giovedì 28 maggio 2015

"GIOVEDI' ROSSI" - COMMENTI, APPUNTI, DOMANDE SULLA "COMPERA E VENDITA DELLA FORZA LAVORO"

"La forza-lavoro è venduta benché venga pagata soltanto in un secondo tempo". E' la frase che mi ha colpito di più, nella lettura di questa "puntata" . . . è una riflessione che ogni lavoratore ma soprattutto ogni operaio dovrebbe fare. Non è solo lo sfruttamento e quindi la produzione di plusvalore che qui si va ad analizzare ma anche la precarietà del lavoro stesso, per intenderci quello "a tempo indeterminato" . . . è sempre e solo l'operaio che mette il "suo" prima di vedere le carte . . . praticamente gioca sempre "al buio"!

NOTA: "Sul mercato, tra possessore di denaro e lavoratore, si stipula un contratto di compra-vendita per l'uso a termine della forza-lavoro. Il valore della forza-lavoro è già determinato prima ancora di entrare in circolazione, risultando dal consumo di una certa quantità di merci che occorrono per la produzione della merce forza-lavoro, stabilito socialmente. Il possessore di denaro, il capitalista, corrisponde tale valore al lavoratore. In realtà paga dopo aver consumato il valore d'uso di essa, che avviene successivamente al contratto; sicchè in pratica è il lavoratore che fa credito al capitalista e non viceversa...".
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"Una cosa è evidente - aggiunge Marx - La natura non produce da una parte possessori di denaro o di merci e dall'altra puri e semplici possessori della propria forza lavorativa.”
Questo rapporto (tra il possessore di denaro e il possessore solo della propria vita) non è un rapporto risultante dalla storia naturale e neppure un rapporto sociale che sia comune a tutti i periodi della storia. Esso stesso è evidentemente il risultato d'uno svolgimento storico precedente, il prodotto di molti rivolgimenti economici, del tramonto di tutta una serie di formazioni più antiche della produzione sociale. E l’attuale formazione della produzione sociale è “un modo di produzione assolutamente specifico … il modo di produzione capitalistico.
Ancora una volta si ribadisce che le diseguaglianze insite nel sistema capitalistico, non sono naturali ne tantomeno perpetue".
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"La formazione operaia online sul capitale è realmente qualcosa di illuminante, di certo non è così facile da comprendere, poiché si parla di una vera e propria analisi scientifica del sistema capitalistico.
Ma è proprio in questa analisi che riusciamo a comprende che questo sistema sfrutta i proletari per fare profitto “anche quando tutto ci sembra in regola”, ma figuriamoci quando questo sfruttamento si intensifica a causa della crisi.
In questa ultima parte della formazione ci viene di certo chiarificato come e in che senso in questo sistema il lavoratore è “libero”. Infatti si mettono in perfetta evidenza due “intrallazzi” che fa il proprietario di denaro nei confronti del proprietario di forza lavoro. 1 Che in realtà il lavoratore è solo libero di scegliere se essere sfruttato o morire di fame. 2 Che il proprietario dei mezzi di produzione per fare profitto deve creare plusvalore e quindi pagare meno al lavoratore di quando produce, in poche parole è un furto nei confronti del lavoratore.
La cosa più incredibile che tutto questo è nascosto e non lo si concepisce facilmente, infatti lo stesso capitalista (imprenditore) crede che tutto ciò sia normale, che non sta facendo nulla di male, ma però consapevole che per aumentare il profitto deve pagare meno salario e far lavorare più ore possibili il lavoratore, anche perché il capitalismo funziona così (non può esistere scientificamente il padrone buono e non ladro di forza lavoro).
Adesso comunque entrando più nel merito dell’ultima puntata vorrei porre una domanda, premettendo che credo di aver capito, ma qualche dubbio di sbagliare un concetto c’è sempre.
Ritornando alla vendita della merce forza lavoro che il lavoratore fa per ricevere in cambio un salario da parte del capitalista,volevo capire meglio una volta che la forza lavoro viene considerata merce e che quindi come è stato detto ha un suo valore per il tempo necessario che ci vuole per produrla come qualsiasi altra merce, considerando che la classe proletaria deve riprodursi, studiare e nutrirsi in salute per fare in modo che la forza lavoro sia sempre disponibile nel mercato come merce. Infine la domanda è: Qual è il vero valore della forza lavoro?
Io credo che sia immenso e che quindi sia già assurdo considerarla merce anche se questo sistema lo esige (per questo va cambiato e non migliorato).

