Poco importa che ad appiccare materialmente il fuoco alla porta del locale abbandonato dell'Hotel Palace dove la notte del 2 maggio scorso dormiva un giovane maliano, rimasto gravemente ustionato, sia stato - secondo le indagini di polizia - un altro disperato senza permesso di soggiorno.
I responsabili sono Governo, Regione, amministrazioni locali, che con le loro politiche e indifferenza costringono alla "clandestinità" a restare senza nessun sostentamento e neppure un rifugio per la notte, migliaia di uomini e donne in fuga da guerre e miseria che questo stesso sistema provoca e impone ai popoli oppressi del mondo.
Abbiamo scoperto che non occorre allontanarsi fino ai ghetti dei braccianti nelle campagne del metapontino o del foggiano per trovare ghetti in cui migranti vivono, dormono e muoiono in condizioni inumane, basta camminare per qualche centinaio di metri sul lungomare, in città.
Una situazione inaccettabile, che impone a tutti gli antirazzisti di mobilitarsi subito per denunciare i reali responsabili e rilanciare la lotta per dare diritti, vita dignitosa e prospettiva di un futuro a questi nostri fratelli di classe.
Il giorno dopo, il 3 maggio c'è stata una prima risposta, un'assemblea nella rotonda del Lungomare che ha raccolto una cinquantina di persone, a nome di diverse associazioni, sindacati, collettivi antirazzisti e solidali con gli immigrati. Un'assemblea che ha chiaramente indicato i responsabili e la necessità di passare all'azione per rivendicare risposte immediate e diritti per tutti i migranti.
Finora, però, a quell'assemblea ha fatto seguito solo un appello per chiedere "l’avvio di un confronto da svolgersi nell’ambito del Consiglio
Territoriale per l’immigrazione e che veda la presenza, oltre alle
figure previste istituzionalmente, anche dei sindaci degli ambiti."
Non Basta!
Occorre riprendere la lotta, organizzando in primo luogo gli stessi migranti, per aggredire i nodi, istituzionali e normativi, all'origine di questa, come della condizione generale dei migranti e rivendicare e imporre soluzioni concrete ed immediate.
Sappiamo per esperienza diretta che i risultati si ottengono non con gli appelli al dialogo con le istituzioni, che al massimo ascoltano, promettono e rimandano ma quando si organizza e mette in capo la lotta dei migranti in prima persona, che investono e coinvolgono la città. Così accadde anni fa quando per la lotta dei migranti nei CAS di Taranto per il documento di identità e così può accadere anche oggi, se si riprende la stessa strada.
Una strada che noi abbiamo cercato, anche a fatica, di continuare a seguire anche in questi mesi e che proponiamo a tutti di riprendere insieme.
Per questo riprendiamo e riportiamo di seguito la piattaforma nazionale lanciata da "Campagne in Lotta" e "lavoratori della campagne" che lo scorso 12 aprile è stata oggetto di un presidio davanti la Prefettura e che nei prossimi giorni sarà base di nuove iniziative a livello nazionale.
Richiesta da parte delle persone immigrate in tutta Italia
Questo documento è frutto di una riflessione sull’impianto e gli effetti del sistema regolatorio dell’immigrazione europeo e italiano, ed ha lo scopo di portare all’attenzione delle istituzioni italiane le rivendicazioni delle persone immigrate a tale riguardo. Da mesi infatti realtà organizzate, comunità o singole persone immigrate hanno avviato un confronto che ha portato oggi alla richiesta urgente di un incontro con Prefetti e Questori in diverse città, che possano trasmettere le rivendicazioni anche al Ministero dell’Interno, per ottenere risposte su questioni non più rimandabili.
Da più parti, e con sempre più urgenza, si invoca una riforma del sistema di gestione dell’immigrazione. Vi sono proposte di legge di iniziativa popolare e richieste di riforma delle politiche migratorie italiane, come impostate a partire dall’approvazione del Testo Unico sull’immigrazione (D.Lgs. n.286/1998) e via via inasprite, fino ad arrivare ai cosiddetti decreti Salvini, ad oggi solo in minima parte modificati. Inoltre, molti soggetti, anche istituzionali, chiedono un mutamento globale a livello europeo, ad esempio per il superamento dei trattati di Dublino.
