SI RIPORTA QUI LA PARTE IN CUI L'AVV. BONETTO PARLA DEL PROCESSO ILVA DI TARANTO: faremo rientrare le società ilva come responsabili dei risarcimenti... si tratta di un processo che non è stato mai fatto finora a livello mondiale... non bastano le associazioni come parti civili, si devono costituire lavoratori, cittadini... va dato atto del coraggio degli operai dell'ilva che si sono già costituiti... il disastro ambientale qui non andrà in prescrizione...
LA INTERVISTA INTEGRALE LEGGILA SUL BLOG PROLETARI COMUNISTI
http://proletaricomunisti.blogspot.it/2015/03/pc-20-marzo-intervista-allavv-sergio.html
D - Il processo Ilva può essere
considerato una sorta di maxi processo che raccoglie tutti gli
elementi che erano stati indicati negli altri processi (Eternit e Thyssen)
R - Si tratta in effetti di un maxi
processo, per il numero degli imputati, ma anche le contestazioni,
non solo il disastro doloso, ma viene anche contestata tutta la
struttura organizzativa che operava attorno all'Ilva in modo
collusivo e l'inchiesta evidenzia uno stretto legame tra gli
atteggiamenti collusivi e gli effetti ambientali.
Questo non è mai stato fatto con
un'impresa in attività, a livello mondiale.
D - Anche qui esiste l'elemento del
disastro ambientale contestato.
R - Qui la questione della prescrizione non
c'è perchè l'attività continua e non possono dire che ha smesso di
inquinare.
D - E' una obiettiva diversità rispetto
all'Eternit, che deve incoraggiare.
R - Diversità che mette al riparo dalle
obiezioni fatte al processo Eternit.
D - Questo processo è appena cominciato
e già il numero di udienze del Gup fa capire che sarà un processo
lungo che ha sempre il rischio della prescrizione.
R - Non sul disastro, sui reati
amministrativi corruttivi è possibile.
D - La sentenza Eternit ha detto che non si può parlare di disastro ma di casi singoli.
R - Ma perchè il “disastro” era
prescritto, loro dicono che prima che cominciasse il processo era già
tutto prescritto.
D - All'Ilva però sembrano venir fuori
altre insidie.
R - Il numero degli imputati e il numero
dei reati contestati
D - Circa il numero degli imputati,
secondo il giudizio popolare non sono troppi ma pochi rispetto al
sistema corruttivo, collusivo esistente intorno all'Ilva.
R - Il fenomeno di consenso intorno
all'Ilva è assimilabile a quello che aveva l'Eternit a
Casalmonferrato, in cui è arrivata a regalare anche le auto alla
stazione dei carabinieri...
D - Era impossibile non inserire nel
processo questo “sistema”, quindi il fatto che siano molti
imputati è inevitabile.
R - Negli atti c'è la prova che l'Ilva
procedeva per esempio a finanziamenti a strutture religiose in cambio
di favori, e non è da escludere che lo facesse anche nei confronti
di altri soggetti
D - Dall'inizio del processo è sembrato
che ci siano stati due messaggi, uno positivo, l'accoglimento delle
parti civili, l'altro negativo, l'esclusione delle 3 società.
R - L'esclusione dell'Ilva, determinata dal
Decreto del governo Renzi e dalla sua dichiarazione di insolvenza,
nonché delle altre due società, sarà recuperabile nella fase
dibattimentale, con la chiamata come responsabile civile
dell'Amministrazione straordinaria e di tutte le società del gruppo
Ilva sopravvissute.
D - A questo processo sono parti civili
operai Ilva, lavoratori del cimitero, cittadini dei Tamburi e di
Paolo VI, principali quartieri inquinati, occorre evidenziare questo
dato perchè in generale la via scelta dalle parti civili è stata di
presentarsi come associazioni, mentre i soggetti colpiti assistono da
spettatori
R - Si sono costituiti parti civili gruppi
di lavoratori, si tratta di gruppi ristretti di persone a cui va dato
atto del coraggio perchè non vi è stato nessun genere di appoggio
ad una costituzione significativa di cittadini e di lavoratori; si sa
che nell'Ilva non è “apprezzato” che i lavoratori si
costituiscano parte civile nei confronti della società. E'
indispensabile la presenza delle persone fisiche, non si può
delegare alle associazioni un processo che giudica che negli anni una
città è stata travolta da un'impresa, in cui ambiente di lavoro e
di vita sono stati e sono compromessi da un impresa che continua ad
operare. Quindi è ragionevole che chi è colpito si faccia vivo nel
processo. Non è una questione di associazioni che devono affermare
un principio generale, ma di persone che devono affermare la
questione del pericolo in cui vivono. E devono farlo in prima
persona. Se avremo aule vuote rischiamo di avere sentenze brutte, se
invece vengono e si parla di cosa succede nelle aule è possibile che
le sentenza fotografano quello che è effettivamente accaduto.
D - È chiaro che i processi risentono
non solo dell'aspetto che trattano ma del clima politico sociale
generale, e questo fa sì che giustizia, risarcimenti, deterrenza
verso l'azione dei responsabili e del capitale, possano o meno essere
messi in discussione dal clima politico e sociale in generale. Tu
pensi che processi di questo genere possano incidere positivamente.
R - Soprattutto questo processo può fare
molto di più sia in bene che in male. Le leggi, la Costituzione
impediscono lo scambio salute-lavoro e impediscono lo scambio
lavoro-ambiente. Sul piano sociale si sta affacciando la messa
all'ordine del giorno che questa rigidità è un po' eccessiva e che
per il lavoro si può fare qualche sacrificio. Quante volte abbiamo
sentito i mass media che i lavoratori e i cittadini di Taranto sono
posti nella drammatica scelta? E chi la fa questa scelta?
Qui c'è il rischio che se il processo
va male viene affermato il principio che lo scambio fa parte delle
condizioni di progresso della società. A Torino c'è un monumento
grande per i lavoratori caduti del Frejus, e sono “eroi caduti per
il progresso”. Rischiamo di andare in questa direzione anche a
Taranto: “monumento agli eroici caduti”...
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