Nell'assemblea della Federacciai, i padroni hanno fatto sentire forte la loro voce per pretendere che l'Ilva di Taranto torni presto a loro.
Hanno sciorinato i dati sul calo dell'acciaio (del 10% nei primi quattro mesi dell’anno che, secondo le previsioni del centro studi di Siderweb, a fine anno si assesterà al 4%, e che segue il pesante rallentamento degli ultimi anni (nel 2012 la frenata è stata del 5,2, nel 2013 è stata dell’11,6%, l’anno scorso si è perso un ulteriore 1,6 per cento), per concludere che una delle responsabilità principali di questa crisi è dovuta al "rallentamento degli impianti di Taranto".
Hanno sciorinato i dati sul calo dell'acciaio (del 10% nei primi quattro mesi dell’anno che, secondo le previsioni del centro studi di Siderweb, a fine anno si assesterà al 4%, e che segue il pesante rallentamento degli ultimi anni (nel 2012 la frenata è stata del 5,2, nel 2013 è stata dell’11,6%, l’anno scorso si è perso un ulteriore 1,6 per cento), per concludere che una delle responsabilità principali di questa crisi è dovuta al "rallentamento degli impianti di Taranto".
Quindi - ha aggiunto il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi - "per questo motivo appare irrazionale e incomprensibile quanto avvenuto all’Ilva, sia sul piano industriale che proprietario... all’Ilva «siamo in presenza di un esproprio di un’azienda da parte della magistratura, senza che la proprietà sia stata consultata, senza che sia potuta intervenire in alcun modo. Da sostenitore del principio della libera impresa non sono d’accordo».
E il presidente della Federacciaio, Gozzi, ha rincarato la dose: «Questo esproprio è una macchia sulla reputazione internazionale del paese... Abbiamo combattuto con forza fin dall'inizio la scelta dei commissariamenti, decisione che si è trasformata in un esproprio senza indenizzo ai danni della proprietà Riva" Occorre "Ridefinire la prospettiva di un ritorno dell'azienda in mani private".
Suona quantomeno bizzarro sentire in bocca a Squinzi e Gozzi la frase "esproprio senza indennizzo". Visto che questa frase era ed è detta da operai, dagli abitanti dei quartieri inquinati, ma proprio perchè non è mai stata attuata da parte dello Stato e nè lo sarà in futuro.
Non c'è stato nessun "esproprio"! C'è stato solo la dichiarazione di uno stato di insolvenza, operazione-truffa che ha permesso al governo di fare il 7° decreto salva-Ilva aggirando la legge Marzano e le norme europee contri gli accessi di aiuti di Stato, e di tener fuori l'Ilva dai risarcimenti nel processo. E i Riva continuano a non pagare per tutti le morti, le malattie, l'inquinamento che hanno causato.
Ben che vada, verrà loro tolto appena circa 2 miliardi - ma su questo è lo stesso Gozzi che ricorda che il famoso 1,3 miliardi non sarà sbloccato finchè non ci sarà una sentenza, e ciò vuol dire anni - a fronte dei lauti fondi fatti sullo sfruttamento e sul sangue degli operai Ilva che restano tranquilli nei paradisi fiscali.
Il Commissariamento dell'Ilva da parte del governo è stato quindi solo per salvare l'Ilva, proprio come vogliono i padroni.
Tant'è che alle critiche, sollecitazioni di Squinzi e Gozzi, il ministro Federica Guidi ha spiegato che il commissariamento dell’azienda ha l’obiettivo di rivitalizzarla attraverso una newco a controllo statale, probabilmente entro l'estate, (alla quale saranno veduti gli asset) per poi rimetterla sul mercato. "Il nostro obiettivo - ha rassicurato Guidi - non è trasformare Ilva in un’azienda pubblica Al contrario, l'intervento del Governo va nella direzione di garantire un risanamento che permetta all'Ilva di continuare ad operare".
Ma questi appunti dei principali rappresentanti del padronato italiano sicuramente non rimarranno senza effetto. I soldi verranno soprattutto impiegati per sostenere la produzione, il risanamento verrà fatto solo per quel poco necessario a non scontentare i nuovi padroni acquirenti, e i tempi del passaggio potranno essere ridotti. I padroni (italiani o stranieri) saranno accontentati; i lavoratori e le masse popolari di Taranto saranno ulteriormente danneggiate.
E il presidente della Federacciaio, Gozzi, ha rincarato la dose: «Questo esproprio è una macchia sulla reputazione internazionale del paese... Abbiamo combattuto con forza fin dall'inizio la scelta dei commissariamenti, decisione che si è trasformata in un esproprio senza indenizzo ai danni della proprietà Riva" Occorre "Ridefinire la prospettiva di un ritorno dell'azienda in mani private".
Suona quantomeno bizzarro sentire in bocca a Squinzi e Gozzi la frase "esproprio senza indennizzo". Visto che questa frase era ed è detta da operai, dagli abitanti dei quartieri inquinati, ma proprio perchè non è mai stata attuata da parte dello Stato e nè lo sarà in futuro.
Non c'è stato nessun "esproprio"! C'è stato solo la dichiarazione di uno stato di insolvenza, operazione-truffa che ha permesso al governo di fare il 7° decreto salva-Ilva aggirando la legge Marzano e le norme europee contri gli accessi di aiuti di Stato, e di tener fuori l'Ilva dai risarcimenti nel processo. E i Riva continuano a non pagare per tutti le morti, le malattie, l'inquinamento che hanno causato.
Ben che vada, verrà loro tolto appena circa 2 miliardi - ma su questo è lo stesso Gozzi che ricorda che il famoso 1,3 miliardi non sarà sbloccato finchè non ci sarà una sentenza, e ciò vuol dire anni - a fronte dei lauti fondi fatti sullo sfruttamento e sul sangue degli operai Ilva che restano tranquilli nei paradisi fiscali.
Il Commissariamento dell'Ilva da parte del governo è stato quindi solo per salvare l'Ilva, proprio come vogliono i padroni.
Tant'è che alle critiche, sollecitazioni di Squinzi e Gozzi, il ministro Federica Guidi ha spiegato che il commissariamento dell’azienda ha l’obiettivo di rivitalizzarla attraverso una newco a controllo statale, probabilmente entro l'estate, (alla quale saranno veduti gli asset) per poi rimetterla sul mercato. "Il nostro obiettivo - ha rassicurato Guidi - non è trasformare Ilva in un’azienda pubblica Al contrario, l'intervento del Governo va nella direzione di garantire un risanamento che permetta all'Ilva di continuare ad operare".
Ma questi appunti dei principali rappresentanti del padronato italiano sicuramente non rimarranno senza effetto. I soldi verranno soprattutto impiegati per sostenere la produzione, il risanamento verrà fatto solo per quel poco necessario a non scontentare i nuovi padroni acquirenti, e i tempi del passaggio potranno essere ridotti. I padroni (italiani o stranieri) saranno accontentati; i lavoratori e le masse popolari di Taranto saranno ulteriormente danneggiate.
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