Antifascist* Sempre!
Ovvero: Alcune considerazioni sui fatti di Sabato 14 a Molfetta (Ba).
Sabato 14 Dicembre si è svolto a Molfetta un corteo a cui hanno preso parte studenti e cittadini. Il corteo è stato preceduto da tre riunioni organizzative, avvenute in concomitanza con i fatti legati alle proteste dei forconi. L’intento iniziale era quello di assumere il disagio sociale segnalato dagli eventi degli ultimi giorni, indicando delle risposte diverse rispetto alla violenza e alle strumentalizzazioni dei gruppi di estrema destra, rimarcando i valori dell’antifascismo. Non sappiamo quali siano stati gli sviluppi della fase organizzativa. Durante la manifestazione, due ragazzi che sventolavano le bandiere antifasciste sono stati accerchiati ed invitati a chiudere le bandiere, in virtù della decisione dell’assemblea di non esporre nessun simbolo durante il corteo. A questa reazione ci siamo opposti fermamente, venendo tacciati di essere fascisti da rappresentanti dell’amministrazione comunale, tra i primi ad opporsi a coloro che rivendicavano il diritto di sventolare la bandiera antifascista. Non la bandiera di un partito o di un movimento, non un richiamo alla rivoluzione, ma l’affermazione dei valori fondanti della nostra democrazia e della storia partigiana e antifascista. Persino questa bandiera, evidentemente, è stata ritenuta divisiva, e a rimarcarlo sono stati quei rappresentanti dell’amministrazione comunale, fattisi addirittura garanti di una manifestazione studentesca, che pensavamo fosse nata dal basso, in seno alla società civile, al di fuori di ogni direzione politica e istituzionale. Ci dicono che i valori dell’antifascismo dovevano emergere dalla discussione, piuttosto che dai simboli sbandierati, a partire da un volantino firmato dal Comitato antifascista molfettese. Il problema è che di questo volantino si sono viste soltanto pochissime copie nel corteo. Esso non ha avuto alcuna diffusione al di fuori della manifestazione. Una manifestazione non può essere propositiva se l’unico valore che rivendica in contrapposizione ai forconi è quello della non-violenza. Essa deve necessariamente porre le questioni che in questi giorni hanno trovato, nel bene o nel male, cittadinanza all’interno del dibattito politico: diritto al reddito e alla casa, diritto al lavoro, al welfare ecc.
A queste questioni è necessario dare risposte attraverso una visione complessa, in cui devono essere chiari alcuni principi fondamentali, in primis quello dell’antifascismo. Tutto ciò nell’autonomia di un processo che dovrebbe distinguersi dai forconi proprio per il fatto di non essere etero-diretto. Solo questo permetterebbe di cercare delle risposte condivise, non indotte, ai bisogni di studenti, lavoratori, cittadini.
Giacomo Pisani
Sabato 14 Dicembre si è svolto a Molfetta un corteo a cui hanno preso parte studenti e cittadini. Il corteo è stato preceduto da tre riunioni organizzative, avvenute in concomitanza con i fatti legati alle proteste dei forconi. L’intento iniziale era quello di assumere il disagio sociale segnalato dagli eventi degli ultimi giorni, indicando delle risposte diverse rispetto alla violenza e alle strumentalizzazioni dei gruppi di estrema destra, rimarcando i valori dell’antifascismo. Non sappiamo quali siano stati gli sviluppi della fase organizzativa. Durante la manifestazione, due ragazzi che sventolavano le bandiere antifasciste sono stati accerchiati ed invitati a chiudere le bandiere, in virtù della decisione dell’assemblea di non esporre nessun simbolo durante il corteo. A questa reazione ci siamo opposti fermamente, venendo tacciati di essere fascisti da rappresentanti dell’amministrazione comunale, tra i primi ad opporsi a coloro che rivendicavano il diritto di sventolare la bandiera antifascista. Non la bandiera di un partito o di un movimento, non un richiamo alla rivoluzione, ma l’affermazione dei valori fondanti della nostra democrazia e della storia partigiana e antifascista. Persino questa bandiera, evidentemente, è stata ritenuta divisiva, e a rimarcarlo sono stati quei rappresentanti dell’amministrazione comunale, fattisi addirittura garanti di una manifestazione studentesca, che pensavamo fosse nata dal basso, in seno alla società civile, al di fuori di ogni direzione politica e istituzionale. Ci dicono che i valori dell’antifascismo dovevano emergere dalla discussione, piuttosto che dai simboli sbandierati, a partire da un volantino firmato dal Comitato antifascista molfettese. Il problema è che di questo volantino si sono viste soltanto pochissime copie nel corteo. Esso non ha avuto alcuna diffusione al di fuori della manifestazione. Una manifestazione non può essere propositiva se l’unico valore che rivendica in contrapposizione ai forconi è quello della non-violenza. Essa deve necessariamente porre le questioni che in questi giorni hanno trovato, nel bene o nel male, cittadinanza all’interno del dibattito politico: diritto al reddito e alla casa, diritto al lavoro, al welfare ecc.
A queste questioni è necessario dare risposte attraverso una visione complessa, in cui devono essere chiari alcuni principi fondamentali, in primis quello dell’antifascismo. Tutto ciò nell’autonomia di un processo che dovrebbe distinguersi dai forconi proprio per il fatto di non essere etero-diretto. Solo questo permetterebbe di cercare delle risposte condivise, non indotte, ai bisogni di studenti, lavoratori, cittadini.
Giacomo Pisani
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