Da giorni gli operai dell'appalto Ilva, 3000 operai, con 1500 circa
costantemente mobilitati dalla mattina alla sera, bloccano totalmente le
loro fabbriche, combinata con la messa in libertà decisa da parte delle aziende,
producendo un parziale fermo della produzione Ilva. Rivendicano i loro
salari, che alcuni non percepiscono da mesi, rivendicano una
prospettiva di lavoro futuro nella produzione e ambientalizzazione
della fabbrica, che il decreto Renzi per l'Ilva sostanzialmente non
prevede, se non al costo di forti tagli.
Per difendere salario e lavoro bloccano da giorni quello che è possibile - venerdì hanno bloccato sia
la
via appia che collega la strada Taranto-Bari, sia la 106 che collega Taranto con Reggio Calabria, nei pressi della raffineria ENI, che hanno
continuato a bloccare anche lunedì, mentre intanto come frutto delle
manifestazioni e blocchi in città dei giorni precedenti, presidiano
permanente il Comune, sia all'interno che all'esterno, come postazione informativa che attende notizie dalle istituzioni e dal governo.
Una
lotta giusta e necessaria fatta con gli strumenti che gli operai hanno
attualmente a disposizione, i rappresentanti sindacali confederali, che
nell'appalto hanno figure e attivisti minori.
Gli operai godono di appoggio e consenso popolare, perchè si tratta dei settori più poveri
sfruttati
e precari della zona industriale dell'Ilva e quindi molto legati ai
quartieri inquinati e alle realtà più povere della città e della provincia,
ma anche perchè la loro lotta raccoglie la volontà di protesta di tutta
la città, che non si ritrova con le decisioni di padroni e governo ed è
piena di rabbia e preoccupazione.
Ma questo sostegno non trova la strada per manifestarsi e pesare, senza l'arma dello sciopero generale,
Per questo lo slai cobas per il sindacato di classe sta sostenendo con i pochi mezzi a disposizione questa strada,
premendo anche direttamente sui sindacati confederali, perchè questo
passaggio ci sia, prima che la stanchezza di diversi giorni di lotta, si
faccia sentire, indebolendo la protesta.
Ma in tutto questo i lavoratori restano soli, i sindacati confederali affidano tutto alle istituzioni, a un Sindaco che scrive lettere e a 'sua eccellenza il Prefetto', che segnala al governo...
I
padroni e padroncini delle ditte dell'appalto Ilva, capeggiati dal
presidente della confindustria Cesareo, si lamentano di non
essere pagati dall'Ilva, di non avere soldi per pagare salari, di temere
di non poter riscuotere subito i loro crediti con l'amministrazione
straordinaria, di tipo fallimentare attuata dal decreto ilva. Quindi da un lato scaricano tutto sui lavoratori, dall'altro usano la
lotta dei lavoratori per chiedere soldi per sè, da distribuire come
mance e acconti ai lavoratori.
Ma padroni e padroncini dell'appalto hanno già prodotto in questi anni (prima della vicenda "ambiente svenduto") più di 2000 licenziamenti, così come violazioni contrattuali e di
diritti, non rispetto delle norme di sicurezza (tra gli ultimi operai morti, due erano dell'appalto).
Il sindacalismo confederale semina e organizza la gestione della lotta dentro questa linea, ponendo la lotta operaia sotto l'egida dei padroni e subordinata alla salvaguardia dei crediti delle ditte.
Serve che gli operai difendano i loro interessi in autonomia di piattaforma, organizzativa e pratica
per
potere realmente rovesciare la piramide e mettere al primo posto
salario e lavoro, sicurezza e salute, che tiri tutta la catena.
All'Ilva salari, tredicesime e parte del premio di produzione sono stati pagati e quindi lo sciopero e la lotta a fianco dei
loro fratelli di classe è difficile e ostacolata, senza la dimensione
dello sciopero generale e senza la comprensione della natura del decreto Renzi che produce ristrutturazioni, tagli - stile Alitalia - peggioramento delle condizioni di sicurezza in fabbrica, nessun reale risanamento e nessuna soluzione sul fronte della salute in fabbrica e nella città.
Ora
l'annuncio della cassa integrazione per 5000 persone, che dovrebbe
essere ufficializzata nella giornata di oggi, con il superamento dei
contratti di solidarietà dovrebbe smuovere le acque tra gli operai Ilva e
favorire quel processo di unità necessario nella lotta tra operai Ilva e operai
dell'appalto.
Di qui l'insistenza dello slai cobas per il sindacato di classe per dichiarare subito lo sciopero generale.
Intanto
però anche lo Slai cobas per il sindacato di classe è solo tra gli
operai e in città a sostenere la lotta, a cercare di dare ad essa
indirizzi e contenuti di classe, che possano manifestarsi non come idee
buone ma come azione di massa, nelle condizioni date.
I "Liberi e
pensanti" invece condannano la lotta operaia; e la loro ottica cittadina,
elitaria e lideristica dei loro due esponenti Battista e Ranieri, mostra
tutta la sua natura - da giorni riempiono i giornali e le tv contro i
blocchi che "danneggiano la città, blocchi che sarebbero contro i
cittadini e la città...".
E' la solita propaganda antilotta operaia
tipica della stampa padronale, dei benpensanti. Quando non è affatto
vero che le masse siano contro questi blocchi. Accusano gli operai -
dopo espressioni di solidarietà pelosa - di non bloccare la produzione,
quando questi operai non lavorano da giorni e la loro lotta già
ridimensiona la produzione all'interno dell'Ilva.
Mentre
toccherebbe proprio anche a loro, quelli di loro che sono interni
all'Ilva, bloccare la produzione, cosa che non fanno da tanto tempo; tenendo conto che la loro linea chiede in sostanza che sia il governo
che blocchi la produzione, considerata tout court "nociva che uccide i
cittadini".
Queste posizioni sono sbagliate e lasciano campo
libero a padroni, governo e sindacati confederali nelle file degli
operai, vogliono impedire, dividere e scoraggiare la lotta.
l'USB,
dal canto suo, tiene il piede in due staffe. Da un lato dichiara uno "sciopero generale ad oltranza" e di bandiera all'Ilva che produce pubblicità sui giornali e poco in fabbrica, dato
che è manifestatamente impossibile per le condizioni date avere uno
sciopero generale e per di più ad oltranza all'Ilva dichiarato dalla sola USB - si tratta di pura demagogia; dall'altro pur
di attaccare la lotta operaia in corso che pure dovrebbe puntare ad unire, si unisce al coro sui "blocchi che danneggiano la città",
contribuendo a isolare la lotta.
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