Come ogni anno a Taranto sono le lavoratrici, precarie, disoccupate che prendono in mano l'8 marzo come loro giornata di lotta e denunciano la loro doppia oppressione sul lavoro o senza lavoro. E grazie all'azione del movimento femminista proletario rivoluzionario, questa lotta si riempie dei contenuti di tutta la loro oppressione, da quella della famiglia a quello dello Stato e del sistema che produce violenza sessuale, violenza domestica, attacco al diritto d'aborto, femminicidi.
Tutta la vita deve cambiare viene gridato nelle iniziative, davanti ai tribunali, sotto i palazzi del potere!
Sara' cosi anche questo anno, riprendendo i temi dello straordinario ed esemplare 'sciopero delle donne' del 25 novembre 2015
Nulla quindi a che fare con il femminismo istituzionale, ne' con riti commerciali della cosiddetta festa della donna, ma anche niente a che spartire con il femminismo piccolo borghese dei gruppi anche locali di 'falsa sinistra'.
In questo riprendiamo il significato storico e di classe dell'8 marzo
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