“Sono evidenti – si legge nella nota – le lesioni, i cedimenti di alcune parti e addirittura un rigonfiamento (si può notare la trave d’acciaio a vista) del pavimento nella zona del refettorio: non siamo tecnici ma ci sembra chiaro che la struttura si stia deformando. Sempre dalle foto è possibile osservare i vetrini (strisce di vetro che fungono da spie) posti in corrispondenza delle lesioni, servirebbero a indicare in che maniera quelle pareti e quelle lesioni continuano ad aprirsi, oppure se si sono stabilizzate”. Dalle informazioni in possesso dei “liberi e pensanti” sembrerebbe che “uno dei due vetrini abbia ceduto proprio in queste ore”.
Il Comitato non si avventura in pareri tecnici, ma evidenza “le condizioni di rischio a cui sono sottoposti decine e decine di lavoratori di Afo/2: senza manutenzione le condizioni degli impianti peggiorano e si mette a repentaglio l’incolumità degli operai”. Non va dimenticato che proprio all’Altoforno 2, a giugno 2015, un getto di ghisa incandescente colpì l’operaio Alessandro Morricella, morto dopo giorni di atroci sofferenze. “Anche in quel caso – scrivono i Liberi e pensanti – il governo passò sopra il cadavere di un lavoratore con un decreto d’urgenza che sbloccò il sequestro senza facoltà d’uso dell’impianto imposto dalla procura di Taranto”.
Insomma, prima che ci scappi un’altra tragedia il Comitato chiede “l’intervento urgente degli organi di controllo affinché si scongiuri il pericolo di un ennesimo incidente grave. Siamo pronti, come diciamo ormai da anni, ad accompagnare noi i tecnici nei reparti per mostrare la realtà”.
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