(Sul dopo 29 luglio rimandiamo ad un'altra nota di questo blog).
All'Ilva, mentre la situazione della sicurezza e del rischio vita degli operai va sempre peggiorando e diventa grave (ieri abbiamo riportato la denuncia sull'AFO2 del Comitato Liberi e pensanti), le posizioni del
sindacalismo confederale restano logore e padroni e governo agiscono come se non ci fossero; per questo i sindacati qualcosa sono stati costretti a fare e probabilmente cercheranno di farsi sentire anche in autunno, ma sono assolutamente irrilevanti nelle dinamiche in corso. La presenza dell'Usb, d'altra parte, è ostentata ma sempre più si muove come 4° sindacato.
Ora riprende la "corsa" per le Rsu. Lo slai cobas ha solo una prospettiva: di essere e costruire il
sindacato di classe che serve. Il problema principale non è partecipare
alla non-azione delle Rsu (che in questi 3 anni hanno ulteriormente dimostrato la loro inutilità nel rappresentare gli interessi degli operai e anche i 12 delegati dell'Usb non si sono certo distinti) ma di spazzare via il sindacalismo complice attuale. Questa fabbrica può essere la nuova storia di Taranto
solo se la prendono in mano gli operai più coscienti insieme allo Slai cobas.
Vogliamo poi costruire l'unità
operai/cittadini, ma i cittadini devono riconoscere il ruolo degli
operai e gli operai devono capire che devono dirigere tutta la città.
Se l'Ilva la prende l'Arcelor Mittal saremmo al centro della contesa
sull'acciaio a livello mondiale. Se va avanti il piano Renzi, con gli
avventurieri locali e i sindacati confederali, su Arvedi, del Vecchio, Cdp Renzi, la questione Ilva si ridurrebbe ad un
caso Alitalia.
Per gli operai non cambia
niente, sempre 5mila licenziamenti ci saranno e peggioramenti. Così come non cambierebbe la situazione del risanamento e bonifiche ambientali. Per questo gli
operai e la popolazione di Taranto non si possono interessare di quale padrone vi sarà.
A Taranto riprende il 21 settembre il processo
Ilva che, per come è costruito (3 gg. alla settimana), diventerà un
fatto quotidiano. Ma se diventa un fatto "quotidiano" è la vita quotidiana della città che deve irrompere
in questo processo!
Altra questione che
interessa Taranto è la guerra e il razzismo. La guerra in Libia ci
interessa direttamente. Ci saranno reazioni conseguenti che
riguarderanno la Puglia e la nostra città. Anche su questo dobbiamo far pesare la nostra opposizione.
Questo si intreccia con la
questione migranti: quelli dell'hotspot, dove si
centra il cuore dei problemi, con migranti rinchiusi, registrati per forza e impediti ad andare in altri paesi, con migranti deportati da Ventimiglia per essere rispediti nei loro paesi; i migranti che stanno da anni nei centri di accoglienza rischiano ora di essere tutti
cacciati, perchè vi è una linea nazionale e locale di negazine del diritto d'asilo. Siamo poi in una Regione e
città in cui i braccianti immigrati stanno facendo una lotta
meravigliosa, soprattutto a Foggia), di una forza, combattività e qualità straordinarie.
Su questo lo Slai cobas sc a Taranto ha dimostrato che è possibile per i migranti organizzarsi e lottare e anche ottenere dei risultati, ora bisogna riprendere, allargare e rendere più dura la mobilitazione
A Taranto, precari, disoccupati sono sempre a rischio lavoro e reddito, e hanno già cominciato a lottare. Ma se si vogliono
difendere i posti di lavoro si deve fare come il 29 luglio: unirsi e
fare la rivolta, la città deve essere "ingovernabile"; in questa città si deve creare per lor signori un "problema di ordine pubblico", solo così difenderanno il posto di lavoro.
Noi non vogliamo inseguire le
singole lotte. Noi vogliamo prendere tutto, e creare un clima
in cui i lavoratori, i disoccupati si riprendano la città.
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