sabato 10 settembre 2016

Como-Taranto, andata e ritorno: il bus dei migranti è un business

(da LaStampa)

C’è un «gioco dell’oca» dei disperati che costa alle casse dello Stato oltre 20 mila euro ogni settimana. Dalla metà di luglio va in scena da Como a Taranto, e ritorno.
I protagonisti sono centinaia di migranti in viaggio verso il Nord Europa. Uomini, donne e minori respinti alla frontiera con la Svizzera, caricati su pullman scortati dalla polizia e inviati nei centri di accoglienza del Meridione. Il tutto a spese della prefettura di Como, e quindi del Viminale, che ha reso strutturale quella che doveva essere una procedura di emergenza pensata per alleggerire nei mesi estivi la pressione sulla stazione lariana di San Giovanni. E che invece resterà attiva almeno fino alla fine del 2016, dopo l’assegnazione in appalto del servizio di «trasporto dei migranti con autista».
La prefettura di Como non commenta la vicenda, ma i documenti pubblicati nel corso dell’estate parlano chiaro: è del 15 luglio la «manifestazione di interesse» per «la conclusione di una convenzione dal 1 agosto al 31 dicembre 2016». Le aziende, si legge nel documento, avrebbero dovuto assicurare il servizio «con preavviso di 12 ore, in orari notturni, diurni e anche nel fine settimana». La gara è vinta dalla Raspinini srl, una ditta di Fino Mornasco (Co), per la verità l’unica ad aver consegnato la busta sigillata con l’offerta. La tariffa prevista arriva a 2,18 euro più Iva al chilometro per ogni pullman da 50 posti. Una spesa superiore ai 5 mila euro per ogni mezzo che percorre i duemila chilometri di andata e ritorno da Como a Taranto. Più di 10 mila euro per ogni convoglio, ne partono un paio ogni settimana.
Costi altissimi e di fatto inutili: i migranti, caricati e fatti viaggiare per più di 20 ore senza conoscere la destinazione, una volta arrivati nell’hotspot di Taranto fuggono per tornare indietro. Non c’è posto per loro in una struttura creata per identificare e registrare chi sbarca illegalmente. Quasi tutti sono già stati qui, o in altre strutture analoghe. Passato qualche giorno, il tempo di racimolare il denaro per il biglietto del treno, sono di nuovo in viaggio. Verso Roma, Milano e infine, di nuovo, a Como. Alla stazione San Giovanni in cerca di un treno fortunato che li porti dai parenti in Germania o in Norvegia. Se saranno scoperti e respinti ancora, li aspetta un altro pullman e un’altra notte in viaggio verso Taranto. In attesa di ripartire.
L’azienda vincitrice dell’appalto non rilascia dichiarazioni e non rende noti i dati dei trasporti effettuati. «Decine di viaggi, questo è certo, ma nessuno ne conosce il numero esatto e il costo», spiega la consigliera comunale di Como Celeste Grossi. Che non ha dubbi: «Si tratta di una scelta politica economicamente folle». Con il paradosso che, se le partenze continuassero al ritmo attuale fino alla fine del 2016, la spesa doppierebbe quella prevista per i moduli abitativi da destinare al centro di accoglienza in costruzione in città: 122 mila euro per i container in grado di ospitare 300 persone per quattro mesi, almeno il doppio per i «trasporti speciali» verso gli hotspot.
Il caso è arrivato l’8 settembre alla Camera dei Deputati, al centro di un’interrogazione parlamentare dei deputati di Possibile Pippo Civati e Andrea Maestri, con l’europarlamentare Elly Schlein. Chiedono al Governo di «chiarire la ratio dei trasferimenti forzati» di persone «in gran parte già identificate» in strutture che «versano in condizioni di sovraffollamento» e sottolineano come i 10 mila euro spesi per ogni convoglio siano «una cifra irragionevole, che potrebbe essere impiegata per l’assistenza sulla frontiera».

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