Appello cittadino a tutte le forze solidali e antirazziste e contro la guerra
Costruiamo una manifestazione per il 2
giugno
proponiamo per il 12 maggio ore 18 presso la sede slai cobas
via rintone 22 una prima riunione delle forze
interessate.
Mobilitiamoci tutti insieme per
- dire basta alle guerre imperialiste e reazionarie che producono miseria
e morte per i popoli
-
all'operazione TRITON che sta producendo migliaia di morti annegati con tante donne e bambini
-
METTERE SOLDI E MEZZI PER UN'IMMEDIATO SOCCORSO AGLI IMMIGRATI IN MARE togliendoli alle spese militari
Dare in tempi rapidi permessi di soggiorno umanitario,
affinchè i migranti possano andare liberamente anche negli altri paesi;
Non parcheggiare i migranti per mesi, anche un anno, nei CARA
e ai CIE che sono prigioni di gente che soffre e non ha fatto niente e che vanno
chiusi
Strutture e condizioni dignitose di prima accoglienza,
utilizzando le strutture militari della città che sono regalate alla Marina e
forza armate
-
utilizzo dei disoccupati nell'accoglienza e assistenza retribuendoli e formandoli
dire NO ad accordi tra Italia e regimi oppressori (Libia, Egitto
ecc) per impedire le partenza dei migranti in cambio di aiuti economici e
militari che producono nuova migrazione
dire NO AL RAZZISMO facendo applicare la Legge Mancino anche nei
confronti di partiti,- quale la Lega di Salvini associazioni fasciste e
razziste, personaggi che giornalmente fanno professione seminano e organizzano
il razzismo
DIRITTO DI CITTADINANZA PER TUTTI GLI IMMIGRATI IN
ITALIA
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
via rintone 22
taranto slaicobasta@gmail.com
347-5301704 leggi
blog tarantocontro.blogspot.com
Appello per una giornata di
mobilitazione contro la guerra il 2 Giugno
- Rete No War - Roma
Siamo circondati dalla guerra. La guerra ai migranti
nel Mediterraneo è il frutto avvelenato di un esodo di guerra che viene dalla
devastazione della Libia di cui l'Italia è corresponsabile, dalle nuove guerre
in Siria, in Iraq, dalle vecchie guerre in Afghanistan e Pakistan, dalle
dittature nei paesi africani ( con cui siamo spesso alleati) che generano
guerre civili e persecuzioni.
Il Mediterraneo mare di guerre è il teatro di una
guerra ai migranti che l'Europa respinge con la missione militare Triton e con
una vergognosa politica securitaria, razzista e criminale. E mentre il nostro
alleato e compratore di armi Arabia saudita bombarda lo Yemen, mentre il nostro
alleato Israele continua a vessare e distruggere il popolo palestinese, nel
frattempo la Nato e l'Ue con la complicità dell'Italia minacciano la Russia
attraverso la guerra in Ucraina ( militare ed economica), scatenata dopo il
colpo di stato nazista a Kiev.
Mentre il fronte est e il fronte Sud dell'Europa sono
in fiamme, l'Italia si prepara ad una seconda guerra in Libia e continua a
concedere le sue basi militari per tutte le guerre USA e NATO in Africa e in
Medio Oriente. Lo spettro della terza guerra mondiale si alimenta, dunque,
anche della complicità dell'Italia. Ma tutti coloro che ripudiano la guerra e
lottano perchè sia finalmente applicato l'art. 11 della Costituzione, chiedono a
gran voce che l'Italia dismetta il suo abito di guerra, ritiri le missioni
militari all'estero, revochi la concessione delle basi, riduca le spese
militari, dica No ad ogni nuova avventura di morte e
devastazione.
Per ribadire il nostro ripudio della guerra e gridare
“FUORI L'ITALIA DALLA GUERRA”, facciamo appello a tutte le associazioni e i
singoli per una giornata nazionale contro la guerra il 2 giugno, festa della
repubblica. Una giornata che si svolga in ogni luogo d'Italia con presidi, marce
e altre iniziative, ovunque sia presente un comitato o gruppo che lotta sul
territorio contro una installazione militare o per una politica estera
alternativa dell'Italia. Davanti alle caserme, ai CIE, ai CPT, con i migranti,
con le vittime di guerra, con quanti in questi anni hanno lottato nelle piazze,
per la pace e contro tutte le guerre.
In questi anni la Repubblica il 2 giugno è stata
festeggiata con una oscena parata militare ai Fori Imperiali a Roma, ma noi
faremo in alternativa un'altra festa: per una Repubblica che ripudia la guerra
una giornata nazionale di iniziative in tu
Depositata la relazione al Parlamento. Nel 2014 il valore globale
delle licenze di esportazione è tornato a salire superando quello del 2013. Le
destinazioni privilegiate sono Nordafrica e Medio Oriente (28%). Oltre 2,5
miliardi di transazioni bancarie segnalate, in cima Deutsche Bank e le italiane
BNL e Unicredit
tto il Paese.
RETE NO WAR ROMA
(dal blog proletari comunisti) - imperialismo italiano: interventismo - militarismo - profitti di armi e guerre - 2 giugno in piazza in tutta Italia
Armi, l’export sale a 2,6 miliardi (+23%). Finiscono per colpire anche lo Yemen
Non è solo
che aumentano ancora le armi prodotte in Italia per l’esportazione. Il fatto è
che i caccia militari sauditi, compresi gli Eurofighter acquistati da
Finmeccanica, continuano a bombardare lo Yemen. E sono affiancanti
nell’offensiva delle forze aeree di Emirati Arabi, Egitto, Bahrein, Giordania,
Qatar e Kuwait: anche questi clienti dell’industria bellica
italiana. Proprio così, le armi italiane arrivano dove non dovrebbero.
