giovedì 29 settembre 2016

ILVA: CHE VOGLIONO I PADRONI - tornando sull'assemblea della Confindustria

La Confindustria ha deciso quest'anno di tenere la sua assemblea generale a Taranto, con la presenza del pres. Boccia e del presidente della Federacciai, Gozzi.
E' stata evidentemente una scelta legata alla centralità economica, politica, nazionale e internazionale, della vicenda Ilva.

Prima, a fine luglio, era sceso Renzi a confermare la strada dei decreti: di svendita dell'Ilva e rinvio sine die delle bonifiche;
ora scendono direttamente i padroni, a dire due cose fondamentalmente: 
1) che bisogna "accelerare il passaggio dell'Ilva nelle mani di chi fa impresa e di chi produce acciaio... questo impianto può essere gestito solo da privati e da siderurgici esperti", perchè solo i padroni, e non le loro incapaci "controfigure" (i commissari governativi) sanno portare avanti l'Ilva; su questo Gozzi non ha risparmiato una difesa post mortem di Riva, dichiarando: "Ha fatto il suo dovere di industriale spendendo ogni anno 350 milioni nella manutenzione. Ha però pagato le sue gravi carenze nelle comunicazioni" - (si chiamano ora "comunicazioni" i morti di operai, i morti e ammalati dei quartieri...?);

2) che, però, nessuno pensi che i padroni debbano fare le bonifiche. E' lo Stato che deve ambientalizzare con le sue risorse, e per farlo deve prima convincere l'Europa, oppure si chiude. "Troppo antieconomico, per un privato, trasformare l'Ilva in una "Disneyland" europea a prova di bambino..." Ha detto Gozzi. E continuando: "Le regole ambientali sono europee. A Taranto, quindi, non si deve fare nè di più nè di meno, di quello che si fa in Europa", volendo dire - come spiega in un articolo il Sole 24 Ore - che però le regole dell'Ilva di Taranto sono già ora "quelle di Arcelor Mittal in Francia e in Belgio, di Tata in Inghilterra e Olanda, di Voestalpine in Austria, di ThyssenKrupp in Germania: stessi tetti alle emissioni...". Ancora più chiaro è stato il Pres. Boccia: "Va ricercato un equilibrio tra la giusta salvaguardia dell'ambiente all'interno delle regole del gioco europee, i costi di produzione e un piano che va realizzato in tempi brevi. In una parola sostenibilità...". Cioè, la salvaguardia dell'ambiente deve essere compatibile con i costi di produzione, non deve intaccare i profitti...

I padroni, poi, hanno trattato come invadenze fastidiose, le sparate demagogiche del pres. della Regione Emiliano sul "fermare gli impianti e incostituzionalità del decreto". 

E su questo, non è mancato un contributo al SI al referendum costituzionale. Sempre Gozzi (che è stata un pò la star anche per i mass media) ha detto: chi parla di incostituzionalità del decreto... "può determinare una situazione di ulteriore difficoltà per gli imprenditori che verranno. Perchè non sanno se il quadro che prenderanno in consegna resterà tale, ovvero impianti disponibili e legge in vigore, oppure si modificherà negativamente. Anche per vicende del genere io voterò convintamente "sì" al referendum costituzionale. Abbiamo infatti bisogno di rivedere il Titolo quinto e di centralizzare nello Stato le competenze in materia ambientale". Messaggio non fu più chiaro...

E GLI OPERAI? E LA POPOLAZIONE INQUINATA DI TARANTO? 
Qui non c'è neanche la battuta: "ci penseremo..."; NO, qui hanno detto chiaro che "non ci penseremo".

Stendiamo infine un velo pietoso sui sindacati confederali, che o sono appiattiti con governo e azienda e quindi sono "inesistenti", inutili per padroni e governo, o come la Cgil impegnata in inconcludenti querelle con Emiliano.

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