Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
da corriere di taranto
“Le regole del gioco vanno rispettate. Non possiamo, come sistema
Paese, permetterci di non dare certezza del diritto a chi vuole
investire nella nostra economia, siano investitori italiani, siano
investitori internazionali“. Così Alessandro Banzato, presidente di Federacciai, la federazione che riunisce i produttori siderurgici italiani, commenta la vicenda che vede contrapposti Arcelor Mittal, impegnato nella riconversione ambientale e nel rilancio dell’ex Ilva di Taranto, e il Governo italiano che, con il decreto Crescita, si appresta a modificare i termini degli accordi come contenuti nel decreto Ilva varato dallo scorso esecutivo.
“Il nuovo quadro normativo prodotto dal Decreto” sottolinea Banzato “pregiudica di fatto la possibilità, per Arcelor Mittal, di proseguire nell’opera di risanamento ambientale avviata, e direi fin qui puntualmente rispettata, e quindi di rilanciare un sito produttivo che rappresenta un patrimonio per l’intera siderurgia nazionale”. “E’ bene ricordare” prosegue il presidente di Federacciai “che si tratta di uno stabilimento che dal 2012 è di fatto sotto sequestro, e proprio per questo necessita di garanzie specifiche per chi vi opera. Non si sta quindi chiedendo una sorta di ‘privilegio’ fine a sé stesso, ma finalizzato proprio alla risoluzione di problematiche complesse che, nel corso degli anni, hanno rischiato di compromettere l’esistenza stessa di un’importante realtà della nostra industria siderurgica”. “Senza considerare” conclude Alessandro Banzato “che una modifica delle regole del gioco danneggerebbe la reputazione del nostro Paese, scoraggiando altri investitori potenzialmente interessanti, invece, a puntare sulla nostra economia”.
“L’attenuazione dello scudo penale per eventuali reati ambientali relativi alla bonifica e al rilancio dell’Ilva di Taranto è un pessimo segnale per la reputazione del Paese: non si rispettano i patti firmati, si inducono gli investitori ad abbandonare il Paese e si scoraggiano nuovi investimenti“. Così Confindustria commenta l’emednamento al Dl Crescita dopo la denuncia di ArcelorMittal sui rischi di gestione per lo stabilimento di Taranto in caso di approvazione della norma. “Un impegno invece – afferma ancora Confindustria – che è fondamentale per il Mezzogiorno e per l’intero Paese. Non è una buona idea mettere in discussione una clausola centrale dell’accordo firmato meno di un anno fa da questo stesso governo – prosegue Confindustria –: l’attuazione di un piano ambientale deve rispettare tempi definiti e l’azienda acquirente ArcelorMittal potrà assumersi tutte le responsabilità solo dopo aver avuto la possibilità di mettere a norma gli impianti“, conclude viale dell’Astronomia.
Intanto proprio domani a Taranto, ci saranno presso la sede di ArcelorMittal, con le assemblee generali di Federmeccanica e di Confindustria Taranto, con il vicepresidente e a.d. ArcelorMittal Italia Matthieu Jehl, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz, il presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo, l’arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
“Il nuovo quadro normativo prodotto dal Decreto” sottolinea Banzato “pregiudica di fatto la possibilità, per Arcelor Mittal, di proseguire nell’opera di risanamento ambientale avviata, e direi fin qui puntualmente rispettata, e quindi di rilanciare un sito produttivo che rappresenta un patrimonio per l’intera siderurgia nazionale”. “E’ bene ricordare” prosegue il presidente di Federacciai “che si tratta di uno stabilimento che dal 2012 è di fatto sotto sequestro, e proprio per questo necessita di garanzie specifiche per chi vi opera. Non si sta quindi chiedendo una sorta di ‘privilegio’ fine a sé stesso, ma finalizzato proprio alla risoluzione di problematiche complesse che, nel corso degli anni, hanno rischiato di compromettere l’esistenza stessa di un’importante realtà della nostra industria siderurgica”. “Senza considerare” conclude Alessandro Banzato “che una modifica delle regole del gioco danneggerebbe la reputazione del nostro Paese, scoraggiando altri investitori potenzialmente interessanti, invece, a puntare sulla nostra economia”.
“L’attenuazione dello scudo penale per eventuali reati ambientali relativi alla bonifica e al rilancio dell’Ilva di Taranto è un pessimo segnale per la reputazione del Paese: non si rispettano i patti firmati, si inducono gli investitori ad abbandonare il Paese e si scoraggiano nuovi investimenti“. Così Confindustria commenta l’emednamento al Dl Crescita dopo la denuncia di ArcelorMittal sui rischi di gestione per lo stabilimento di Taranto in caso di approvazione della norma. “Un impegno invece – afferma ancora Confindustria – che è fondamentale per il Mezzogiorno e per l’intero Paese. Non è una buona idea mettere in discussione una clausola centrale dell’accordo firmato meno di un anno fa da questo stesso governo – prosegue Confindustria –: l’attuazione di un piano ambientale deve rispettare tempi definiti e l’azienda acquirente ArcelorMittal potrà assumersi tutte le responsabilità solo dopo aver avuto la possibilità di mettere a norma gli impianti“, conclude viale dell’Astronomia.
Intanto proprio domani a Taranto, ci saranno presso la sede di ArcelorMittal, con le assemblee generali di Federmeccanica e di Confindustria Taranto, con il vicepresidente e a.d. ArcelorMittal Italia Matthieu Jehl, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz, il presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo, l’arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
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