mercoledì 14 gennaio 2015

La mafia degli appalti in Marina... nessuno sapeva... e ora continuano a coprire...

La mafia degli appalti nella Marina è venuta chiaramente alla luce per effetto degli arresti effettuati dalla Procura di Taranto di ufficiali in servizio a Napoli, Roma e Taranto.
Un sistema consolidato, come si è detto, di una prassi mafiosa che si trasferisce da un comandante all'altro.
A fronte di questa inchiesta è impossibile che le gerarchie della Marina Militare di Taranto e a livello nazionale non conoscessero questo “sistema consolidato”, ed è evidente, quindi, che ne sono complici e conniventi, se non beneficiari.
La Marina e l'Arsenale militare di Taranto non sono nuovi ad inchieste gravissime. Una precedente inchiesta negli anni scorsi aveva messo in luce come tutte le imprese appaltatrici lavorassero in condizioni di assoluta insicurezza e nocività, sotto lo sguardo complice della Marina Militare. Un'inchiesta che sostanzialmente è stata messa a tacere, che non si sa che fine abbia fatto, della quale hanno subito i danni esclusivamente i lavoratori.
All'epoca tutti i padroni e padroncini ne erano complici e beneficiari.

A fronte di questo clamoroso scandalo, da due giorni assistiamo all'altrettanto scandaloso tentativo di Sindaco Stefano, amministratori, mass media che, invece di unirsi alla denuncia, sviluppano una campagna a difesa della Marina dipingendola come un corpo sano con qualche mela marcia.
Oscene e indegne risultano le dichiarazioni di Stefano che, a fronte della gravità dello scandalo, dice che si può “contare sulla Marina”... e continua: “puniamo i responsabili, ma i militari hanno salvato migliaia di persone”, alludendo evidentemente a quelli impegnati sul fronte immigrazione. Ma che c'entrano questi militari, rispetto ad un sistema di ufficiali, ad una Base navale che diventa covo di una grande malavita?

Gli imprenditori taglieggiati, infatti, denunciano il reparto della Base navale della Marina Militare di Taranto, diretto dal capitano di vascello, come grande malavita della città.
La Base navale di Taranto quindi è uno dei covi della grande malavita di questa città. La Marina Militare non è solo una piovra che, altrettanto come l'Ilva, occupa Taranto e ne ha provocato inquinamento e devastazione ambientale, ma anche elemento dell'inquinamento morale e civile, di cui bisogna liberare la città.

Su questo, però, vorremmo davvero che forze ambientaliste e associazioni scendano in campo.

Mentre gli imprenditori, quindi, vengono taglieggiati e finalmente sono costretti a denunciare, indecente risulta la dichiarazione del Presidente della Confindustria Cesareo che da tempo strilla e si fa paladino degli imprenditori, presentandosi come espressione dell'imprenditoria onesta e vilipesa. E a fronte di uno scandalo così clamoroso fa dichiarazioni di questo genere: “Sono dispiaciuto per chi ha ceduto ai ricatti. Sì, gli illeciti negli appalti esistono, ma attenti a non gettare fango su tutte le imprese tarantine”. 
E' lui con dichiarazioni così minimizzatrici che sfiorano la collusione che getta fango. Davvero Cesareo non sapeva quello che avveniva agli imprenditori taglieggiati? Davvero Cesareo non ha avuto denunce da imprenditori che pure dovrebbero essere iscritti alla sua associazione? Anche su questo sarebbe bene che la Magistratura non si fermi.

Gli imprenditori, naturalmente, non vanno considerati in questo caso solo vittime ma beneficiari di questo sistema su cui anch'essi hanno costruito in questi anni le loro fortune.

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