Landini:"Il caso Riva è un'occasione per cambiare davvero"
Sala piena per Maurizio Landini e Loris Campetti,
autore del libro "Ilva Connection", alla biblioteca di Novi. Si parla del
"sistema Riva", basato "sul ricatto e sulla corruzione". "A Novi siete
fortunati, perchè non ci sono lavorazioni a caldo e non c'è corruzione". Il
segretario Fiom fa autocritica: "ha sbagliato anche il sindacato. Nelle prossime
settimane saremo chiamati a fare scelte coraggiose"
NOVI LIGURE - Riva e Ilva, un “sistema” basato anche sulla
“corruzione” e sul “ricatto occupazione”. E' la sintesi del libro “Ilva
Connection” di Loris Campetti, presentato ieri sera nella biblioteca di
Novi Ligure in una serata organizzata da Fiom Cgil. Sala gremita per l'ospite
d'eccezione: insieme all'autore del libro anche il segretario nazionale
Fiom Maurizio Landini. Si parla di Ilva, soprattutto, ma anche di
“sistema industriale” che in Italia rischia in collasso.
Quel che è accaduto a Taranto è stata una vera e propria frattura sociale: “non c'era un operaio che non abbia avuto un parente morto per tumore, ma c'era anche la paura per il posto di lavoro”, racconta Landini. "E quando ci siamo rifiutati di manifestare contro le decisioni della magistratura ci dicevano che così non aiutavamo i lavoratori".
In città, nei giorni successivi all'inchiesta della magistratura, “si alternavano cortei degli ambientalisti con quelli degli operai, contro i magistrati”. Questa è frattura sociale. “E la politica dov'è?” chiede l'autore del libro? La politica “era con i Riva, alla quale ha di fatto regalato il più grande stabilimento siderurgico d'Europa”, è la risposta. Del “sistema Riva” di Taranto quanto c'è a Novi? “Qui avete la fortuna di non avere lavorazioni a caldo, le più inquinanti, e di non avere un sistema corrotto”, dice Campetti. “A Taranto i Riva hanno comprato tutto e tutti, compresa la Chiesa, costruita coni soldi della famiglia di imprenditori. Riva ha finanziato per 58 mila euro la campagna di Bersani e anche il sindacato, Cisl e Uil, ma anche Cgil per un certo periodo, sono stati solidali con loro”. I capireparto “avevano un bonus da 35mila euro annui” aggiunge Landini. E a Novi “gli l'azienda dava un buono spesa di 100 euro se l'indice di infortuni stava entrocerti parametri". Una scelta unilaterale, che il sindacato non ha mai condiviso”, ha raccontato dal pubblico un ex Rsu. "Lo stabilimento di Novi, al momento, non ha grandi problemi - conferma Massimiliano Repetto - e anche le previsioni per il 2014 sono buone, anche se resta l'incertezza a livello nazionale".
Il segretario Fiom Landini fa critica, ma anche autocritica. “All'interno di Ilva siamo passati da 3 mila iscritti a 1.200. Qualche cosa vorrà pur dire... Nel 2009, segretario generale Rinaldini, ha mandato a Taranto un delegato che non era del posto. Alcuni rappresentanti sindacali sono stati rimossi, perché si erano evidenziate delle irregolarità amministrative. C'era una struttura che rispondeva direttamente a Riva. Il risanamento ambientale era un tema che andava posto prima, e in questo abbiamo sbagliato”. Il margine per recuperare c'è: “i soldi ci sono, ai Riva sono stati sequestrati 2 miliardi di euro. Basta andare a prenderli dove ci sono, nei paradisi fiscali che sono aumentati, non ai pensionati. Certo che la produzione dell'acciaieria è diminuita, da 12 milioni di tonnellate a 6. E con questa produzione il commissario Bondi non riuscirà a reperire le risorse per il risanamento. Il commissario andrà dal governo per chiamarsi fuori e la magistratura non potrà fare altro che fermare nuovamente gli impianti”. Che fare, allora? “Il caso Riva è grave ma può essere un'occasione per cambiare, per proporre un modello industriale completamente diverso, per fare prodotti diversi, ma occorre investire”. Sul punto Landini tira le orecchie all'imprenditoria italiana, “che non è diversa dalla classe politica irresponsabile. Parlano come se non c'entrassero nulla, ma non è così. In Germania la Wolkswagen investe. Produrre acciaio senza inquinare si può, ma occorre impegnare risorse”.