Ed è pure scritto nell’ultima Relazione al parlamento sulle operazioni
autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito
dei materiali di armamento, riferita all’anno 2014, consegnata il
30 marzo scorso dal
Sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio dei ministri alle cinque
commissioni permanenti di Camera e Senato. Ma nessuno batte ciglio, se non le
associazioni per il disarmo e il circuito Nigrizia, che segue da sempre la
polveriera africana. Eppure quelle stesse armi in Yemen colpiscono obiettivi
militari dei ribelli sciiti ma anche quartieri residenziali,
campi profughi, strade, ponti, mercati, mezzi pubblici,
benzinai, fabbriche, uffici postali, e perfino scuole, ospedali e
magazzini delle organizzazioni internazionali.
Secondo
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo le prime tre settimane di
bombardamenti (25 marzo-15 aprile) hanno provocato la morte di almeno 650 civili – tra cui 150 bambini – oltre a 2.200 feriti e 150mila sfollati. Altre centinaia di
civili sono morti nelle ultime settimane: 58 solo il 1° maggio nel bombardamento
dell’ospedale Raheda nei pressi della città di Taiz. Onu, Amnesty e Human Rights
Watch denunciano gravissimi crimini di guerra, compreso l’uso di armi vietate
come le bombe a grappolo.
Germania e Svezia hanno prudentemente sospeso le forniture
militari all’Arabia Saudita prima ancora che iniziassero i raid aerei, per non
gettare benzina sul fuoco mediorientale vendendo fiammiferi al principale
piromane. Per l’Italia, invece, Riyad si conferma il primo
cliente extra-Nato, in barba alla legge 185/90 che impedisce di esportare
armamenti verso paesi in guerra. Seguono a ruota, tra i migliori compratori,
tutti gli altri paesi arabi attualmente belligeranti in Yemen, Emirati Arabi in testa, destinatari di enormi forniture
militari italiane. Nemmeno un fiato dal Parlamento, che ancora non si è degnato
di esaminare l’ultima relazione annuale del Governo sull’export militare
italiano, consegnata alle Camere pochi giorni dopo l’inizio dei bombardamenti in
Yemen. Sono anni che i parlamentari non adempiono a questo dovere, ma questa
volta difficilmente potranno esimersi data la lampante illegalità di queste
esportazioni.
Secondo la
relazione governativa consegnata il 30 marzo a Camera e Santo, nel 2014 il
Ministero degli Esteri ha autorizzato esportazioni militari verso l’Arabia
Saudita per un valore di 300
milioni di euro (tra
esportazioni definitive per 163 milioni, e temporanee per 137 milioni)
consistenti in artiglieria, bombe, missili, razzi e velivoli, oltre ai residui
di consegne per i caccia Eurofighter. Analogo il valore, 304 milioni, dell’export
(tutto definitivo) autorizzato verso gli Emirati Arabi Uniti:
blindati, armi a microonde, bombe, missili, armi pesanti, leggere e munizioni e
velivoli. Seguono, tra gli altri clienti mediorientali, l’Egitto (32 milioni),
il Bahrein (25 milioni), la Giordania (11 milioni), il
Qatar (1,6 milioni) e il Kuwait (0,4 milioni): tutti impegnati nella sanguinosa
guerra in Yemen – oltre che nella campana militare anti Isis in Iraq e Siria.
L’unico grosso cliente mediorientale del made in Italy bellico che al momento
non partecipa alla guerra in Yemen è l’Oman, terzo destinatario extra-Nato dopo
Arabia ed Emirati con commesse per 272 milioni. Quasi nulle le nuove
esportazioni autorizzate nel 2014 verso Israele, alla cui aeronautica militare
Finmeccanica sta ancora consegnando trenta caccia da addestramento M346 pagati
450 milioni di euro.
Il Medio
Oriente in guerra si conferma il miglior partner commerciale extra-Nato
dell’industria militare italiana (28% del mercato), che nel 2014 ha registrato
una netta ripresa dell’export rispetto all’anno precedente: +23% per le
autorizzazioni alle esportazioni definitive (2.65 miliardi), quadruplicate
quelle alle esportazioni temporanee (1,6 miliardi) e +21% per le consegne
effettuate (3,3 miliardi). Un risultato importante per il comparto bellico
nazionale e per il suo più stretto alleato commerciale: le banche che gestiscono
le transazioni finanziarie tra i governi. La parte del leone la fa Deutsche Bank con il 32% delle operazioni (832
milioni), seguita da Bnp Paribas con il 13% (328 milioni) e Barklays
con il 10% (269 milioni). Al business partecipano ovviamente anche le banche
italiane: BNL (6,6%, 172 milioni), Unicredit (5,3%, 138 milioni), Banco di Brescia (4,4%, 114 milioni), UBI Banca (3,3%, 85
milioni), Intesa San Paolo (1,9%, 50 milioni), Banca Valsabbina (1,5%, 40
milioni), Banca Etruria (1,5%, 40 milioni), Carispezia (34 milioni), BP Emilia
Romagna (33 milioni), CR Parma e Piacenza (11 milioni), Carige (8 milioni) e
altre con operazioni per importi minori (BCC Cernusco, BP Spoleto, Banca delle
Marche, BPM, BP Friuladria, Banca della Versilia e
Lunigiana).
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