(dal blog proletari comunisti)
Migliaia tra docenti e lavoratori ATA hanno scioperato il 5 maggio contro la riforma della “buona scuola” del governo Renzi/Giannini e hanno protestato in diverse città, da Roma con oltre 100.000 manifestanti a Milano, Torino, Palermo, Bari... e con i lavoratori nelle piazze sono scesi in lotta anche gli studenti.
Roma
Lo sciopero indetto dai sindacati Confederali e autonomi ha avuto una grande risposta di massa ai pesanti attacchi del governo contro la scuola pubblica. Ma è una risposta che certamente non nasce dal nulla: già nei mesi precedenti diverse forme di mobilitazione hanno attraversato il nostro paese, dalle contestazioni contro Renzi e la Giannini in diverse città del paese, alle tante assemblee nei posti di lavoro, ai sit-in di protesta contro le sedi del Pd, vedi a Milano con i precari del Coordinamento 3 ottobre, ai flash-mob... fino a giungere nel mese di Aprile, in cui si è aperta la discussione in parlamento del DDL, al significativo sciopero della scuola del 24, indetto dai sindacati di base e di classe che hanno sostenuto anche un appello dei precari della scuola di organismi di base.
Lo sciopero del 24 aprile è stato di fatto uno sciopero d'avanguardia, uno sciopero tempestivo in cui le lavoratrici e i lavoratori scioperanti, con numeri per nulla scontati, hanno subito portato nella lotta la parola d'ordine del Ritiro immediato del Ddl della “buona scuola” che non può essere migliorato perchè tutto l'impianto su cui è fondato è ideologicamente reazionario, classista, moderno fascista diciamo noi.
Torino
È questa lotta che ha seminato e preparato il terreno, che ha spinto dal basso fino a pressare oggettivamente i sindacati confederali che hanno indetto lo sciopero unitario del 5 maggio in cui è confluita l'indignazione, la rabbia di tante lavoratrici e lavoratori, studenti, genitori contro l'operato del governo, e in questo senso significativa è la frase di una docente scioperante a Palermo che ad alcune nostre compagne, intervenute al corteo diffondendo ai lavoratori il foglio speciale su l° Maggio, ha esclamato “questo governo fa incazzare chiunque... io sono del Pd ma oggi Renzi ci sta tradendo!”
Palermo
Anche le parole d'ordine, gli striscioni, i cartelli nelle varie piazze hanno in generale confermato e potenziato, considerati i numeri, quanto gridato già nelle piazze il 24 Aprile: viene rigettata una riforma che privatizza sempre più la scuola pubblica, si rimandano al mittente i vari bonus, organici funzionali..., si rifiuta la trasformazione dei dirigenti scolastici in nuovi padroni liberi di decidere chi assumere o licenziare, non si accettano i ricatti che Renzi vuole fare sul piano delle assunzioni dei precari, sventolate a destra e a manca e poi via via ridimensionate, non si vuole sentirsi cancellati, vedi i tanti lavoratori ATA che sono scesi in piazza che questo governo neanche considera nella riforma, insomma si vuole lottare contro un sistema che vuole sempre più mercificare l'istruzione...
Dinnanzi alla grande protesta, anche se la ministra Giannini al limite dell'ottusità non solo politica dice di non comprendere l'agitazione dei lavoratori e degli studenti perchè sarebbe senza “presupposti”, Renzi, invece, apre a qualche mediazione “Siamo pronti ad ascoltare la protesta e condividere...” anche se ribadisce che l'impianto della riforma non si cambia.
Questa “apertura” di Renzi è un risultato di queste giornate di lotta! E anche se Renzi fa finta di non aver sentito bene, dalla piazza il messaggio dei lavoratori, degli studenti e di una parte dei genitori in lotta al suo governo è stato chiaro e nettamente in maggioranza contro modifiche o “migliorie” ad una riforma inemendabile.
A fronte di questa grande mobilitazione che faranno ora i sindacati confederali? I segretari nazionali di Cisl, Uil e Cgil hanno sì denunciato in forme diverse la riforma che distrugge la scuola pubblica ma non hanno chiaramente parlato di ritiro senza se e senza ma del Ddl!
È chiaro che una qualsiasi mediazione al ribasso con l'accettazione di eventuali modifiche lascerebbe l'impianto della “riforma” di fatto così com'è e non darebbe risposta alla forza dei lavoratori scesa in campo. E questo pericolo c'è.
Questa spinta dal basso delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola, la protesta che sta continuando con il boicottaggio dei test invalsi, slittati dal Miur di data per imporli di fatto, in diverse scuole per via delle insegnanti che stanno scioperando o dei genitori che non mandano nei giorni stabiliti i figli a scuola, deve essere raccolta dal movimento di base e di classe che deve continuare ad essere punto di riferimento con le indicazioni di lotta necessarie affinchè non si disperda...
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