Parla alla “pancia” dei suoi, Landini, quando dice che il cambiamento deve riguardare anche il sindacato: “occorre mettere insieme i lavoratori ed evitare che si facciano guerra tra loro. Nelle prossime settimane dovremo fare delle scelte e ci vuole il coraggio di cambiare. Se i giovani, i precari, non si sentono rappresentati, il rappresentanti se lo devono porre il problema. Sta passando l'idea che i problemi vanno risolti singolarmente, ma così ce la fanno solo i più forti. Riva pensava che tutto si potesse comprare, il sistema cambia solo se dimostriamo che non è così”.
Quel che è accaduto a Taranto è stata una vera e propria frattura sociale: “non c'era un operaio che non abbia avuto un parente morto per tumore, ma c'era anche la paura per il posto di lavoro”, racconta Landini. "E quando ci siamo rifiutati di manifestare contro le decisioni della magistratura ci dicevano che così non aiutavamo i lavoratori".
In città, nei giorni successivi all'inchiesta della magistratura, “si alternavano cortei degli ambientalisti con quelli degli operai, contro i magistrati”. Questa è frattura sociale. “E la politica dov'è?” chiede l'autore del libro? La politica “era con i Riva, alla quale ha di fatto regalato il più grande stabilimento siderurgico d'Europa”, è la risposta. Del “sistema Riva” di Taranto quanto c'è a Novi? “Qui avete la fortuna di non avere lavorazioni a caldo, le più inquinanti, e di non avere un sistema corrotto”, dice Campetti. “A Taranto i Riva hanno comprato tutto e tutti, compresa la Chiesa, costruita coni soldi della famiglia di imprenditori. Riva ha finanziato per 58 mila euro la campagna di Bersani e anche il sindacato, Cisl e Uil, ma anche Cgil per un certo periodo, sono stati solidali con loro”. I capireparto “avevano un bonus da 35mila euro annui” aggiunge Landini. E a Novi “gli l'azienda dava un buono spesa di 100 euro se l'indice di infortuni stava entrocerti parametri". Una scelta unilaterale, che il sindacato non ha mai condiviso”, ha raccontato dal pubblico un ex Rsu. "Lo stabilimento di Novi, al momento, non ha grandi problemi - conferma Massimiliano Repetto - e anche le previsioni per il 2014 sono buone, anche se resta l'incertezza a livello nazionale".
Il segretario Fiom Landini fa critica, ma anche autocritica. “All'interno di Ilva siamo passati da 3 mila iscritti a 1.200. Qualche cosa vorrà pur dire... Nel 2009, segretario generale Rinaldini, ha mandato a Taranto un delegato che non era del posto. Alcuni rappresentanti sindacali sono stati rimossi, perché si erano evidenziate delle irregolarità amministrative. C'era una struttura che rispondeva direttamente a Riva. Il risanamento ambientale era un tema che andava posto prima, e in questo abbiamo sbagliato”. Il margine per recuperare c'è: “i soldi ci sono, ai Riva sono stati sequestrati 2 miliardi di euro. Basta andare a prenderli dove ci sono, nei paradisi fiscali che sono aumentati, non ai pensionati. Certo che la produzione dell'acciaieria è diminuita, da 12 milioni di tonnellate a 6. E con questa produzione il commissario Bondi non riuscirà a reperire le risorse per il risanamento. Il commissario andrà dal governo per chiamarsi fuori e la magistratura non potrà fare altro che fermare nuovamente gli impianti”. Che fare, allora? “Il caso Riva è grave ma può essere un'occasione per cambiare, per proporre un modello industriale completamente diverso, per fare prodotti diversi, ma occorre investire”. Sul punto Landini tira le orecchie all'imprenditoria italiana, “che non è diversa dalla classe politica irresponsabile. Parlano come se non c'entrassero nulla, ma non è così. In Germania la Wolkswagen investe. Produrre acciaio senza inquinare si può, ma occorre impegnare risorse”.
Parla alla “pancia” dei suoi, Landini, quando dice che il cambiamento deve riguardare anche il sindacato: “occorre mettere insieme i lavoratori ed evitare che si facciano guerra tra loro. Nelle prossime settimane dovremo fare delle scelte e ci vuole il coraggio di cambiare. Se i giovani, i precari, non si sentono rappresentati, il rappresentanti se lo devono porre il problema. Sta passando l'idea che i problemi vanno risolti singolarmente, ma così ce la fanno solo i più forti. Riva pensava che tutto si potesse comprare, il sistema cambia solo se dimostriamo che non è così”.
20/12/2013
Irene Navaro - irene.navaro@alessandrianews.it
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