lunedì 9 dicembre 2013

Regione Puglia dichiara guerra al lavoro nero... ma va! E il lavoro nero di stato legalizzato delle pulizie delle scuole statali?... E quello dei lavoratori di serie B nell'Agenzia regionale ARIF degli ex-forestali SMA?... E quello dei comuni come Taranto negli appalti comunali e Amiu? E l'elenco potrebbe continuare


BARI - «Tutti i Paesi industriali sono uguali davanti al lavoro nero: ne utilizzano molto. Purtroppo, l’Italia è più uguale degli altri e ne utilizza di più. Il lavoro nero non ha confine e lo si ritrova in tutti i settori produttivi, in ogni professione, in tutte le fasce di età ed in ogni regione: se in Puglia il nero dell’agricoltura è stimato al 20%, nel triveneto raggiunge il 29% ed in Lombardia addirittura il 31%». L’assessore al Lavoro della Regione Puglia Leo Caroli interviene sull’emergenza anche a seguito dei recenti tragici fatti di Prato e alla pubblicazione della lettera sul tema dall’industriale dei salotti Pasquale Natuzzi che da anni denuncia lo sfruttamento dei lavoratori che fanno altri imprenditori del suo settore.

«Circa 3,5 milioni di persone sono coinvolte nel lavoro nero - sottolinea Caroli - una delle ragioni va ricercata nella catena degli appalti e dei subappalti. È una catena troppo lunga di contoterzisti che, oltre il 2° o 3° anello, annulla ogni capacità resistente dell’azienda che per sopravvivere può decidere di passare al nero. Se ne avvantaggiano le committenti, ne pagano il prezzo più alto gli operai». «Una seconda ragione - ricorda l’assessore - è l’ossessione tutta italiana per il costo del lavoro. Troppe imprese fanno poca ricerca, poca formazione del personale, non pensano all’innovazione del prodotto e finiscono per cercar presunta competitività agendo sul costo del lavoro, sommergendo nel nero almeno una parte delle proprie attività. Una terza causa sta nella deregolamentazione del mercato del lavoro , nella proliferazione dei contratti di lavoro atipici».

«In questo quadro, la Regione Puglia ha dichiarato guerra al nero - afferma Caroli - aiutando le aziende ad aggregarsi e consorziarsi. Significativo è l’esempio delle aziende barlettane associatesi nel consorzio 5 stelle (le stelle sono le 5 donne morte sotto le macerie del palazzo crollato a Barletta sul sottostante laboratorio in nero) ed aderenti al protocollo con la regione che ne rilancia e regolamenta le attività: dai sottoscala a riferimento produttivo globale nel mercato dei presidi per la sicurezza. Sostenendo significativamente gli investimenti per ricerca, innovazione, formazione e riqualificazione del personale e per la sicurezza. Incentivando contestualmente l’occupazione a tempo indeterminato. Perché il mix tra processi produttivi e prodotti di qualità più personale ben retribuito, con lavoro stabile e tutelato, è la formula che contribuisce in maniera determinante al successo aziendale ed alla creazione di ricchezza collettiva, genera sicurezze e rende sostenibile il futuro»

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