Dal volantino delle lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe
“Lo
sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede
di quante buste hai bisogno?".
Sui circa due milioni di lavoratori del
commercio quasi l’80% sono donne. La maggiorparte a part time, che
non è quasi mai una libera scelta della lavoratrice ma l’unica
possibilità che ci viene offerta per essere assunte. Chi fa il
part-time spesso ha bisogno di svolgere una seconda occupazione per
mettere insieme un salario appena sufficiente. Ma questo è reso
impossibile dall’organizzazione del lavoro messa in atto dalle
aziende. I turni delle lavoratrici spesso vengono esposti il venerdì
o il sabato della settimana precedente e variano in continuazione a
seconda delle esigenze commerciali e non nel rispetto dei tempi di
vita e della cura delle famiglie. A volte, sempre per le esigenze
dell'impresa, i turni vengono cambiati per telefono nella stessa
giornata. La speranza di poter ottenere incrementi di orario
costituisce uno degli strumenti preferiti dalle aziende per mantenere
sotto ricatto chi lavora. Ed è questa discrezionalità e
ricattabilità che le donne subiscono quotidianamente, questo clima
diffuso che incide nella vita di relazione e sulla salute.
Il lavoro precario è un'altra forma
contrattuale ricattatoria, non vogliono rischiare che si avvicinino
troppo ai 36 mesi di lavoro, per non fare l'assunzione a TI.
Poi ci sono tutte le facce del lavoro
in nero, sommerso, la somministrazione, gli stage “creativi”, le
borse lavoro, insomma a tutte quelle “anomalie” contrattuali che
rendono ancora più deboli e sottopagate le donne.
Chi vive la realtà di un supermercato
o di un ipermercato sa benissimo che è difficoltoso anche poter
andare in bagno ed è spesso necessario chiedere il permesso.
L’esigenza fisiologica viene considerata parte integrante
dell’organizzazione del lavoro e del potere datoriale, c’è il
“sorriso
amaro” delle cassiere,
commesse che hanno il premio aziendale in base all'attitudine a
sorridere…
Le donne del commercio, come le donne
di tutti gli altri settori, lavorano di più per guadagnare di meno e
non ricoprono quasi mai ruoli apicali nelle aziende. Il principale
fondamento delle pari opportunità sarebbe l'eliminazione di
qualsiasi forma di discriminazione. Ma molte donne del commercio
perdono il lavoro a causa di una gravidanza, e la lettera di
dimissioni in bianco è la modalità più diffusa con cui le leggi a
tutela della madre lavoratrice vengono aggirate.
Ma c'è anche di peggio. Molte
lavoratrici del commercio lamentano di subire molestie sessuali e
atteggiamenti vessatori da parte dei “capi”, che spesso sono
maschi.
Ultima questione, la possibilità degli
esercizi commerciali e dei grandi ipermercati di tenere aperto anche
durante le domeniche e i festivi, creando gravissimi problemi per le
lavoratrici, che non hanno più tempo per se stesse e per le proprie
famiglie.
ANCHE LAVORARE IN QUESTE
CONDIZIONI E' “VIOLENZA”!...
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