NOTA: il proprietario dei mezzi di produzione per fare profitto non è che paga "meno al lavoratore di quando produce" e quindi farebbe "un furto nei confronti del lavoratore". Il salario non è stabilito in rapporto a quanto (o a quello che) produce l'operaio, ma ai mezzi necessari a produrre e riprodurre la forza lavoro, cioè al tempo di lavoro necessario a produrre cibo, vestiti, ecc. 
In questo senso il capitalista paga all'operaio quanto gli è dovuto - come paga appunto qualsiasi altra merce il cui costo è dato dal tempo di lavoro necessario per produrla - quindi "non fa un furto".
Così è giusto dire che il capitalista "per aumentare il profitto deve far lavorare più ore possibili il lavoratore", mentre non è esatto dire che "per aumentare profitto deve pagare meno salario", non perchè il capitalista non cerchi sempre con vari mezzi anche di ridurre il costo del lavoro e quindi pagare l'operaio anche al di sotto del valore della forza-lavoro, ma perchè non è dalla riduzione del salario che ricava il suo profitto, ma dal tempo di pluslavoro, di lavoro gratis che fa l'operaio.  

Circa il "vero valore della forza lavoro" è chiaro che questo tiene conto di tutto quello che è necessario a produrre una forza lavoro, come insieme di capacità fisiche ma anche intellettuali, e che in questo senso varia secondo i periodi storici - ma su questo, leggere il commento successivo. 
Quando tu dici che è "immenso", riguarda l'uomo, le capacità umane liberate dalle catene del sistema capitalista e dalla preistoria dell'umanità.
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“La forza lavoro è l'insieme di capacità fisiche e intellettuali che un essere vivente ha in sè e nel movimento del proprio corpo produce valori in genere, quindi, per trasformare il denaro in capitale il possessore di denaro deve essenzialmente trovare sul mercato un lavoratore libero in tutti i sensi e che non abbia i mezzi oggettivi necessari per produrre. La vendita e l'acquisto della forza lavoro deve avvenire esclusivamente per un tempo determinato in quanto chiunque vende la propria forza lavoro per tutta la vita diventerebbe schiavo, anche se per poter vivere è costretto, anche solo per i mezzi primari di sussistenza, a vendere costantemente la sua forza lavoro. D'altro canto, il possessore di danaro senza questa merce particolare non potrebbe innescare i cicli produttivi per trasformare appunto, il suo denaro in capitale e in profitto.
E' ovvio che anche la forza lavoro ha un valore come tutte le altre merci ed è assolutamente determinata dal tempo di produzione di questa merce. Considerando che per produrre una qualsiasi merce, il lavoratore nell'arco della giornata consuma la sua forza lavoro, sia con l'uso dei muscoli o di consumo intellettuale, per poter ripetere il giorno successivo le stesse operazioni deve reintegrare l'energia consumata e conservare quanto più possibile questa forza lavoro, attraverso cibo, vestiti, casa, ecc ecc... il cui tempo di produzione costituisce il valore della forza lavoro che và anche in riferimento al paese, al momento storico, ecc.
Bisogna inoltre considerare il deterioramento e la conseguente morte di questa forza lavoro, così la procreazione e la preparazione dei figli per sostituire questa forza lavoro contribuiscono al "valore" della forza lavoro.
Concludendo potremmo dire che: il valore della forza lavoro è dato dai costi per produrla, quindi dal valore dei mezzi primari di sussistenza, dal tempo di lavoro necessario per produrla.
Come dice Marx, parlando della sfera di circolazione, ossia del mercato dove due individui possessori di merce l'uno di danaro e l'altro di forza lavoro si scambiano la merce in maniera libera e volontaria, uscendo dalla sfera di circolazione si entra in quella della produzione e qui il possessore di denaro diventa capitalista, il possessore di forza lavoro diventa lavoratore. Il primo sorridente e affaccendato, l'altro timido e restio come chi ha portato al mercato la propria pelle e non si aspetta altro che la conciatura”.  

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