Invece che unità nella lotta, la Fiom di Genova pratica la linea della divisione operaia: ognuno si vede la casa propria...
A fronte della nuova cassintegrazione di ArcelorMittal a Taranto
Manganaro (Fiom): "Se avessero proposto cassa a Genova avremmo reagito diversamente"
Genova. Nessuna svolta al termine della riunione periodica che si è tenuta oggi a Roma presso la sede del Mise tra i sindacati e i vertici di Arcelor Mittal dopo l’annuncio del colosso mondiale di aprire la procedura di cassa integrazione per 1400 lavoratori a Taranto. “Noi non siamo interessati direttamente – ricorda il segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro al termine dell’incontro durato quattro ore – ma è ovvio che se questo succedesse a Genova avremmo reagito diversamente perché a Genova c’è un accordo di programma che va rispettato”. Manganaro contesta alche il metodo, vale a dire il fatto che Mittal ha diramato la comunicazione della cassa attraverso una nota stampa a pochi giorni dall’incontro con i sindacati “mandando un messaggio pericoloso a chi da tempo vuole affossare l’Ilva”.
Il quadro economico che ha presentato l’azienda “è drammatico, con la questione dei dazi americani e l’impossibilità di andare su mercati asiatici, e non pensiamo che sia tutto finto ma resta il fatto che secondo noi il primo gruppo mondiale dell’acciaio dovrebbe trovare altre soluzioni”.
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