Sulla inutilità dei corsi per rientrare al lavoro in fabbrica lasciamo nei prossimi giorni la parola agli stessi operai.
Nel breve incontro nella mezz'ora di pausa degli operai la rappresentante dello Slai cobas ha detto: AM, mettendo in cassintegrazione dal prossimo lunedì 1400 operai assunti, ha di fatto chiuso ogni possibilità di rientro in fabbrica per i cassintegrati.
Senza lotta prolungata nessuna illusione!
Nessuna illusione anche verso il governo, Di Maio; sono dalla parte dei padroni e non faranno nulla per difendere lavoro e ambiente. Di Maio non metterà affatto in discussione l'accordo. E ilricatto di AM ha buon gioco.
I sindacati si dividono tra chi, i confederali, appoggia ArcelorMittal sulla questione immunità penale; e chi, Usb, appoggia Di Maio. Non faranno alcun "braccio di ferro" reale con ArcelorMittal, perchè farlo vorrebbe dire ritirare la firma dell'accordo illegittimo del 6 settembre.
Era possibile difendere il lavoro, usando anche tanti strumenti: dal pensionamento a 25 anni di lavoro, al prepensionamento per l'amianto e i lavori usuranti, alla riduzione dell'orario di lavoro, ecc. - come indicava lo Slai cobas. Ma nessuno, neanche i sindacati, lo ha fatto!
Il ricatto di AM di andar via viene usato per fare quello che vuole; l'Ilva di Taranto è una postazione strategica nelle guerra commerciale mondiale, ma deve garantire profitti. Senza una reale lotta sindacale da parte degli operai è AM che decide come e quando garantire i profitti, scaricando la crisi dell'acciaio sugli operai.
Ora, però, gli operai in cassintegrazione NON HANNO NULLA DA PERDERE!
Hanno la lotta da fare, insieme a ricorsi contro l'insieme dell'accordo.
Le lamentele, le denunce che gli operai fanno, anche stamattina, devono trasformarsi in azione.
Attualmente vi sono due colline: quella ddei padroni (ArcelorMittal + tutti gli altri: Boccia, Federmeccanica) che fanno quello che vogliono, senza trovare alcun contrasto; quella degli operai che invece non è ferma. Occorre ora provare a rovesciare questa situazione!
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