Nell'udienza di ieri è continuata la requisitoria dettagliata della Procura contro ognuno degli imputati. E' stato denunciato il legame continuo Archinà/Pres. della Provincia - Archinà era di casa e stava da "padrone" in Provincia; sono state spiegate le prove della complicità di Vendola (accusato di concussione aggravata, per aver fatto pressioni sull'Arpa perchè fosse meno intransigente nei controlli ambientali), come delle gravi omissioni di Stefano, che non ha fatto quanto gli competeva come autorità sanitaria locale.
Ma la parte anche più toccante è stata quando il PM Raffaele Graziano ha analizzato le due morti operaie, di Claudio Marsella e Francesco Zaccaria. Dai fatti è emerso un feroce atto d'accusa della direzione dell'Ilva, dei Riva. Queste morti sono state il frutto non di un "incidente", ma di un sistema strutturale che, per la produzione e i profitti, non solo non effettuava la manutenzione, ristrutturazione degli impianti, ma evitava anche la valutazione dei rischi e la predisposizione di piani a fronte di emergenze. Questo è emerso ieri in modo plateale nell'assassinio di Zaccaria - dove le gru erano vecchie di 40 anni, e dove, come ha sottolineato più volte il PM, per miracolo ora non stiamo parlando di due morti. Per non parlare della mancanza di attività formative degli operai in ordine alle misure e dispositivi di emergenza.
Anche la morte di Marsella è stata conseguenza unicamente di questo sistema, in cui gli operai dovevano lavorare, in condizione di perenne pericolo e senza avere neanche a disposizione le attrezzature minime per far fronte ad un incidente come quello per cui ha perso la vita Marsella.
I gravi e mortali effetti di questa situazione di permanente rischio venivano invece considerati dalla direzione dell'Ilva come normali nella vita di un'azienda, in cui, tra l'altro, come emerge dall'inchiesta, i controllati e i controllori erano spesso la stessa persona...
Ma su questo, anche ieri il processo ha mostrato la vergogna, l'assurdità che tra gli imputati non vi siano i vertici dei sindacati confederali, che questa situazione di perenne rischio per la vita degli operai non solo l'hanno coperta, ma hanno firmato accordi con l'azienda che peggioravano le condizioni di sicurezza degli operai (vedi l'accordo per il Mof, per la presenza di un solo operaio invece di due, accordo che ha contribuito alla morte di Marsella), o hanno detto agli operai di fare comunque il lavoro sia pure in una condizione di pericolo (come è successo mesi fa sempre per le gru).
Anche l'interrogatorio richiesto da un imputato, Palmisano, funzionario della Regione, è stato esemplare della posizione del vertice Ilva e dei suoi fiduciari, in primis sempre Archinà, all'insegna del disprezzo più osceno della salute e vita degli operai e degli abitanti di Taranto; come del pari menefreghismo, complicità criminale, da parte di funzionari della Regione. Da questo interrogatorio è infatti emerso che "non si poneva neanche" la questione della copertura dei parchi minerali, e che vi era un consenso unanime Ilva/Regione perchè si adottasse solo il "barrieramento" dei parchi (assolutamente inutile per impedire l'inquinamento dei Tamburi e di altri quartieri), con la scusa che per la copertura dei parchi non c'era ancora neanche uno studio di fattibilità. Ma perchè non era stato avviato questo studio? La risposta purtroppo è scontata.
Nella prossima udienza parleranno gli avvocati delle parti civili.
Il Gup ha comunicato il calendario delle udienze di aprile: 8 - 15 - 22 - 28
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