giovedì 20 giugno 2019

FORMAZIONE OPERAIA - L'AUMENTO GENERALE DEI SALARI INCIDE SUL SAGGIO DI PROFITTO DEI CAPITALISTI - Su "Salario prezzo e profitto" di Marx - 2° parte


Marx continua a confutare punto per punto le argomentazioni del cittadino Weston.
Esse si poggiano non certo sull'analisi scientifica delle leggi del capitale, ma su una volontà arbitraria e non dimostrata. Questo sia quando la sua argomentazione parte dall'affermazione che “l'ammontare dei salari è fisso”, ma non dice (non può dire) perchè e secondo quale legge; sia soprattutto quando il limite dei salari lo fa dipendere “unicamente dalla volontà del capitalista o dai limiti della sua ingordigia”.

Sottolineiamo questa ultima “argomentazione” perchè essa, purtroppo, non è solo del cittadino Weston, ma è nella testa sia di capitalisti odierni nostrani, e dei loro pseudo economisti e giornali, sia di parte degli stessi lavoratori e loro falsi rappresentanti, che spesso danno un giudizio “morale” della azione padronale, come se appunto dipendesse dalla “volontà del padrone” dare o non dare, dalla sua “ingordigia”, per cui da un lato si fa una denuncia “morale” che è impotente, dall'altro la rivendicazione si rivolge così di fatto alla “cattiva/buona coscienza” del padrone. Ma se l'aumento del salario dipende da questa volontà, primo, non si capirebbe perchè il capitalista dovrebbe accondiscendere; secondo, alla lotta di classe si sostituirebbe l'azione di “preti”, “consulenti” che possano cambiare la “volontà del capitalista”...
Certo, a volte i padroni fanno apparire l'aumento o la riduzione del salario, o di singole voci del salario, unicamente o principalmente come frutto della loro volontà - tanto da portare i lavoratori a pensare che questo padrone è “cattivo”, quest'altro meno – ma qui siamo all'evidente contrasto tra apparenza e realtà, o a volte al puro “imbroglio” da parte del singolo capitalista, sia quando toglie, sia quando dà; gioco che però alla fine deve comunque rientrare nelle leggi generali della classe dei capitalisti.

Nello stesso modo – tornando al testo di Marx – viene spiegato dal cittadino Weston l'aumento del prezzo delle merci che il capitalista vende sul mercato: un “artificio”, un intervento volontario, per riprendersi l'aumento del salario che gli operai avessero ottenuto.
Ma perchè mai il capitalista potrebbe a suo piacimento aumentare il prezzo delle merci? Perchè, si dice, con l'aumento del salario, aumenterebbe la domanda delle merci e, di conseguenza, il prezzo delle merci aumenterebbe (azzerando, quindi, l'aumento del salario).
- Teniamo in conto questa fantasiosa argomentazione, dato che nella sua prima parte è quella che oggi viene sostenuta, per esempio da Di Maio sul reddito di cittadinanza, per affermare che l'aumento del reddito spinge ad un aumento dei consumi e quindi il beneficio torna al sistema del capitale. -

Marx confuta questa argomentazione di Weston affermando che la classe operaia “spende il suo salario in oggetti di prima necessità”; quindi solo i capitalisti che producono questi oggetti “sarebbero compensati dall'aumento dei salari. Ma che ne è degli altri capitalisti?”. “Essi – spiega Marx- non potrebbero rivalersi della caduta del saggio del profitto, conseguente all'aumento generale dei salari, con un aumento dei prezzi delle loro merci, perchè la domanda di queste merci non sarebbe aumentata. Il loro reddito diminuirebbe...”. Quindi dovrebbero spendere di meno anche per le loro merci, per cui diminuirebbe la domanda e cadrebbero i prezzi. A questo punto questi capitalisti si sposterebbero nei settori più remunerativi; e quindi in questi settori si avrebbe un aumento delle merci in rapporto alla domanda, sia pur aumentata per effetto dell'incremento dei salari; e di conseguenza i prezzi, prima aumentati ritornerebbero al loro livello iniziale. “La caduta del saggio del profitto, conseguente all'aumento dei salari, diventerebbe così generale, invece di rimanere limitata solo ad alcuni rami di industria... L'aumento generale del livello dei salari, non porterebbe dunque ad altro, dopo un turbamento temporaneo dei prezzi di mercato, che alla caduta generale del saggio del profitto, senza alcuna variazione durevole nel prezzo delle merci”.

La legge generale del capitale è quindi più forte della volontà dei singoli capitalisti...
L'aumento generale del livello dei salari non incide sui prezzi delle merci (Marx dimostra che questo accadrebbe anche se gli operai con quell'aumento acquistassero beni non di prima necessità), ma sui profitti!

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