venerdì 20 marzo 2015

Intervista all'Avv. Bonetto di Torino che segue le parti civili e lo slai cobas al Processo Ilva

SI RIPORTA QUI LA PARTE IN CUI L'AVV. BONETTO PARLA DEL PROCESSO ILVA DI TARANTO: faremo rientrare le società ilva come responsabili dei risarcimenti... si tratta di un processo che non è stato mai fatto finora a livello mondiale... non bastano le associazioni come parti civili, si devono costituire lavoratori, cittadini... va dato atto del coraggio degli operai dell'ilva che si sono già costituiti... il disastro ambientale qui non andrà in prescrizione...  

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http://proletaricomunisti.blogspot.it/2015/03/pc-20-marzo-intervista-allavv-sergio.html


D - Il processo Ilva può essere considerato una sorta di maxi processo che raccoglie tutti gli elementi che erano stati indicati negli altri processi (Eternit e Thyssen)

R - Si tratta in effetti di un maxi processo, per il numero degli imputati, ma anche le contestazioni, non solo il disastro doloso, ma viene anche contestata tutta la struttura organizzativa che operava attorno all'Ilva in modo collusivo e l'inchiesta evidenzia uno stretto legame tra gli atteggiamenti collusivi e gli effetti ambientali.
Questo non è mai stato fatto con un'impresa in attività, a livello mondiale.

D - Anche qui esiste l'elemento del disastro ambientale contestato.

R - Qui la questione della prescrizione non c'è perchè l'attività continua e non possono dire che ha smesso di inquinare.

D - E' una obiettiva diversità rispetto all'Eternit, che deve incoraggiare.

R - Diversità che mette al riparo dalle obiezioni fatte al processo Eternit.

D - Questo processo è appena cominciato e già il numero di udienze del Gup fa capire che sarà un processo lungo che ha sempre il rischio della prescrizione.

R - Non sul disastro, sui reati amministrativi corruttivi è possibile.

D - La sentenza Eternit ha detto che non si può parlare di disastro ma di casi singoli.

R - Ma perchè il “disastro” era prescritto, loro dicono che prima che cominciasse il processo era già tutto prescritto.

D - All'Ilva però sembrano venir fuori altre insidie.

R - Il numero degli imputati e il numero dei reati contestati

D - Circa il numero degli imputati, secondo il giudizio popolare non sono troppi ma pochi rispetto al sistema corruttivo, collusivo esistente intorno all'Ilva.

R - Il fenomeno di consenso intorno all'Ilva è assimilabile a quello che aveva l'Eternit a Casalmonferrato, in cui è arrivata a regalare anche le auto alla stazione dei carabinieri...

D - Era impossibile non inserire nel processo questo “sistema”, quindi il fatto che siano molti imputati è inevitabile.

R - Negli atti c'è la prova che l'Ilva procedeva per esempio a finanziamenti a strutture religiose in cambio di favori, e non è da escludere che lo facesse anche nei confronti di altri soggetti

D - Dall'inizio del processo è sembrato che ci siano stati due messaggi, uno positivo, l'accoglimento delle parti civili, l'altro negativo, l'esclusione delle 3 società.

R - L'esclusione dell'Ilva, determinata dal Decreto del governo Renzi e dalla sua dichiarazione di insolvenza, nonché delle altre due società, sarà recuperabile nella fase dibattimentale, con la chiamata come responsabile civile dell'Amministrazione straordinaria e di tutte le società del gruppo Ilva sopravvissute.

D - A questo processo sono parti civili operai Ilva, lavoratori del cimitero, cittadini dei Tamburi e di Paolo VI, principali quartieri inquinati, occorre evidenziare questo dato perchè in generale la via scelta dalle parti civili è stata di presentarsi come associazioni, mentre i soggetti colpiti assistono da spettatori

R - Si sono costituiti parti civili gruppi di lavoratori, si tratta di gruppi ristretti di persone a cui va dato atto del coraggio perchè non vi è stato nessun genere di appoggio ad una costituzione significativa di cittadini e di lavoratori; si sa che nell'Ilva non è “apprezzato” che i lavoratori si costituiscano parte civile nei confronti della società. E' indispensabile la presenza delle persone fisiche, non si può delegare alle associazioni un processo che giudica che negli anni una città è stata travolta da un'impresa, in cui ambiente di lavoro e di vita sono stati e sono compromessi da un impresa che continua ad operare. Quindi è ragionevole che chi è colpito si faccia vivo nel processo. Non è una questione di associazioni che devono affermare un principio generale, ma di persone che devono affermare la questione del pericolo in cui vivono. E devono farlo in prima persona. Se avremo aule vuote rischiamo di avere sentenze brutte, se invece vengono e si parla di cosa succede nelle aule è possibile che le sentenza fotografano quello che è effettivamente accaduto.

D - È chiaro che i processi risentono non solo dell'aspetto che trattano ma del clima politico sociale generale, e questo fa sì che giustizia, risarcimenti, deterrenza verso l'azione dei responsabili e del capitale, possano o meno essere messi in discussione dal clima politico e sociale in generale. Tu pensi che processi di questo genere possano incidere positivamente.

R - Soprattutto questo processo può fare molto di più sia in bene che in male. Le leggi, la Costituzione impediscono lo scambio salute-lavoro e impediscono lo scambio lavoro-ambiente. Sul piano sociale si sta affacciando la messa all'ordine del giorno che questa rigidità è un po' eccessiva e che per il lavoro si può fare qualche sacrificio. Quante volte abbiamo sentito i mass media che i lavoratori e i cittadini di Taranto sono posti nella drammatica scelta? E chi la fa questa scelta?

Qui c'è il rischio che se il processo va male viene affermato il principio che lo scambio fa parte delle condizioni di progresso della società. A Torino c'è un monumento grande per i lavoratori caduti del Frejus, e sono “eroi caduti per il progresso”. Rischiamo di andare in questa direzione anche a Taranto: “monumento agli eroici caduti”...  

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