Roma, 11 giugno 2019
COMUNICATO STAMPA
E' giunta l'ora della giustizia per i morti di
amianto all'ex ITALSIDER- ILVA di Taranto: giovedì 13 giugno attesa la sentenza
della Suprema Corte di Cassazione di conferma delle condanne agli ex dirigenti
aziendali.
AIEA parte civile nella lunga e dolorosa vicenda
processuale.
“Attendiamo da quasi 10 anni anni che
ci sia un atto tangibile di giustizia per 'i morti di amianto' all'ex ITALSIDER-ILVA
di Taranto e ci auguriamo vivamente che questa sia la volta buona, con la conferma
in Cassazione delle condanne per gli ex dirigenti aziendali, imputati della
morte per mesotelioma di numerosi lavoratori!”: è quanto ha dichiarato Maura
Crudeli, presidente nazionale di AIEA, Associazione Italiana Esposti Amianto,
parte civile nella lunga e dolorosa vicenda processuale il cui ultimo atto, è
previsto giovedì 13 giugno presso la Suprema Corte di Cassazione, IV Sezione
Penale (piano 2).
Un atto che arriva a due anni esatti
dalla sentenza del 23 giugno 2017 della Corte d'Appello di Lecce,
Sezione
Distaccata di Taranto: furono tre gli ex dirigenti dello stabilimento ex
ITALSIDERILVA di Taranto condannati con l'accusa di omicidio colposo e di
omissione dolosa di cautele, ma che adesso sono rimasti in due, in seguito del
decesso di Giambattista Spallanzani, condannato in appello a 2 anni e 8 mesi (9
anni in primo grado). Rimangono quindi Sergio Noce, condannato a 2 anni e 4
mesi (9 anni e 6 mesi in primo grado) e Attilio Angelini a 2 anni (9 anni e 2
mesi), mentre Fabio Riva, ex vicepresidente di Riva Fire e Luigi Capogrosso
erano stati precedentemente assolti dalla Corte d'Appello.
Preoccupazione ampiamente
giustificata perché quella di giovedì 13 giugno è infatti la seconda convocazione
del processo in Cassazione, dopo il rinvio improvviso del febbraio scorso per “omessa
notifica agli imputati non ricorrenti”. L'AIEA sarà presente con il proprio
avvocato, Stefano Palmisano, del foro di Brindisi e con i rappresentanti di
Medicina Democratica e del CNA, Coordinamento Nazionale Amianto, con cui
condivide innumerevoli battaglie da un capo all'altro della Penisola, isole
comprese. Sono 11 i lavoratori deceduti per mesotelioma pleurico per i quali si
attende giustizia: Simonelli Domenico, Tillilli Antonio, De Carlo Paolo, De
Marco Dalmasso, Carrieri Marcello, Cito Sante, Russo Angelo, Mariano Vittorio,
Casamassima Giuseppe, Lanzo Antonio, Pisoni Arcangelo.
" Si tratta di una questione
fondamentale di principi -ha detto Maura Crudeli- nonostante l'esiguità della
pena, la sentenza della Corte d'Appello di Taranto del 2017 ha riconosciuto il
nesso di causalità fra l'esposizione all'amianto e il mesotelioma e quindi il
nesso fra l'amianto e la morte della gran parte degli operai per mesotelioma e
patologie asbesto correlate. E' questa la nostra battaglia: il riconoscimento
penale delle responsabilità, contro tutti i tentativi in atto per arrivare sostanzialmente
ad un nulla di fatto, fra prescrizioni, lungaggini burocratiche infinite e
cavilli giuridici!" Una battaglia di principio che si inscrive in uno
scenario drammatico, la cui evidenza è quotidianamente sotto gli occhi di
tutti: Taranto è la provincia con il più alto numero di morti per malattie
professionali, con un aumento preoccupante di patologie tumorali anche fra i
giovani e dove è stato davvero vano il sacrificio dei troppi morti per i
lavoro, passati e presenti vista l'ennesima crisi all'ILVA con i 1.400 operai
messi improvvisamente in cassa integrazione.
Questa che arriva in Cassazione a
Roma, è infatti vicenda processuale, complessa e dolorosa come troppe ormai in
Italia, cominciata nel 2012 al Tribunale di Taranto: erano 31 in tutto gli
operai dell'ITALSIDER-lLVA di Taranto morti per mesotelioma pleurico ed altre
patologie asbesto correlate, per cui furono 27 gli ex dirigenti dello
stabilimento ITALSIDER-ILVA di Taranto, imputati a vario titolo per la loro
morte. E questo è quanto è accaduto: nel processo di 1°grado furono condannati
per complessivi 189 anni di reclusione, ma nel processo del giugno 2017 presso la
Corte di Appello di Lecce, Sezione distaccata di Taranto, furono tutti assolti,
tranne tre: una sentenza clamorosa, che ribaltò in buona parte la sentenza di
condanna a varie pene emessa dal
Tribunale di Taranto nel maggio 2014.
Di fatto la Corte d'Appello dichiarò l’estinzione
del reato di "omissione dolosa di cautele antinfortunistiche per
intervenuta prescrizione" già alla data del primo processo.
Una storia che si ripete troppo
spesso, quella del tentativo di "negazionismo", di
"abolizionismo" rispetto alle patologie causate dall'amianto. La
solita ennesima "beffa" per chi è morto per il lavoro e non potrà mai
più difendersi contro chi ne ha provocato la morte e contro i meccanismi
"perversi" di una "giustizia, ballerina", che a volte
condanna e a volte assolve, e dove tempi elefantiaci e meandri burocratici
vincono troppo spesso sui diritti fondamentali delle persone.
per info:
Carmina Conte,
cell 393 1377616
Fulvio Aurora,
cell. 3392516050
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