«Circa 3,5 milioni di persone sono coinvolte nel lavoro nero - sottolinea Caroli - una delle ragioni va ricercata nella catena degli appalti e dei subappalti. È una catena troppo lunga di contoterzisti che, oltre il 2° o 3° anello, annulla ogni capacità resistente dell’azienda che per sopravvivere può decidere di passare al nero. Se ne avvantaggiano le committenti, ne pagano il prezzo più alto gli operai». «Una seconda ragione - ricorda l’assessore - è l’ossessione tutta italiana per il costo del lavoro. Troppe imprese fanno poca ricerca, poca formazione del personale, non pensano all’innovazione del prodotto e finiscono per cercar presunta competitività agendo sul costo del lavoro, sommergendo nel nero almeno una parte delle proprie attività. Una terza causa sta nella deregolamentazione del mercato del lavoro , nella proliferazione dei contratti di lavoro atipici».
«In questo quadro, la Regione Puglia ha dichiarato guerra al nero - afferma Caroli - aiutando le aziende ad aggregarsi e consorziarsi. Significativo è l’esempio delle aziende barlettane associatesi nel consorzio 5 stelle (le stelle sono le 5 donne morte sotto le macerie del palazzo crollato a Barletta sul sottostante laboratorio in nero) ed aderenti al protocollo con la regione che ne rilancia e regolamenta le attività: dai sottoscala a riferimento produttivo globale nel mercato dei presidi per la sicurezza. Sostenendo significativamente gli investimenti per ricerca, innovazione, formazione e riqualificazione del personale e per la sicurezza. Incentivando contestualmente l’occupazione a tempo indeterminato. Perché il mix tra processi produttivi e prodotti di qualità più personale ben retribuito, con lavoro stabile e tutelato, è la formula che contribuisce in maniera determinante al successo aziendale ed alla creazione di ricchezza collettiva, genera sicurezze e rende sostenibile il futuro»
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