venerdì 28 giugno 2019

La minaccia insensata e arrogante di ArcelorMittal serve a governo e sindacati per dare immunità penale e cassaintegrazione permanente ai padroni

Comunicato ai lavoratori e alla stampa

La minaccia insensata e arrogante di ArcelorMittal serve a governo e sindacati per dare immunità penale e cassaintegrazione permanente ai padroni

La cassa integrazione non doveva neanche cominciare prima degli incontri del 4 e 9 luglio - farla cominciare significa avallarla poi ai tavoli del 4 e 9 luglio.
USB non può minacciare sciopero e presidio senza indirlo per il 1 luglio, perchè altrimenti anche qui c'è tanta ipocrisia.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe non ha indetto sciopero per il 1 luglio non avendo la forza e la rappresentanza per farlo realmente, ma ha indicato come proposta - tutti coloro che hanno ricevuto la lettera di cassintegrazione si presentino regolarmente in fabbrica il 1 luglio e ci sia sciopero per non fare iniziare la cassaintegrazione secondo le modalità possibili - quello che era ed è giusto fare a fronte alla arroganza e ricatto padronale.
Questo sosterremo lunedì mattina alle 6 alle port A e D

Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
347-5301704

Chiariamo a tutti compreso a Palombella (segr. naz. Uilm) che ArcelorMittal non può arrogarsi il diritto di chiudere gli impianti dello stabilimento siderurgico di Taranto nel caso il Governo confermi il Decreto crescita in cui è inserito l’ormai famoso (mini)stop alla cosiddetta immunità penale il 6 settembre prossimo. Una minaccia che non ha alcun senso, perchè ArcelorMittal non è ancora il proprietario dell’ex Ilva ma ne è il gestore fintanto che non si perfezionerà il contratto di acquisto con lo Stato italiano: ora paga l’affitto. 
Semmai, potrebbe fermare temporaneamente la produzione che non è proprio la stessa cosa, assumendosi la responsabilità sociale, sindacale, politica e penale di questo atto.
Questo va chiarito perchè si smorzino subito gli psuedo-drammi degli industrialisti e immunopenalisti che risiedono ovunque, così come l’entusiasmo di quanti credono alla minaccia di chiusura dopo il 6 settembre. Se ArcelorMittal decidesse di recedere dall’accordo – ed è l’unico percorso possibile per il gruppo -, lo stabilimento tornerebbe in qualche modo nelle mani dello Stato. nella forma dei commissari inizialmente e in una nuova vendita o nazionalizzazione.

Questo cartello che gli operai hanno trovato alla fabbrica questa mattina e il cartello che avrebbe dovuto essere messo da tutti i sindacati presenti ed rsu in fabbrica - sempre se fossero sindacati e non agenzie per il personale per conto di Arcelor/Mittal

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