Il capitale trae il suo profitto dallo sfruttamento della forza lavoro che
per il capitalismo è una merce qualunque al pari di una qualsiasi materia prima.
Per produrre una qualsiasi merce oltre alle materie prime ovviamente è
necessario che qualcuno le produca e per un tempo determinato. Nell’arco di
una giornata o nell’arco di un mese o di anni l’operaio
viene messo al lavoro dal capitalista per produrre questa merce, ad un costo (salario) calcolato dal padrone sulla base del costo dei beni necessari a che l'operaio possa presentarsi il giorno dopo a lavorare; in questo salario
il
capitalista contempla anche le spese di ricambio generazionale o di usura da lavoro dell’operaio stesso, come una qualsiasi macchina per la
produzione. L’operaio spende questo
salario per sostenersi, per sopravvivere consumando beni da lui stesso prodotti, in cui è contenuta oltre la parte di ore in cui ha lavorato "per sè", sempre più ridotta, la parte di tempo, pluslavoro, in cui ha lavorato gratis per il capitale; per
cui riporta al capitale il suo guadagno. Di conseguenza, l'operaio è costretto a perpetrare
il danno nei propri confronti, rivendendo di nuovo la sua forza lavoro.
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