Antonio Gozzi, presidente di Federacciai arrestato in Belgio
Secondo l’azienda, che esprime “stupore” e “deplora la privazione della libertà”, “questa maniera di procedere non si può che interpretare come un mezzo di pressione inammissibile”...
Gozzi e Kubla (ministro dell'Economia) sono sospettati di aver escogitato un piano per diversificare le attività del gruppo in Congo nel gioco d’azzardo (l’uomo politico ha anche presieduto una società congolese del settore) e nel sito Metallurgical Maluku. Kubla ha ammesso di aver dato 20.000 euro alla moglie del primo ministro congolese Adolphe Muzito durante una delle sue visite a Bruxelles, ma ha sostenuto che “si trattava del pagamento di una fattura”...
Gozzi, 61 anni, è soprattutto un esponente di riferimento del mondo dell’acciaio. Ha gestito processi di rilancio di imprese siderurgiche in crisi e dal 1997 lavora in Duferco.
Il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli ha ricordato che Gozzi ”il 2 settembre 2014, invitato ad un dibattito alla festa dell’Unità di Genova, disse: ‘Fino al 2012, gli italiani in grado di gestire l’Ilva c’erano, ed erano i Riva. In 16 anni non hanno mai chiesto soldi allo Stato e hanno sempre dato reddito ai lavoratori'”. “Per Gozzi dunque non era importante che a causa dei veleni dell’Ilva ogni anno morivano 91 persone e che le indagini epidemiologiche hanno stabilito che i bambini di Taranto muoiono il 21% in più e si ammalano di tumore per il 54% in più rispetto alla media pugliese”.
GOZZI, UNO DEI MIGLIOR DIFENSORI DEI RIVA/ILVA
Dal Blog Tarantocontro
Giugno
2013 - I padroni della Federacciaio, si lamentano del decreto bis
"salva-Ilva". Già quando è stato varato, per
salvaguardare l'Ilva, non certo per difendere lavoro e salute degli
operai, hanno gridato ad uno Stato che "pretendeva" di
decidere e mettere le mani sulla fabbrica privata - un altro pò, a
sentire i loro lamenti, sembrava che fossimo già nel socialismo... quando in realtà tutte queste
mani sui profitti di Riva non sono stati messi, recuperando
pochissime briciole.
Ma i padroni pretendono sempre di più, e quindi chiedono una modifica del decreto-bis che tuteli ancora più di ora la proprietà privata e gli interessi capitalistici.
Quindi la Federacciai ha presentato al parlamento giovedì scorso una sorta di "vademecum per «agevolare la riformulazione della proposta normativa» del Governo, nella convinzione che «la libertà d'impresa insieme alla certezza del diritto siano requisiti imprescindibili per un corretto funzionamento del comparto industriale»...
Ma i padroni pretendono sempre di più, e quindi chiedono una modifica del decreto-bis che tuteli ancora più di ora la proprietà privata e gli interessi capitalistici.
Quindi la Federacciai ha presentato al parlamento giovedì scorso una sorta di "vademecum per «agevolare la riformulazione della proposta normativa» del Governo, nella convinzione che «la libertà d'impresa insieme alla certezza del diritto siano requisiti imprescindibili per un corretto funzionamento del comparto industriale»...
Innanzitutto
contestano l'azione sanzionatoria. Cioè, dicono, avete deciso le
sanzioni prima che l'azienda sia stata dichiarata non conforme alle
regole. "Questo comporta - dice la Federacciai - la
concreta possibilità che le azioni di commissariamento e di avvio di
piani con investimenti diversi ed ulteriori da quelli previsti
dall'Aia a carico dell'azienda possano avvenire anche nel caso in cui
l'azienda risulti in realtà conforme alle regole». Ciò
che la Federacciai dimentica di dire è che l'azienda di Riva è già
da anni fuori da ogni regola, e che se sanzioni ci sono (ma molto
lievi) queste sono arrivate molto in ritardo.
Altro aspetto discutibile, secondo gli industriali dell'acciaio, è relativo alla nozione di pericolo contenuta nel decreto, giudicata «indefinita e arbitraria. Il rischio – si legge nel documento - è l'avvio delle procedure previste dal decreto sulla base di valutazioni soggettive, arbitrarie, di cui non è previsto il controllo nè contraddittorio o verifica»...
I signori padroni chiamano "valutazioni soggettive, arbitrarie" lì dove si tratta di materialissime condizioni di lavoro, materialissimi malati e morti tra gli operai e la popolazione...
Altro aspetto discutibile, secondo gli industriali dell'acciaio, è relativo alla nozione di pericolo contenuta nel decreto, giudicata «indefinita e arbitraria. Il rischio – si legge nel documento - è l'avvio delle procedure previste dal decreto sulla base di valutazioni soggettive, arbitrarie, di cui non è previsto il controllo nè contraddittorio o verifica»...
I signori padroni chiamano "valutazioni soggettive, arbitrarie" lì dove si tratta di materialissime condizioni di lavoro, materialissimi malati e morti tra gli operai e la popolazione...
Ottobre 2013 - Gozzi ha gridato al "crollo della civiltà: Gozzi ha dichiarato recentemente: "L'Italia farebbe meglio a tenersi stretti gli imprenditori. Senza i Riva c'è il rischio che a Ilva manchino in pochi mesi le risorse per finanziare l'Aia e per far fronte ai numerosi impegni della gestione. C'è stato un deterioramento della marginalità dell'azienda che si sta aggravando".
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