I dati sulle presenze di persone irregolari in Italia testimoniano chiaramente come gli ultimi decreti sicurezza abbiano prodotto un’impennata delle situazioni di irregolarità e di blocco nel rilascio dei permessi da parte delle questure, esacerbata dalla pandemia. Al contempo, le cifre riguardo la regolarizzazione promossa dal governo nell’estate 2020, sia rispetto alle istanze presentate che a quelle già processate, dimostrano in maniera lampante quanto questa iniziativa si sia rivelata del tutto inefficace, come ampiamente prevedibile e come denunciato da più parti sin dal suo annuncio. L’impianto della procedura di emersione, in continuità con quanto avvenuto in occasione delle precedenti sanatorie, ha prodotto meccanismi di compravendita illecita della documentazione richiesta che strozzano ancor di più i lavoratori immigrati, su cui i datori di lavoro hanno sistematicamente scaricato i costi della domanda di emersione – milioni di euro versati nelle casse dello stato a fronte di un numero irrisorio di pratiche istruite. Inoltre, nonostante le promesse del precedente governo, in autunno non vi è stata nessuna ulteriore e più generalizzata sanatoria, nonostante la situazione pandemica imponga misure di tutela della salute di tutti e quindi l’accesso ai documenti per l’iscrizione al servizio sanitario.
Inoltre, denunciamo il fatto che misure come la revoca del permesso di soggiorno, i mancati rinnovi, le espulsioni o la reclusione nei CPR vengano usati sempre più frequentemente per reprimere e punire chi sceglie di lottare pr migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, rendendo sempre più difficile qualsiasi forma di rivendicazione dei propri diritti e di lotta reale contro lo sfruttamento.
Di seguito, nel concreto, le problematiche principali e le rivendicazioni che le persone immigrate in tutta Italia pongono all’attenzioni delle istituzioni:
Regolarizzazione di chi è sprovvisto di permesso di soggiorno valido, indipendentemente dalla posizione lavorativa. La sanatoria del 2020 si è ottenuta grazie alle lotte degli ultimi anni dei lavoratori delle campagne, ma la sua efficacia è risultata quasi nulla soprattutto per questa categoria, oltre al fatto che ha escluso molti altri lavoratori e disoccupati. A maggior ragione, chiediamo anche che ai lavoratori irregolari che vengono sorpresi durante i controlli dell’Ispettorato del Lavoro e delle Forze dell’Ordine nelle aziende venga riconosciuto un permesso di soggiorno per grave sfruttamento, come previsto da una legge assai raramente applicata.
Velocizzazione delle pratiche di rinnovo da parte delle questure, che attualmente subiscono ritardi ancora maggiori che in precedenza, attribuiti con troppa facilità all’emergenza pandemica – motivo per cui molti permessi restano bloccati anche per più di un anno e vengono quindi consegnati spesso già scaduti.
Fine degli abusi e delle difformità di interpretazione della legge da parte delle questure e prefetture, che arbitrariamente impongono requisiti non previsti per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno (ad esempio l’iscrizione anagrafica o i contributi del datore di lavoro) e dove si perpetuano scorrettezze in grado di bloccare e lasciare in stallo le richieste di cittadinanza (ad esempio l’attribuzione di numeri indentificativi diversi sull’estratto di nascita e sul passaporto della stessa persona)
Eliminazione del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro attualmente in vigore per i permessi legati ai motivi di lavoro subordinato (e in ogni caso revisione dei criteri di reddito del datore di lavoro, soprattutto per l’impiego di collaboratori domestici). Legata a questo è la richiesta di riconoscimento di un permesso di soggiorno unico europeo che garantisca anche ai cittadini non comunitari la libera circolazione all’interno dello spazio UE/Schengen e la possibilità di lavorare regolarmente in qualunque paese che vi appartiene.
