’Italia ha importato dall’Ucraina 5,18 milioni di tonnellate di acciaio, in aumento del 77,6%.
Gli aumenti, a causa della guerra in Ucraina, interesseranno i prodotti che da quell’area geografica vengono esportati in Italia e in Europa. “I rumor parlano di rialzi nell’ordine di 150-200 euro la tonnellata. A questo si sommerà una logistica completamente da riorganizzare“, sostiene Cesare Viganò, consigliere delegato di ArcelorMittal Cln Distribuzione Italia.
Non sarà facile, specie per un settore importante per l’Italia e l’Europa. Un settore da 60 miliardi di euro annuo di fatturato che sperava di ricevere dopo la pandemia un’ulteriore spinta da un serio programma di opere pubbliche e da un disegno politico di economia circolare capace di ridurre gli sprechi di materiali, riutilizzare i rottami, riposizionare Roma nelle catene del valore del settore. Ma si trova ora a dover controbattere le emergenze del presente.
Come possono essere sostenibili i piani dell’ex Ilva di portare a mercato 2 miliardi di euro di investimenti e l’obiettivo di 8 milioni di tonnellate in queste condizioni?
Ma da ogni crisi bisogna cogliere il volano dell’opportunità. Per quanto riguarda l’energia, pensare di poter fare a meno da domani dei Paesi coinvolti nel conflitto è velleitario.
Questa situazione, che si va a sommare ad altri fattori storici di tensione, ripropone la necessità di tutelare il siderurgico accelerando anche la transizione energetica e produttiva. Dato che già di per sé la via “verde” porterà con sé un aumento dei costi, appare ora più che mai fondamentale prendere la palla al balzo dedicando energie alla produzione di acciai speciali a più alto valore aggiunto, strategici per il loro utilizzo in comparti critici e molto flessibili per la loro sovrapponibilità con metalli come cromo e manganese.
(Quindi ora) si impongono misure emergenziali di calmieramento dei costi, difesa delle filiere e presidio dell’operatività di un settore già colpito dalla pandemia e della competizione globale...
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