IL CAPITALE - capitolo 2°
IL PROCESSO DI SCAMBIO
(ndr) - Ora la merce è stata prodotta (dagli operai) e il capitalista deve venderla. Al capitalista poco importa il valore d'uso di questa merce, il suo soddisfare bisogni delle persone, questo gli interessa solo e soltanto per la vendibilità della merce sul mercato; al capitalista interessa il suo valore di scambio.
"Per andare sul mercato le merci debbono esservi accompagnate dai loro possessori; e in effetti i possessori ve le portano, perché lo scopo per il quale le hanno prodotte è di alienarle (trasferirle) in cambio di altre merci, il cui valore d'uso possa soddisfarli. Per il produttore la merce vale non in quanto valore d'uso, ma in quanto condensato di valore (porta-valore). Perciò le merci devono cambiare necessariamente di mano: scambiarsi.
Tanto più è sviluppata la produzione di merci, tanto più il valore di scambio si autonomizza e si impone sul valore d'uso: tanto più lo scambio si allarga e si intensifica.
Nell'alienare le merci i produttori entrano in rapporti reciproci. Affinché essi possano cedersi scambievolmente le loro merci, è necessario che se ne riconoscano proprietari privati, in altri termini, che si riconoscano indipendenti l'uno dall'altro. Nella permuta l'incontro delle contrapposte volontà prende la forma del contratto (rapporto di volontà). Ma tale contratto non è che il riflesso del rapporto economico delle merci, poiché qui le persone esistono reciprocamente solo come possessori di merci".
(ndr) - Pur se le merci si scambiano in quanto differenti, contenenti un valore d'uso differente (non possono scambiarsi una merce di acciaio con un'altra merce simile di acciaio, ma una merce di acciaio con una merce vestito...), possono scambiarsi sul mercato in quanto hanno valori di scambio simili, cioè è simile il tempo di lavoro che li ha prodotti.
"Lo scambio mette a raffronto le merci in quanto valori, mentre è solo dopo lo scambio che si realizza per il possessore il loro valore d'uso. Ma perché le merci possano realizzarsi come valori occorre che siano valori d'uso e che ciò venga constatato prima. Come soddisfare a queste condizioni contraddittorie?
Si è visto già che le merci possono dimostrare il loro valore unicamente con il loro confronto reciproco, oppure mediante il raffronto con un'altra merce che faccia da equivalente generale e la cui utilità risulti quindi già accertata. Ora è soltanto l'azione sociale di tutte le merci che può fare di una merce determinata l'equivalente generale. Il processo di scambio genera dunque il denaro. Una merce data viene, per consenso comune, messa da parte e utilizzata per esprimere i valori reciproci delle merci".
(ndr) - Quindi è il processo di scambio della merce che genera denaro. Ma nel sistema del capitale sembra l'inverso, che il denaro genera lo scambio e determina le relazioni tra i produttori. Diventando un "Dio denaro" a cui gli uomini si devono assoggettare.
"Da principio è puramente casuale che a svolgere tale funzione sia una merce specifica. A mano a mano però la funzione passa a merci che presentano requisiti materiali idonei, come i metalli preziosi. Poiché i valori differiscono soltanto quantitativamente, caratteristica della merce denaro deve essere almeno la sua divisibilità. L'oro e l'argento lo sono a volontà. Questa caratteristica ed altre spiegano perché l'oro e l'argento costituiscono da parecchi millenni la forma universale di denaro.
La merce che funge da denaro viene ad acquistare un doppio valore d'uso: a) quello di essere oggetto utile particolare; b) quello di servire come denaro.
Il denaro nella sua essenza non è altro dunque che lavoro umano astratto. Naturalmente la merce denaro, come ogni altra merce riceve il suo valore dal lavoro, dal tempo di lavoro. Il processo di scambio le conferisce soltanto la forma specifica di valore, di denaro, di moneta.
Poiché l'oro appena estratto dalle viscere della terra diventa immediatamente, in quanto merce-denaro, incarnazione del lavoro umano, nel denaro il feticismo della merce (che è prodotta dal lavoro degli uomini, ma assume una vita autonoma, separata dal produttore, anzi che sta al di sopra di esso e lo determina nelle sue relazioni sociali e al quale gli uomini debbono sottostare) diventa accecante".
(Giovedì prossimo cominceremo a dare
delle risposte e precisazioni a domande
pervenute)
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