Estensione della durata e abolizione dei costi dei permessi di soggiorno. In molti settori lavorativi i contratti sono tendenzialmente molto brevi, di conseguenza la durata dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro è esigua, anche inferiore ad un anno. Lo stesso vale per la durata del permesso per ricerca lavoro, che deve essere estesa soprattutto in considerazione del momento di grave crisi occupazionale che coinvolge tutti i settori lavorativi. I costi di richieste e rinnovi, inoltre, sono estremamente alti, specialmente per i permessi legati ai motivi di lavoro, e devono essere abbattuti.
Cancellazione della residenza anagrafica come requisito obbligatorio per la richiesta della cittadinanza, per il rinnovo del permesso di soggiorno e per la carta di soggiorno. Si richiede di sostituire la residenza con il domicilio, in modo da porre fine anche ai meccanismi di compravendita di contratti di locazione ormai diffusi.
Accesso alla cittadinanza per chi è nata/o in Italia da genitori stranieri, senza condizionalità, a prescindere dal reddito dei genitori o dal requisito della permanenza ininterrotta in Italia, impossibile da soddisfare per molti considerando la crisi economica aggravata anche dal Covid e la necessità di molte famiglie di tornare per un periodo nel paese di origine. Inoltre si richiede la diminuzione dei tempi necessari agli accertamenti per l’ottenimento della cittadinanza e l’abolizione del requisito del certificato di lingua Italiana livello B1, entrambi introdotti dall’ultimo decreto sicurezza; l’eliminazione dei requisiti dell’estratto di nascita del paese di origine e della fedina penale per l’ottenimento della cittadinanza, che richiedono un grande e non necessario dispendio di denaro, poiché le ambasciate in Italia potrebbero rilasciare documenti attestanti la nascita e in quanto le condanne ricevute nello stato d’origine non hanno valore ostativo all’ottenimento della cittadinanza italiana.
Ricongiungimento familiare anche nel caso di bambini adottati e genitori adottivi, o anche nei casi di poligamia nei paesi di origine, al fine di evitare che genitori e figli vengano costretti a separarsi.
Cambio di competenza istituzionale per le pratiche legate ai permessi di soggiorno. La gestione dell’intero apparato burocratico legato all’immigrazione è affidata al Ministero dell’Interno e quindi alle questure, con una evidente impronta securitaria e di criminalizzazione. In Italia, il movimento antirazzista fin dai suoi albori rivendica invece l’affidamento di queste pratiche ai Comuni.
Abolizione di tutti i decreti sicurezza (2009, 2017, 2018) in quanto sostanzialmente strumenti repressivi, soprattutto per gli immigrati (una condanna penale può comportare la revoca del permesso di soggiorno o della cittadinanza) ma in generale per chi lotta o viene considerato fonte di ‘degrado’.
Abolizione della detenzione amministrativa, dei respingimenti alle frontiere e del rimpatrio forzato, e apertura di canali regolari e sicuri di ingresso nell’UE.
Abolizione di qualsiasi discriminazione nell’accesso alla casa e ai sistemi di welfare sulla base della cittadinanza.
Sblocco delle richieste di sanatoria avviate nel 2020 e ad oggi ferme; fine dei rigetti delle richieste sulla base del requisito del reddito del datore di lavoro; rilascio del codice fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate anche solo con la ricevuta della domanda di regolarizzazione.
Riconoscimento della proroga dei permessi di soggiorno scaduti a causa della situazione pandemica, sia da parte di enti pubblici che di privati (ad esempio datori di lavoro). Molti cittadini stranieri si vedono negata la possibilità di stipulare un contratto di lavoro o di accedere ai servizi per questo motivo.
Abolizione del criterio di reddito minimo per i permessi di soggiorno per lavoro subordinato e autonomo, per i ricongiungimenti familiari e per le richieste di permesso per lungo-soggiornanti, anche in virtù dell’attuale situazione di grave crisi economica.
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