mercoledì 26 giugno 2019

Solidarietà alla Sea Watch. Aprite i porti! Appuntamento 27 giugno al monumento ai marinai ore 19. Presidio e assemblea

Tutti con la Sea Watch - aprire il porto, sbarco, assistenza e accoglienza

DISOBBEDIRE AL DECRETO RAZZISTA, DISUMANO DI SALVINI (E DI TUTTO IL GOVERNO) E' GIUSTO E NECESSARIO! 

La Corte europea di Strasburgo si occupa di cavilli e nasconde la testa sotto la sabbia

GENOVA
“Il parroco di Lampedusa dorme da giorni sul sagrato della sua chiesa in solidarietà con i migranti della Sea Watch che galleggiano da giorni al largo dell’isola. E noi andiamo a dormire sotto la prefettura”.
Una nave con 42 esseri umani a bordo attende da due settimane al largo dell'isola di Lampedusa. Sono persone in fuga dalla guerra, dalla miseria, dalla prigionia. I responsabili di quelle guerre e di quella miseria siedono nei Parlamenti e negli uffici aziendali italiani ed europei. Gli stessi che ora si rimbalzano, da Roma a Strasburgo, la responsabilità di farli scendere a terra.
Noi non siamo degli eroi, né dei politici. Qualcuno ci ha definito “piantagrane”. Siamo semplici lavoratori del porto di Genova ma proprio perché lavoratori, non possiamo che riconoscerci nei valori fondanti del movimento operaio: la fratellanza tra esseri umani, la solidarietà internazionale. Perché
sappiamo bene, come lo sanno tutti, che quegli uomini e quelle donne in fuga e in cerca di speranza finiranno, in Italia come altrove, a fare i lavori più sfruttati e per quattro soldi, braccati, arricchendo proprio quelli che gridano ai 4 venti che non li vogliono e che “devono tornarsene al loro paese”.
Ebbene, loro vengono qui proprio perché i nostri governi hanno distrutto i loro paesi.
Crediamo che se la Sea Watch 3 forzerà il blocco che il Governo vuole mantenere, essa dovrà trovare una solidarietà concreta e attiva e tutta la forza di cui i lavoratori e gli antirazzisti saranno capaci. Per quanto ci riguarda, la Sea Watch 3 può fare rotta verso il nostro porto, per noi saranno i benvenuti. Possiamo bloccare i porti, ma anche aprirli.
Nelle ultime settimane abbiamo bloccato, non da soli certamente, per due volte il carico di una compagnia - la Bahri - specializzata in traffico d'armamenti, così come siamo stati in piazza per “spiegare” ai fascisti e a chi li proteggeva che nella nostra città non hanno alcuna speranza.
Mentre s'avvicina il 30 giugno e Salvini pensa di fare un'altra visita a Genova noi non possiamo che ricordare a tutti, e innanzi tutto a noi stessi, che un altro caposaldo della tradizione operaia è la lotta.
Sappiamo come bloccare i porti, possiamo farlo ancora.
CONTRO IL RAZZISMO DI STATO E DELLA FORTEZZA EUROPA
PORTI CHIUSI ALLE GUERRE
PORTI CHIUSI AL RAZZISMO
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Noi operai in questa società siamo poveri.
Noi operai siamo dalla parte degli ultimi. Siamo con i migranti della Sea Watch.

Produciamo tutto, ma abbiamo poco.
I rappresentanti della piccola borghesia al governo fanno i duri con i deboli, ma calano la testa di fronte ai padroni. A parte le chiacchiere, di fronte ai rappresentanti del grande capitale nel parlamento europeo sono sempre pronti alla mediazione al ribasso.
Rispetto ai padroni nazionali fanno la stessa cosa, aiutandoli in ogni modo con finanziamenti diretti e indiretti.
Delle condizioni dei poveri se ne fregano. Quando noi operai perdiamo il posto di lavoro sono solo disposti a darci un pò di cassa integrazione a tempo, spendendo il meno possibile.
Con i migranti però, fanno i forti. Con gli ultimi degli ultimi alzano la testa ed esprimono tutta la miseria morale e la limitatezza della classe di appartenenza. Non sono capaci di lottare contro quelli che sono i diretti responsabili del peggioramento delle loro condizioni economiche e sociali, i padroni, ma sono pronti a dare addosso al “negro” martoriato da fame, guerre e torture, diretta conseguenza dello sfruttamento dell’Africa da parte dei padroni dei paesi ricchi.
E anche in questo caso lo fanno senza mettere in discussione l’interesse dei padroni.
La stessa determinazione dimostrata dai vari Salvini e Toninelli contro i migranti della Sea Watch non viene messa in campo contro i proprietari terrieri che sfruttano lo stesso “negro” nelle campagne. In quel caso si turano tutti i buchi sensibili per non mettere in discussione il profitto.
Noi operai siamo dalla parte degli ultimi. Siamo con i migranti della Sea Watch. E con gli operai africani sfruttati nelle campagne italiane.
Impedire lo sbarco dei naufraghi è un atto criminale di un governo di chi ha la pancia piena e il culo al caldo e specula sui poveri per un pugno di voti.
Anche se oggi noi operai non riusciamo ad aprire i porti con la forza delle manifestazioni di massa, diciamo ai fratelli della Sea Watch che per noi operai i porti devono essere aperti e loro devono avere subito la possibilità di sbarcare a Lampedusa.
Come i portuali di Genova anche noi gridiamo benvenuti.

Mimmo Mignano, operaio licenziato Fca Pomigliano
Domenico De Stradis, operaio Fca Melfi
Maria Sepe, operaia Fca Pomigliano
Donato Auria, operaio Melfi
Tonino Innocenti, operaio licenziato Fca Melfi
Antonio Montella, operaio licenziato Fca Pomigliano
Teresa Elefante - operaia Fca Mirafiori
Antonio Cordino - operaio licenziato Ambiente Spa
Stefania Fantauzzi - operaia Fca Termoli
Donato Di Santo, operaio Fca Melfi
Andrea Tortora, operaio Fca Nola
Andrea Dorio, operaio Polo di mantenimento pesante sud - Nola
Andrea Di Paolo - operaio Fca Termoli
Francesco Ferrentino - operaio Fca Melfi
Marco Cusano - operaio licenziato Fca Pomigliano
Ezio Elia - operaio CNHI Torino
Ciro D'Oria - operaio Fca Nola
Claudio Schinco - operaio Fca Mirafiori
Maurizio Galluppo - operaio Fca Termoli

*elenco delle firme in aggiornamento*

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